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Martedì, 16 Aprile 2024

Claudio Pizzigallo

Giornalista

"Un bambino chiamato Natale", come ha fatto un film per ragazzi a scalare la classifica di Netflix

A inizio novembre ci eravamo sorpresi del grande successo ottenuto da Love Hard, una classica commedia romantica di Natale, per cui ora non dovremmo stupirci più di tanto del fatto che A boy called Christmas (titolo italiano Un bambino chiamato Natale) sia entrato nella top 10 dei contenuti più visti su Netflix in questo inizio di dicembre.

Eppure si tratta di un risultato notevole, se si considera che, almeno in teoria, Un ragazzo chiamato Natale è un film per ragazzi, un genere che raramente incontra i favori di molti adulti. Per comprendere questo piccolo fenomeno, abbiamo quindi deciso di fare la cosa più logica: guardare il film. Ecco quindi la nostra recensione, con la spiegazione del finale e un po' di curiosità sul cast. 

Il cast di "Un bambino chiamato Natale"

Il protagonista del film è Henry Lawfull, un giovanissimo attore al suo grande debutto. Ma in Un bambino chiamato Natale ci sono diversi nomi noti agli spettatori. Nei primi minuti del film, ad esempio, compare in scena un attore con un volto familiare, che però poi non si vede più: è quindi facile non trovare una risposta alla domanda "dove ho già visto l'attore che fa il padre-vedovo dei tre ragazzi a cui l'anziana zia racconta tutta la storia?". 

Ebbene, si tratta di Joel Fry, di recente comparso in Cruella nel ruolo di Gaspare-Jasper, apprezzato anche come amico del protagonista di Yesterday, e infine Hizdahr zo Loraq (il nobile di Meereen che fa da consigliere a Daenerys) in Game of Thrones. A proposito: Joel, il padre di Nikolas, è Michiel Huisman, ovvero il secondo interprete di Daario nel Trono di Spade.

Passiamo ora alla zia Ruth, colei che racconta la storia: è Maggie Smith, ovvero la professoressa McGrannit della saga di Harry Potter, nonché la contessa Violet di Downton Abbey. Infine, restiamo a Harry Potter: il personaggio di Father Topo, l'elfo che aiuta il protagonista, è interpretato da Toby Jones, che nei film del maghetto ha recitato la parte dell'elfo Dobby. 

Di cosa parla il film "A boy called Christmas"

Il film britannico è tratto dall'omonimo libro dell'inglese Matt Haig, e pubblicato in Italia da Salani, la stessa casa editrice di Harry Potter. A differenza di J. K. Rowling, Haig ha scritto anche libri per adulti, ma questo fa parte dei suoi romanzi per un pubblico più giovane.

Il film inizia alla vigilia di Natale, quando un padre da poco vedovo deve lasciare i suoi tre figli a una zia della defunta moglie, perché deve lavorare. In famiglia non c'è molta voglia festeggiare il natale, ma la zia Ruth non è dello stesso avviso, per cui decide di raccontare ai tre nipotini una storia particolare, ovvero l'origine della festa del Natale.

Niente di religioso, di cristiano, ebraico o pagano, però, "solo" una storia ambientata in Finlandia "tanto tanto tempo fa"... Una storia che parla di un bambino chiamato Nikolas la cui mamma è morta da poco, e che vive con il padre taglialegna. Un giorno il re - un tipo che non si capisce quanto sia ingenuo e quanto faccia finta - convoca i due e altri abitanti tra i più poveri del regno per proporgli una missione: andare agli estremi confini del regno per trovare qualcosa di magico, qualcosa che ridia speranze a un popolo intristito.

In effetti, la mamma di Nikolas gli raccontava sempre una storia di un villaggio di elfi chiamato Elfhelm, dove tutti erano felici e nessuno pativa il freddo, la fame o qualunque problema. Un posto magico, in cui credere fortemente anche se non lo si può vedere con i propri occhi.

E così, dopo qualche giorno, il padre di Nikolas si aggrega a una spedizione per trovare Elfhelm, lasciando Nikolas a casa. Il ragazzo viene affidato a una zia cattiva e sfruttatrice, ma presto il ragazzo che la mamma chiamava Christmas (che per suono, diffusione e significato è molto diverso dal nome italiano Natale) partirà anche lui all'avventura.

Ci fermiamo qui nella sintesi della trama, ma date un'occhiata al trailer ufficiale di A boy called Christmas, il film natalizio per ragazzi di Netflix

Perché a noi è piaciuto "Un bambino chiamato Natale"

Certo, lo sappiamo, i film sul Natale nel corso dei decenni ci hanno raccontato qualunque possibile storia sulla festa più amata dai ragazzi, e anche la versione "la storia di come è nato Babbo Natale" non è certo un'idea originale.

Ma le tradizioni sono così: le rispetti tramandandole, sempre uguali o con varianti che diventano anch'esse tradizionali. Dal menù del cenone alla scelta tra presepe o albero, la lista di tradizioni natalizie non può non includere anche i film.

E quindi è inutile accusare questo film di non aver inventato niente di nuovo. Piuttosto, a noi piace sottolineare come il punto fondamentale della storia sia qualcosa che non ha a che fare con la religione, ma che in qualche modo ci ricorda il messaggio cristiano: la bontà del suo protagonista.

Nikolas è sfortunato, subisce ingiustizie, ma non smette mai, neanche per un secondo, di essere buono. Anche con la tremenda zia Carlotta "porge l'altra guancia", e non reagisce con violenza anche solo verbale quando lei lo offende nel modo peggiore possibile.

Questo perché il film si sforza di mantenere una profonda coerenza con il suo messaggio, o meglio con il messaggio che vuole comunicare al suo pubblico di riferimento. E lo fa in maniera tutto sommato godibile, senza prediche né ramanzine: ecco perché a noi Un bambino chiamato Natale è piaciuto davvero, nonostante la nostra età indubbiamente adulta. 

Voto: 7

Ora un avviso: nelle prossime righe spiegheremo il finale del film, quindi se non volete spoiler fermatevi qui.

Il finale del film spiegato (SPOILER)

Se siete qui è perché avete visto il film e vi è rimasto un dubbio sul colpo di scena finale, che riguarda la cara zia Ruth. Sì, avete visto bene: nel sistemarsi il cappello, le spunta un orecchio a punta che i ragazzi notano subito, e quindi la osservano dalla finestra mentre si allontana e accende un bellissimo fuoco d'artificio.

Se a ciò aggiungiamo il fatto che più volte, nel corso del racconto ai ragazzi, ha detto la frase "io non mento mai", allora è certo: la zia Ruth altri non è che la fatina della verità che ha accompagnato Nikolas nel suo viaggio, e che ha subito chiarito di non essere in grado di dire nient'altro che la verità. 

Se ciò significhi che la mamma dei tre ragazzi conosceva la natura magica della zia, o se addirittura fosse lei stessa una fata, non è dato sapere. E alla fine, non è importante per apprezzare questo film. 

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