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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Coronavirus, Giulio Golia si racconta: “Con un mese di positività ho perso l'udito”

Risultato finalmente negativo, in un'intervista a Libero il conduttore de ‘Le Iene’ ha raccontato la sua difficile esperienza alle prese con il Covid

È durata un mese la positività al coronavirus di Giulio Golia, noto volto del programma di Italia Uno ‘Le Iene’ che tornerà a condurre giovedì 5 novembre. Oggi Golia è finalmente negativo e si ritiene fortunato, ma resta comunque la rabbia per un sistema che non supporta i pazienti. In un’intervista a Libero Quotidiano, il conduttore ha raccontato la sua esperienza, dai sintomi della malattia al modo in cui è stata affrontata.

“Come sto? Bene. Tutto è iniziato come asintomatico. Ho appreso di essere stato a contatto con un contagiato che avevo incontrato in un pranzo di lavoro”, ha spiegato: “Dopo due giorni ho avuto dolori, tosse, peso ai bronchi, fortissima emicrania, non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Non ho mai avuto febbre, l'olfatto è rimasto, ma ho perso l'udito all'orecchio sinistro, ancora oggi non è recuperato totalmente. Vedevo le ombre. La saturazione è scesa a 93”. Problemi di salute anche per la moglie, colpita da febbre a 39 che scendeva improvvisamente a 35: “Collassava”, ha aggiunto: “Ho rischiato di ricoverarla perché la saturazione era a 90. Mi fanno arrabbiare coloro che dicono "non è nulla, una febbriciattola". Dipende dalle tue difese immunitarie.

Giulio Golia è positivo al Coronavirus

Giulio Golia: “L’immondizia dei malati di Covid va trattata in un certo modo”

A fare arrabbiare Giulio Golia è anche la difficoltà riscontrata nel chiedere aiuto agli organi preposti in una situazione di tale delicatezza: “Sei chiuso in casa e cerchi aiuto. Ho avuto difficoltà io a sentire l'Asl o Immuni, figuriamoci le persone normali. Dicono di non assalire i pronto soccorso ma se non ti danno risposte, consigli, alla fine sei ridotto a farlo”, ha spiegato: “Ad esempio: l'immondizia. Quella dei malati Covid va gestita in modo particolare, ma se non puoi uscire come fai? Dopo 4 giorni in casa puzza, devi chiedere l'elemosina agli amici per venire a buttarla. E alla farmacia per le medicine. La solidarietà non dura per sempre. Mancano linee guida generali. La gente è esasperata perché non ha risposte, sono lì ad aspettare una ipotetica telefonata. Io ho un fratello medico e le persone mi chiamano per i consigli. Ma non dovrei essere io a darli: per esempio avere assolutamente a casa un saturimetro per misurare l'ossigenazione e aiutare le difese immunitarie assumendo tutti i giorni vitamina C”.

Giulio Golia e le carenze dell’app Immuni

Giulio Golia ha anche descritto le carenze registrate dall’app Immuni, messa a punto per monitorare i casi di contagio di coronavirus in Italia: “Ci ho messo dieci-dodici giorni per registrare il mio caso. Mi sono impuntato perché sono capoccione. Dall'altra parte trovi operatori sanitari che hanno altri problemi, dovrebbero prendere altro personale. Lavoro a stretto contatto con tante persone, e loro hanno saputo che avevo il Covid dopo 12 giorni: con il lavoro che faccio, poteva essere una strage. Immuni ha senso, ma deve essere un servizio immediato”, ha affermato.

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