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Giovedì, 25 Aprile 2024
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La replica di Bizzarri dopo le critiche per il doppiaggio di Zelensky

L'attore, che ha prestato la voce al protagonista nella serie Servant of the People, era stato duramente stroncato sui social

Non è stato proprio un successo per Servant of the People, la serie tv con Zelensky nei panni del protagonista - un professore di liceo che inaspettatamente diventa presidente dell'Ucraina -, trasmessa lunedì sera da La7 in esclusiva per l'Italia. Gli ascolti non l'hanno premiata e sui social, a parte le riflessioni sul presidente-attore e sulle immagini di una Kiev prima della guerra, sono esplose dure critiche nei confronti del doppiatore italiano. A prestare la voce al presidente ucraino Luca Bizzarri, definito "pessimo" da molti utenti, che non si sono limitati a commenti tecnici.

"Non c'è limite al peggio", "mi stanno sanguinando le orecchie, non si può sentire la voce di Bizzarri", e ancora: "Tutti i bravissimi doppiatori italiani devono essere morti. Altrimenti non si spiega. A parte la bruttezza, la voce è ciabattosa, fuori sincrono, fuori tono, fuori personaggio". Qualcuno polemizza: "Bizzarri che si presta ad una gigantesca quanto squallida operazione di marketing e propaganda. Chi l'avrebbe mai detto".

L'attore comico ha aspettato oltre 24 ore prima di replicare: "Il mio lavoro è fatto davanti alle persone, le persone lo guardano, giudicano, e poi applaudono o no - scrive su Facebook - Quindi le stesse critiche o gli elogi su come io lo faccia mi fanno lo stesso effetto da trentacinque anni: gli elogi non so perché mi fanno venire la malinconia, le critiche mi danno la carica. Ma il discorso che vorrei fare è diverso: da qualche giorno leggo critiche sul fatto stesso che io faccia il mio lavoro, sul fatto che la mia voce racconti una storia che, evidentemente, per alcuni non andrebbe raccontata. Be', è il motivo che mi ha spinto a dire di sì". Bizzarri non alza i toni, ma va dritto al punto: "Io non credo nei santi o nelle sante, non ne ho mai incontrato uno e non credo nel diavolo. So che in qualsiasi storia non ci sono santi e non ci sono diavoli. So anche riconoscere la differenza tra aggressore e aggredito - conclude - e credo che l'aggressore non abbia mai, e dico mai, buone ragioni per aggredire. Nella sit-com di Zelensky ci sono luoghi che in realtà non esistono più. Probabilmente ci sono persone che in realtà non esistono più. Non credo ci siano motivi migliori per meritare di essere raccontata".

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