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Venerdì, 19 Aprile 2024

Roberta Marchetti

Giornalista

E poi c'è Cattelan su Raiuno

Alessandro Cattelan è bravo. Ma non è un genio. La mitizzazione televisiva del conduttore di Tortona è sfuggita un po' di mano ai fautori dell'innovazione del piccolo schermo a tutti i costi, rischiando l'effetto zappa sui piedi che davanti al suo indiscutibile talento - piaccia o meno - sarebbe un peccato. Vederlo in prima serata su Raiuno, con uno show dal respiro più notturno e meno mainstream, è certamente una ventata di aria fresca - e sicuramente buona - a viale Mazzini, ma occhio all'affrettata celebrazione di un presunto 'messia' della tv pubblica, perché gli si potrebbe ritorcere contro. Da Grande è un programma ben scritto, condotto con uno stile senza alcun dubbio brillante e svecchiato da presentazioni ingessate, ha ritmo, ma non aggiunge molto di più rispetto a un Stasera Casa Mika, andato in onda per due stagioni (2016 e 2017) su Raidue, senza la rischiosa aspettativa racchiusa nelle parole "serata evento". Aspettative deluse se si guardano gli ascolti - 2.376.000 telespettatori e il 12.7% di share, quanto basta per far gridare al flop - ma anche i commenti del famoso pubblico sovrano, che oltre al telecomando utilizza i social. Cattelan divide: da una parte c'è chi apprezza il personaggio, il suo stile, perfino il look casual (ma pur sempre in nero, con la licenza delle scarpe da basket) e il coraggio nello sdoganare sulla rete ammiraglia un format che fondamentalmente ha Sky nel dna, dall'altra invece chi lo demolisce accusandolo di farsi bandiera del rinnovamento senza aver di fatto cambiato di una virgola quanto già visto - e rivisto - con E poi c'è Cattelan, dalle interviste ai monologhi e le performance degli ospiti, che hanno fatto buona parte dello spettacolo. Stavolta, però, su Raiuno.

Più che chiedersi se Cattelan sia o meno lo showman in grado di cambiare le cose in casa Rai, bisognerebbe domandarsi se l'imponente platea abituata a Carlo Conti & Co sia pronta ad accogliere l'innovazione di linguaggio che propone. Per ora la risposta è no, ma è pur vero che da qualche parte bisogna iniziare per superare una volta per tutte le solite critiche sul déjà vu riguardo format e volti. Anche se l'altra grande verità l'ha detta lo stesso Cattelan ieri sera prima di presentare Blanco, artista rivelazione amatissimo dai più giovani: "Quando ero ragazzo io guardavo la tv ma guardavo cose diverse rispetto ai miei genitori. Oggi i ragazzi la tv non la guardano proprio, non gli interessa". E qui torniamo alla già citata 'zappa sui piedi' e alla consapevolezza che, in fondo, la televisione la fa chi la guarda. 

La vera domanda, allora, è se Alessandro Cattelan abbia fatto bene oppure no a lasciare il porto sicuro di Sky per approdare su lidi scivolosi che potrebbero immeritatamente costargli caro, a partire dal massacro senza sconti che sta ricevendo da una consistente parte della critica. Fermo restando che Da Grande sarebbe soltanto il prequel di ciò che per lui sembra già scritto in Rai: dall'Eurovision al Festival di Sanremo. Il vero evento, dunque, non è il programma in due puntate quanto la sua presenza in un'azienda oberata di veterani, dove una "giovane promessa" - come lo ha definito Conti a inizio puntata, sancendo una sorta di passaggio di testimone - è ciò di cui c'era bisogno. E adesso c'è Cattelan. Su Raiuno. 

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