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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Giorgia Rossi: "L'omofobia nel calcio? Se ne parla poco, difficilmente ci si sente liberi"

La passione per il calcio nata in famiglia e diventata un mestiere, gli anni a Mediaset, la nuova avventura a Dazn, le polemiche sui Mondiali in Qatar. Alla larga dal gossip e dai compromessi, in prima linea nella lotta contro il cancro. L'intervista

Poche chiacchiere e tanto lavoro. Giorgia Rossi non ama perdersi in ridondanti discorsi su se stessa - come chi lavora in tv è spesso avvezzo a fare - e la sua vita privata ci tiene a tenerla dentro le mura di casa. La passione per il calcio, invece, la condivide ormai da anni con milioni di italiani che la seguono, prima su Mediaset e dal 2021 su Dazn. Un amore nato in famiglia "per cercare l'approvazione del papà", da brava figlia unica, trasformato in professione. Nessuna squadra del cuore (quantomeno dichiarata), a debita distanza dal gossip e dalle voci di rivalità con la collega Diletta Leotta, intollerante ai compromessi, in campo titolare per la lotta contro il cancro, che l'ha toccata da vicino. 

Togliamoci subito il macigno. Il calcio è un mondo maschilista? 
"No, assolutamente. Non sono di questa opinione, anzi, soprattutto negli ultimi anni c'è stata un'evoluzione importante. La percezione da parte mia è quella di un ambiente che sa riconoscere le professionalità al di là del genere". 

Forse questa pesa di più. È un ambiente omofobo?
"Sotto questo punto di vista credo ci sia qualcosa da dire, sì. Non se ne parla. Più che omofobo è un ambiente in cui difficilmente si discute di questo tema e ci si sente pienamente liberi. Da questo punto di vista si possono fare passi avanti importanti". 

Si è avvicinata giovanissima al giornalismo sportivo, occupandosi fin da subito di calcio. Come nasce questa passione?
"Semplicemente è una passione di famiglia, parte da mio nonno e mio padre. Essendo figlia unica, ed essendo una femmina, ho sempre cercato l'approvazione di mio padre. Inizialmente era più per quello. Poi è scattata in me una grande passione, probabilmente oggi lo sono più di lui ma non glielo diciamo". 

Sarà felicissimo di quello che ha raggiunto.
"Non è una persona che tende ad esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni, ma lo conosco e lo capisco. Quindi dico di sì".

È tifosa? 
"No, ormai seguo il calcio in maniera totalmente asettica. La vivo con grande professionalità, con grande stimolo che arriva a seconda della partita o dell'evento che vado a raccontare. L'entusiasmo adesso mi arriva da questo aspetto".

E prima quale squadra la entusiasmava?
"C'era una simpatia, ma non amo parlarne o ricordarla". 

Ha lasciato Mediaset dopo otto anni per approdare a Dazn. Un salto nel vuoto per certi aspetti. Come mai questa decisione?
"Avevo bisogno di cambiare e Dazn mi ha aperto le porte nel momento giusto. C'è stato un incastro di situazioni che mi ha permesso di farlo con la giusta responsabilità e altrettanta leggerezza che nella gestione di una situazione del genere solitamente non c'è. Ringrazierò sempre Mediaset per quello che mi ha dato, però nel momento in cui ho fatto questa scelta non me ne sono mai pentita, anzi, l'ho sempre perseguita e oggi ne sono orgogliosa e soprattutto entusiasta. L'entusiasmo è sicuramente la chiave che mi porta a vivere quotidianamente questa nuova realtà". 

Si parla spesso dell'antagonismo con Diletta Leotta. Siete i due volti femminili di Dazn, spesso venite accostate per la vostra bellezza e per il vostro ruolo nel mondo del giornalismo calcistico. Qualcuno parla di rivalità. In che rapporti siete?
"Qui non rispondo. Non perché è successo qualcosa ma perché spesso è stato mal interpretato quello che ho detto e quindi preferisco non parlarne". 

