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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Chiambretti senza filtri su Fazio: "Non va sulle montagne in Sardegna, nessuno è stato cacciato"

Il commento tranchant del conduttore sull'addio del collega alla Rai dopo 40 anni

Fabio Fazio è ufficialmente fuori dalla Rai. Una decisione presa per "divergenze" con i vertici - legati all'attuale Governo - che ha fatto scalpore ma soprattutto ha sollevato un'accesa polemica diventata ben presto politica. Sulla rottura tra il conduttore e la tv di Stato ci sono posizioni opposte: da una parte c'è chi lo vede come una sorta di perseguitato, costretto ad approdare su altri lidi televisivi contro la sua volontà, dall'altra chi legge la vicenda come normale amministrazione e soprattutto nulla di tragico visto che Fazio sbarcherà su Discovery con un contratto milionario

Dell'idea che si stia facendo molto rumore per nulla anche Piero Chiambretti. Il conduttore è stato in Rai per 15 anni e sa bene come funziona, come sa che per un professionista cambiare rete è anche normale: "Se hai la tessera di partito fatichi meno a lavorare. Ma direi anche che se non ce l'hai, se sei un cane sciolto, hai il vantaggio che magari lavori anche quando cambiano i governi - spiega in un'intervista a La Stampa - La tv e la politica vanno a braccetto da sempre non c'è nulla di nuovo sul fronte occidentale, anche se oggi molti scappano dando l'impressione di farne una questione di principio". E qui arriva la frecciatina per Fazio (e Littizzetto): "Non vanno sulle montagne in Sardegna, si spostano più semplicemente dove hanno mercato per continuare a fare il proprio lavoro. La tv è da sempre una specie di Grand Hotel pieno di gente che va e gente che viene".

Chiambretti, dunque, non ne fa una tragedia, anzi ci tiene a sottolineare un dettaglio: "Da quello che leggo, chi se n'è andato lo ha fatto per scelta. Non è stato cacciato nessuno. E nessuno è rimasto disoccupato". Infine sulla presunta censura che avverrebbe con certi programmi e conduttori: "Mi sembra difficile parlare di censure. Io, quando fui fatto fuori dalla Rai, rimasi fermo due anni.  Nessuno si indignò o scese in piazza, ma non è che mi sentissi un martire. Piuttosto, noto con dispiacere che in Italia gli ideali sono meno importanti degli interessi". 

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