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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Francesca Fialdini: "Mia madre mi voleva biologa, oggi sogno di intervistare Draghi"

La conduttrice si racconta 'a ruota libera'. La domenica pomeriggio su Rai 1, la lotta al pregiudizio, le critiche come "carburante", la missione di 'Fame d'amore' per combattere lo stigma dietro ai disturbi alimentari, il dolore per la morte di Giada

Francesca Fialdini torna su Rai 1, da domenica 18 settembre, con 'Da noi... a Ruota Libera' - scritto insieme a Massimo Piesco, Gaspare Baglio, Serena Castana ed Ernesto Marra - che nella prima puntata ospiterà Amanda Lear, Elisa Isoardi e la giornalista Emma D'Aquino. E a ruota libera si racconta in questa intervista, dal rapporto con il pubblico agli ospiti che più l'hanno spiazzata in questi anni. La scommessa di inseguire una strada distante da quella che aveva immaginato per lei sua madre, le scelte libere da pregiudizi - e l'importanza del suo di giudizio, perché "volersi bene richiede equilibrio" -, le critiche come "carburante", le lezioni imparate e la certezza che "non si può piacere a tutti ma si può e si deve piacere a se stessi".

Domenica torna 'Da noi a ruota libera'. Quarta stagione, ormai un punto di riferimento in casa Rai. Più un onore o un onere?
"Onore, sempre onore, se siamo arrivati alla quarta stagione è perché il pubblico ci ha sostenuto fino a qui"-

Spazio alle storie ma sguardo sempre rivolto verso l'attualità. Dopo due anni così difficili è cambiato il modo di raccontare?
"Ci siamo abituati ai collegamenti e da spettatori li accettiamo più facilmente, ma è ovvio che non si possono sostituire in alcun modo all'efficacia della presenza in studio del protagonista o del comprimario. Le emozioni vanno recuperate tutte specialmente quando si racconta una storia; la mancanza di abbracci o delle strette di mano ci aveva messo nella condizione di rinunciare a molte delle storie che avremmo voluto farvi conoscere".

E il modo di ascoltare invece? Non intendo solo in uno studio televisivo...
"Il covid mi ha tolto per diverso tempo l'olfatto ma mai il gusto e la curiosità di sapere cosa pensano gli altri. L'attenzione è la più alta forma di amore, diceva Simon Wail".

Chi vorrebbe avere quest'anno tra gli ospiti? Cosa gli chiederebbe?
"Nella quinta dimensione le risponderei Mario Draghi ma non posso dirle qui cosa gli chiederei (sorride, ndr)". 

Chi invece l'ha spiazzata di più in questi anni?
"Claudio Baglioni quando scelse di venire da noi e si mise a cantare a cappella una canzone della sua infanzia, Nek che ha accettato di sostituirmi quando non stavo bene, Giovanni Floris che si è rivelato simpaticissimo e Fabio Fazio che ha risposto subito di sì all'invito. Tra le donne mi ha spiazzato favorevolmente Selvaggia Lucarelli".

Si aspettava una donna diversa?
"Mi ha spiazzato perché c'era la donna oltre che la professionista davanti a me, che stava raccontando un momento della sua vita in cui si è sentita fragile non nascondendo gli errori di quel periodo.

La prima puntata a una settimana dalle elezioni. Ci sarà spazio per la politica?
"Siamo un programma di intrattenimento e non rientriamo tra quelli che si occupano di informazione politica in senso stretto. Quando ho avuto dei politici non sono venuti per fare campagna elettorale per il proprio partito ma per raccontare la loro storia come chiunque altro".

Lei è una persona che va a ruota libera? In quali occasioni?
"A ruota libera non significa fare tutto quello che mi passa per la testa o passare di palo in frasca ma fare scelte sempre più libere da convenzioni, pregiudizi e aspettative altrui. In questo senso sì, cerco di fare - anche sbagliando - solo ciò che corrisponde profondamente a ciò che sento. La prima scommessa che ho fatto è stata proprio scegliere questo mestiere inseguendo una strada che non avrei mai potuto indovinare come si sarebbe aperta, sentivo solo che dovevo sceglierla. Mia madre mi voleva biologa".

Sentirsi liberi di percorrere la strada che scegliamo non è così scontato, tantomeno semplice. Il giudizio degli altri, o peggio ancora il pregiudizio, spesso può fare ombra, a volte paralizzare. A lei è mai capitato?
"Facendo questo mestiere ho imparato a riconoscere chi muove critiche sprezzanti per partito preso, chi inventa cose false per delegittimare, chi lo fa per ferirti. C'è persino chi si fa pagare come hater per scrivere male di qualcuno. Proprio per questo non mi sono mai sentita paralizzata anzi, mi hanno dato carburante. Quel che è certo è che non si può piacere a tutti ma si può e si deve piacere a se stessi. L'unico giudizio che temo veramente è il mio perché so che posso auto condizionarmi tantissimo quando non credo abbastanza in me stessa".

