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Venerdì, 19 Aprile 2024

Claudio Pizzigallo

Giornalista

Che cosa si può dire di un film come "I Cassamortari"?

Dal 24 marzo, su Prime Video è disponibile il film I Cassamortari, diretto da Claudio Amendola e interpretato da Massimo Ghini, Gianmarco Tognazzi, Lucia Ocone, Sonia Bergamasco, Edoardo Leo e, in un ruolo piccolo ma decisivo, anche Piero Pelù (che fa un cantante decisamente meno onesto e sincero di quello che è realmente). 

Incuriositi da questi nomi del cast (a cui aggiungere quello di Francesca Neri che ha scritto il soggetto con il marito Claudio Amendola), e desiderosi di trascorrere un paio d'ore in leggerezza, abbiamo deciso di vedere questa nuova commedia italiana. Purtroppo, avremmo fatto meglio a guardare altro, o a fare qualunque cosa che non fosse aspettare invano il momento in cui I Cassamortari diventa un film con tutti i crismi. Il perché della nostra delusione lo spieghiamo in questa recensione del film, ma prima riassumiamo brevemente la trama.

Di cosa parla "I Cassamortari"

Il film inizia con un prologo ambientato nel passato, quando il capostipite della famiglia Pasti, Giuseppe (Edoardo Leo), aveva avviato l'azienda di famiglia, ovvero un'agenzia di onoranze funebri (o, come si dice a Roma, i cassamortari, appunto). Con metodi, diciamo, non proprio esemplari, considerato che imbrogliava i clienti sulla qualità delle bare e soprattutto non pagava una tassa manco per sbaglio.

Nel presente, l'azienda - e i relativi metodi - è stata ereditata dai quattro figli di Giuseppe: Giovanni (Massimo Ghini), che è il maggiore e di fatto la guida; Maria (Lucia Ocone), che cura le "relazioni personali" con i vedovi piacenti; Marco (Gianmarco Tognazzi) è il make up artist dei cadaveri, che poi sono gli unici a cui non riserva il suo mutismo selettivo; e infine, decisamente più giovane degli altri tre, c'è Matteo (Alessandro Sperduti), che dell'azienda è il social media manager, poco apprezzato dai fratelli e dalla sorella.

Un giorno, arriva la notizia che nessuno si aspetta: il fisco si è accorto delle onoranze funebri dei fratelli Pasti e ora esige un conto salatissimo di tasse evase nei decenni. Una mazzata tremenda per l'azienda, a cui - per non fallire - servirebbe subito un funerale di extra lusso da cui recuperare il denaro sufficiente a coprire il debito.

Et voilà, il funerale extra lusso arriva quando Gabriele Arcangelo (Piero Pelù), cantante pubblicamente contro le droghe, muore cadendo male dalle scale durante una litigata, fatta in preda a qualunque droga, con la manager Maddalena (Sonia Bergamasco). Gabriele, tra l'altro, era l'idolo di Maria, che resta shockata dalla notizia e per la prima volta non vuole che l'azienda di famiglia approfitti biecamente della situazione. 

E in effetti, all'inizio la figlia di Gabriele, unica erede ma poco affezionata al padre, decide per un funerale privato, ristretto, senza telecamere né ospiti speciali. Poi, però, Marco pubblica qualcosa su Instagram, Maddalena lo nota e... cambia tutto, ma ci fermiamo qui per non spoilerare, nel caso decideste di vederlo, nonostante tutto. Qui il trailer de I Cassamortari

Perché NON vedere questo film

Se fin qui vi è parso un film come tanti, sappiate che I Cassamortari non è un film come tanti. Anzi, la difficoltà di recensire questo titolo presente nel catalogo di Prime Video deriva proprio dal fatto che è complicato trovare la giusta "cornice" per inquadrarlo. È stato definito "una commedia di black humour", ma a noi sinceramente deve essere sfuggito questo umorismo nero.

Perché sì, gli attori sono tutti simpatici, qualche sorriso qua e là lo strappano al pubblico benintenzionato come noi, ma "tutti devono morì, ma solo pochi ce guadagnano" ci sembra un po' pochino come black humour. E il film non ha molto altro da offrire, a essere sinceri.

Se il messaggio del film è "bisogna aver rispetto dei morti", spiace dirlo, è piuttosto banale. E così il film scivola via leggero, anzi leggerissimo (cit.), ma senza mai una scossa, una svolta, un momento che faccia pensare di stare guardando un film vero e proprio, e non una "pietra tombale" (grazie al nostro amico Edoardo per la definizione) della commedia italiana.

Alla fine del film, mestamente, ci siamo quindi trovati a riflettere sulla crisi dei cinema (intesi come sale, non come film), acuita da due anni di pandemia, ma in realtà un processo che va avanti da anni, da quando le nostre case hanno iniziato ad accogliere maxi schermi di smart tv, e le piattaforme di streaming hanno fatto il resto. E ci siamo chiesti come ci saremmo sentiti se avessimo speso una decina di euro per vedere I Cassamortari al cinema. Non bene, questo è poco ma sicuro.

Voto: 4

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