Si tiene sempre ben distante dal gossip. Ha paura che possa intaccare la sua professionalità? Viene da pensare che qualche sua collega creda, al contrario, che aiuti. 
"Non lo so ma non mi interessa. Vivo la mia vita in modo totalmente naturale e spontaneo. Amo il riserbo, la mia privacy e cerco di tutelarla il più possibile. Questo è quello che faccio, o almeno ci provo. La mia vita privata voglio che resti tale, è una scelta mia ma non ragionata in base alla possibilità che accresca il mio lavoro o, al contrario, diminuisca la mia professionalità. Quelle sono questioni di contorno rispetto a quello che si fa quotidianamente nel lavoro". 

Una volta però al centro del gossip ci è finita anche lei. Anni fa si parlò di un presunto flirt con Pjanic, dicevano che aveva rinunciato a un'importante offerta da parte del PSG per restare a Roma per lei...
"Anche di questo non parlo". 

Inutile che le chieda se abbia mai ricevuto avances da parte di qualche calciatore...
"Sono temi che non mi appartengono. Comunque la risposta è no. Secondo me si tende ad associare le due figure in maniera spesso sbagliata". 

Da anni è legata sentimentalmente al suo collega Alessio Conti, conosciuto a Mediaset. È vero che è riservatissima, sui social di lui non ci sono tracce. 
"Ultimamente preferisco gestire il mio profilo come un profilo prettamente lavorativo. Non credo che la vita reale venga davvero condivisa sui social, è più un raccontare quello che vogliamo far vedere. Io non amo fare così, preferisco vivere la mia vita privata nel riserbo e raccontare invece quello che sto facendo lavorativamente, lo trovo più concreto e reale". 

Diventare mamma è nei suoi progetti? Potrebbe essere un ostacolo in un lavoro impegnativo come il suo?
"Credo che non debba assolutamente essere un ostacolo, ma un incentivo per noi donne. Leggevo di una diminuzione delle nascite e questo è un aspetto abbastanza inquietante. Abbiamo bisogno di aggiornare l'anagrafe il più possibile. Io personalmente non ho mai pensato di fare o non fare un figlio. I bambini sono stupendi, ho molte amiche che hanno figli e adoro stare con loro. Metterli al mondo è una scelta importante, come scegliere di non farlo. Credo che una donna si possa realizzare in entrambi i casi". 

In queste settimane ci sono i Mondiali in Qatar. Sul Paese l'ombra dello sfruttamento dei lavoratori, attacchi ai diritti lgbt, bavaglio ai media e sorveglianza di massa. Cosa pensa delle polemiche che si sono sollevate?
"Era inevitabile che si sollevassero, ci sono inchieste che documentano determinate cose. Nel momento in cui la Fifa ha scelto di assegnare al Quatar i Mondiali era sicuramente consapevole di tutti i pro e i contro. Ci sono tante ombre, ma mi auguro che le luci possano emergere di più. Non si può comunque fare finta di niente e credo che ognuno abbia il diritto di esprimere la propria opinione". 

Scendere in campo e fare una foto col gesto del bavaglio sulla bocca, come ha fatto la nazionale tedesca, basta? Non è ipocrita se poi si gioca lo stesso?
"No. O tutti decidono di disertare l'evento, oppure è impossibile che una nazionale scelga di farlo. A quel punto gli unici mezzi che restano a disposizione sono questi per manifestare un dissenso piuttosto che un altro. Quindi non ci vedo ipocrisia". 

Una sorta di compromesso...
"L'unione fa la forza. Che facciamo, uno sì e dieci no? Diventa complicato, soprattutto perché stiamo parlando di una manifestazione importante, di una potenza clamorosa. Chiunque vuole giocarlo il Mondiale, è difficile fare una scelta di questo genere. Facile parlare da fuori".

Per cosa non scenderebbe mai a compromessi?
"Non scenderei mai a compromessi a prescindere, per tutto. Per me i compromessi non esistono. Il compromesso inteso come compromesso forte. Nella vita quotidiana è ovvio che i piccoli compromessi ci sono e li dobbiamo avere, credo siano un sinonimo di grande intelligenza".

E una battaglia che la vedrà sempre in campo?
"Sicuramente la battaglia contro il cancro. Mi tocca da vicino perché ho un'esperienza familiare che mi porta a impegnarmi. Per la ricerca contro il cancro scenderò sempre in campo. Si stanno facendo passi da gigante ma non sono mai troppi. È il male dell'ultimo secolo".

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