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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Chi l’ha visto? Liliana Resinovich, la famiglia si oppone all’archiviazione: “Non si è suicidata”

In attesa della decisione del magistrato sul caso della donna scomparsa a Trieste, la trasmissione ricostruisce i motivi che portano i parenti a chiedere di non archiviare il caso

“Il giudice è stato molto attento, abbiamo portato tante argomentazioni a sostegno di un’apertura delle indagini nell’interesse di tutti. Noi non chiediamo condanne, chiediamo che si continui a indagare” così l’avvocato Nicodemo Gentile, presidente dell’Associazione Penelope, spiega la richiesta di continuare a indagare sul caso della donna ritrovata morta a Trieste, sulla cui vicenda si torna nella puntata del 7 giugno di Chi l’ha visto?

“Spero che i magistrati vadano avanti per scoprire cosa sia successo a mia sorella, una donna tranquilla, ormai in pensione” dice il fratello Sergio.

“Liliana amava troppo la vita: una persona dolce e che aveva tanta voglia di vivere e tante cose da fare ancora” dice un’amica.

La spiegazione del suicidio della donna di Trieste insomma, non convince i parenti e gli amici della donna, che la trasmissione riprende in un servizio  nel giorno in cui manifestano sotto il tribunale del capoluogo friulano per chiedere che non si proceda all’archiviazione.

Si ricostruisce poi la situazione, la donna si sarebbe suicidata, ma senza lasciare un messaggio e senza una motivazione plausibile. Il suicidio è stata la prima ipotesi vagliata, e di fatto l’unica. Liliana è morta almeno due o tre giorni prima del ritrovamento del cadavere, e per molti non ci sono dati sostanziali che attestino con certezza che si sia trattato il suicidio. Sui sacchi neri che avvolgevano i corpi di Liliana non ci sono per esempio le sue impronte, come avrebbe potuto infilarsele quindi? L’unica impronta rilevata sui sacchi neri è quella di un guanto.

“Mi pare inverosimile il suicidio, soprattutto che l’abbia fatto senza lasciarci un messaggio”, dice l’amata nipote.

E poi c’è chi nota l’assoluto ordine sulla scena del delitto. Inoltre il volto di Liliana aveva delle tumefazioni. Inoltre, sottolinea il legale del marito di Liliana, qualcosa non torna nemmeno sulla data della morte.

Le tre parti lese, il fratello Sergio, la nipote Veronica e il marito si oppongono tutti e tre all’archiviazione per suicidio e chiedono, ognuno dalla sua parte di continuare a indagare per sapere la verità.

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