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Giovedì, 25 Aprile 2024

Roberta Marchetti

Giornalista

Salvate Dayane Mello dai reality

Lo scorso febbraio apprese della morte del fratello - vittima di un incidente stradale a 27 anni - al Gf Vip e decise di restare nella Casa di Cinecittà, circondata dall'affetto di quella che per mesi è stata la sua famiglia. Scelta personale, libera, discutibile e di fatto molto discussa. Adesso Dayane Mello è al centro di una vicenda ancora più terribile avvenuta in un altro reality di cui è protagonista in queste settimane, La Fazenda, versione brasiliana de La Fattoria. La modella avrebbe subito abusi sessuali da parte del rapper Neo Do Borel, squalificato ieri dopo giorni di feroci proteste sui social. Il cantante si sarebbe approfittato di lei dopo una serata ad alto tasso alcolico che l'ha resa inerme, ma al di là di come sono andate le cose, su cui sono in corso indagini, l'attenzione andrebbe posta sulla vittima. Vittima, specifichiamo, non solo di molestie, ma forse anche di chi cura i suoi interessi o addirittura di se stessa. 

Che si tratti di un grave lutto familiare o di violenza, il risultato non cambia. Di uscire non se ne parla. Dayane rimane anche stavolta, prestando il fianco alla lucina rossa delle telecamere sempre accese sul suo dolore e al rumoroso chiacchiericcio che si alza fuori. E mentre l'emittente Record Tv, dove va in onda il reality, assicura assistenza psicologica all'ex gieffina per quanto accaduto, viene da chiedersi se non ne abbia bisogno fuori. Evidentemente fragile e affamata di visibilità - tanto da volare in Brasile per partecipare all'ennesimo reality di cui, stando alla sua popolarità, alla fandom di ferro e ad un fatturato certamente più polposo dopo il Grande Fratello, non avrebbe dovuto sentire l'esigenza - Dayane Mello sembra la vittima sacrificale perfetta di ogni show che si rispetti (e che non si dovrebbe rispettare). Agnello, almeno in questo caso, rimbalzato tra la produzione del programma, che nemmeno poi così velatamente gongola per le dinamiche create dal caso, e la sua "equipe" che invece di proteggerla e tirarla fuori dalla tana del lupo, si lamenta sui social perché "hanno messo la vittima dell'abuso come qualcuno che ha cercato quella situazione" ma, ancor peggio, perché "per vendere al pubblico la storia costruita (con Do Borel, ndr), il programma ignora anche la relazione di Dayane con un'altra partecipante, con cui ha già scambiato diversi baci e nessuno è stato mostrato". Come a dire "girate la telecamera ma non spegnetela". Altra storia, altra puntata, con la modella brasiliana che va avanti per forza di inerzia, stavolta instillando seri dubbi sulla sua reale volontà e quella di chi ne muove le fila televisive. 

Un esempio forte, di altra natura, ma per certi versi calzante, è quello di Sara Tommasi, sovraesposta in modo indegno qualche anno fa nel suo disturbo psicologico e data in pasto panem et circenses a milioni di spettatori social. Lasciata sola nella tempesta mediatica, incapace di tenersi a galla. Tornando al caso di Dayane, quanto bisogna aspettare prima di un eventuale crollo? Un reality non è certo il luogo più adatto a dare supporto a una donna vittima di molestie. Fermo restando che solo di quello si tratti. E nell'era dei reality a tutti i costi, "Non aprite quella porta" diventa un attuale horror con ben altri protagonisti.

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