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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Clemente Mimun dopo l’ictus: “Se penso al mio amico Lamberto Sposini dovrei sentirmi fortunato”

Il direttore del Tg5 ha ricordato quel doloroso avvenimento: "Da bomba di energia quale ero, mi sono ritrovato ad essere semiparalizzato", ha raccontato in un'intervista a 'Il Giornale'

La parte sinistra del suo corpo non funziona più come prima, continua a pensare a quello che ha perso, ma alla fine la tenacia di sempre necessaria per vivere con entusiasmo non lo ha mai abbandonato: Clemente Mimun racconta le ripercussioni dell’ictus che lo ha colpito il 24 giugno del 2011 in un’intervista a Il Giornale durante la quale ha ripercorso le tappe successive a quell’episodio che avrebbe segnato in maniera determinante la propria esistenza.

“Quando sono stato fulminato sono stato preda di pensieri molto, molto cupi. Da bomba di energia quale ero, mi sono ritrovato ad essere semiparalizzato”, ha spiegato il direttore del Tg5: “Attorno a me avevo i volti sgomenti della mia famiglia, che però è stata decisiva per indurmi a non mollare. Insieme ai medici e fisioterapisti del Santa Lucia, ai tanti amici, a tutta la dirigenza Mediaset, a Silvio Berlusconi, un fuoriclasse anche sul piano umano, che mi è subito venuto a confortare”.

Clemente Mimun dopo l’ictus: “Se penso al mio amico Lamberto Sposini dovrei sentirmi fortunato”

Oggi Clemente Mimun si è ripreso, anche se gli effetti del malore restano e la parte sinistra del suo corpo non funziona più come prima: “Sono arrabbiato e non riesco a rassegnarmi. Non penso a quello che mi è rimasto, penso a quello che ho perso. E quando sento quelli che ringraziano Dio mi chiedo di che cosa lo dovrei ringraziare”, ha ammesso Mimun per poi ricordare il collega che, come lui, fu colpito da un ictus nello stesso anno: “È ovvio che se penso al mio amico Lamberto Sposini dovrei sentirmi fortunato, ma io resto furibondo per lui. E per me”.

Clemente Mimun dopo l’ictus: “Non ho cambiato il mio stile di vita”

Nonostante tutto, Mimun conduce un'esistenza simile a quella di prima, con qualche eccezione: “Tranne il fatto che non posso più sfrecciare sulla Harley Davidson e fare lo scemo in giro come prima, non ho cambiato il mio stile di vita”, ha Addirittura ho ripreso a fumare”, ha ammesso, “Non credo che si debba rincorrere il record mondiale della longevità. L’importante è vivere seguendo i propri istinti”.

Il lavoro, poi, resta al primo posto sempre, come lo fu anche all’indomani dell’ictus: “Al mio risveglio dall’ictus ho chiamato l’azienda per chiedere di essere sostituito alla direzione del Tg. Come risposta mi è stato spedito un computer per fare le riunioni via Skype… Io ho il culto del lavoro, è la mia passione, non ne posso fare a meno. Alla mattina mi alzo contento perché so che andrò a lavorare. Faccio così da quando avevo 17 anni, mi piaceva da redattore, inviato, direttore”.

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