E lei si giudica mai?
"Chi mi conosce bene dice che lo faccio fin troppo. Ma volersi bene richiede equilibrio e io, che sono una bilancia, non finisco mai di cercarlo".

Per una donna è più difficile 'andare a ruota libera'? 
"Credo di sì. Consideriamo solo le disparità che ci sono sul piano dell'occupazione e della scelta della professione. Se non si ha un'indipendenza economica si complicano anche le possibilità di scelte autonome in qualunque altro campo, ed è solo un esempio. Poi va da sé che per cambiare e far girare la ruota serve coraggio e fatica, ma le disparità a monte possono scoraggiare definitivamente un percorso di cambiamento".

Il sesso è uno di quei terreni che la parola 'libertà', sempre parlando di donne, rende scivoloso. Ancora oggi. E' d'accordo?
"In questo ambito non vedo differenze ad essere sincera. Ci siamo prese ciò che volevamo e ce lo stiamo prendendo sempre di più in termini di libertà di costumi. Semmai dovremmo combattere le etichette che ci definiscono 'poco serie' o inaffidabili sulla base delle nostre scelte affettive o meno. La disparità di linguaggio definisce una disparità di trattamento e considerazione nella società".

In Italia i diritti civili sono un altro campo minato. A che punto siamo secondo lei?
"Su certi temi siamo a un punto di rottura secondo me. Da un lato dobbiamo difendere ciò che è stato conquistato e insistere sul percorso che si è aperto senza aspettare che siano i partiti o la politica a farlo per noi. Del resto le aperture in questo senso sono sempre partite dal basso. Ma quando si tocca la sfera della genitorialità le spaccature interne al dibattito sono tante, mi riferisco alle adozioni alle coppie gay come ai single; alcune scelte che toccano la sfera del gender gap sono diventate urgenti e non più procrastinabili: io sono figlia di una donna che in politica in questo senso si è impegnata molto, e certi temi erano in agenda negli anni '80 sempre con gli stessi titoli e le stesse richieste. L'asimmetria nei rapporti di potere porta anche a trascinare in eterno questioni che se risolte renderebbero il Paese più moderno ma anche più ricco. Non affrontarli ha significato più donne istruite fuori dal mercato del lavoro, meno qualifiche di un certo tipo, meno figli e meno ricchezza. Chi ci ha guadagnato? Quando però si vive in tempo di crisi economica siamo più propensi a garantirci la sicurezza che i diritti, così in piazza non ci andiamo più se non in rare occasioni. E deleghiamo, deleghiamo, deleghiamo... A partiti che però il più delle volte non portano le donne al vertice. Punto e a capo".

A ottobre tornerà in tv anche 'Fame d'amore', più che un programma un vero e proprio progetto per sensibilizzare sul problema dei disturbi alimentari. Per lei una battaglia da combattere insieme a queste ragazze, sbaglio?
"Proprio così. E spero diventi presto la battaglia di tutti, prima di tutto dei giovani. Dopo il covid c'è stata un'inpennata di disturbi del comportamento alimentare come di altri disagi: depressione, autolesionismo, emarginazione, uso di psicofarmaci... Meno vita relazionale più solitudine e paura. Ascoltare le loro storie mi convince sempre di più di quanto sia importante saper parlare senza giudicare, senza relegare la personalità di ciascuno dentro a delle etichette. Quest'anno affronteremo anche la disforia di genere e le sue conseguenze".

Questa estate una di loro, Giada, non ce l'ha fatta. Come ha reagito quando l'ha saputo?
"Ho pianto, ho pianto molto. Sono subito partita insieme ai colleghi di Fame d'amore per essere lì il giorno dell'ultimo saluto. Che sconfitta, che dispiacere perdere Giada. Come posso dire, è una spina nel fianco la sua morte. Ma per lei e per tutte le Giada che non ce la fanno, dobbiamo insistere per dare voce e ascolto a loro, alle famiglie, e combattere lo stigma che c'è intorno all'anoressia e ai d.c.a in generale".

Ha detto che sosterrà sua madre. Siete in contatto?
"Si. Certo. È una cosa che prescinde dal lavoro".

L'amore salva, non solo dall'anoressia. Che posto ha oggi nella sua vita?
"Non potrei fare nulla senza. Ma è amore vero solo quello che dona senza chiedere nulla in cambio. Siamo pronti a vivere così?".

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