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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"Vestita senza tenere conto della bilancia": l'orrendo bodyshaming (in tv) a Laura Pausini

La cantautrice di Faenza che ha condotto l'Eurovision Song Contest con grande maestria è stata vittima di commenti poco piacevoli riguardanti il suo corpo e il suo abbigliamento

La scena andata in onda durante "Uno Mattina In Famiglia" su Rai1 ha aperto un dibattito acceso sui social. In un primo momento ciò che più ha fatto notizia è stato il botta e risposta acceso tra i due conduttori, Monica Setta e Tiberio Timperi, che da sempre hanno un rapporto non idilliaco. A scatenare la polemica sono state le parole dell'ospite e esperto di moda  Stefano Dominella che ha commentato l'abbigliamento di Laura Pausini durante l'Eurovision Song Contest.

Il bodyshaming contro Laura Pausini

"La Signora Pausini, grande cantante, grande showgirl, multilingue, era vestita non tenendo conto della bilancia, quindi i suoi look erano esagerati rispetto alla sua fisicità", ha dichiarato Dominella. A questo punto Setta ha risposto: "No, no, non sono d’accordo. (…) Non solo perché stai dicendo una cosa di una donna e non si parla del peso delle donne, assolutamente". 

 “Non del peso - ha ribattuto Dominella - io parlo dello stile. Per indossare un abito di Versace di maglia elasticizzata devi essere Chanel", riferendosi alla concorrente che era in gara per la Spagna Chanel Terrero. Dominella però non è l'unico a pensarla in quel modo e infatti a sua difesa è intervenuta Concita Borrelli: "Non è una questione sessista, se permetti Monica. Però quando ci vestiamo, guardiamoci allo specchio. Lei indossava Valentino by Piccioli. Bisogna stare attenti ai colori, è un grande spettacolo, un grande palco. Ha trasformato Valentino in una sartoria romagnola".

A nulla è servito l'invito della conduttrice a guardare il cervello, più che il peso e alla sua esortazione a fermarsi "altrimenti divaghiamo troppo e dobbiamo seguire la scaletta", è seguita la risposta dura di Timperi: "Siamo qui per questo, Monica". Tra i due lo scontro era inevitabile, il commento sulle forme di Laura Pausini poteva invece essere evitato. Perché come ha ricordato lo stesso Dominella si tratta di una "grande cantante, grande showgirl, multilingue" che ha saputo calcare il palco dell'Eurovision con professionalità, unico requisito (davvero importate) che le era richiesto di avere.

La solidarietà che non dovrebbe più essere necessaria

Ha un'opinione totalmente diversa il designer di moda e scrittore Andrea Batilla. Su Instagram ha condiviso una foto di Laura Pausini con uno degli abiti che ha indossato all'Eurovision e ha spiegato perché invece quegli abiti erano perfetti per lei. Un'osservazione, quella su Laura, sicuramente veicolata dai molti commenti negativi che gli sono stati segnalati, come lui stesso ha ammesso, e che tutti noi avremmo sperato di non dover leggere. Non perché sia sbagliato difendere, anzi ben venga in questi casi, ma perché ancora una volta invece di parlare delle doti artistiche di una donna si è preferito parlare della sua silhouette. Ribadiamo non degli abiti che possono piacere o non piacere, ma delle forme di chi indossava questi vestiti che non provengono da una "sartoria romagnola".

"Non avevo nessuna intenzione, voglia, pensiero di scrivere questo post. Ho pensato di lasciare perdere. Di non scriverlo. Ma una segnalazione (vostra) dopo l’altra mi hanno fatto cambiare idea", inizia così il post di Batilla. "Perché si, siamo ancora al body shaming, ci siamo immersi fino al collo e questa volta contro la Laura nazionale. Gente che ne parla su RaiUno, gente che scrive post, gente che commenta post in cui l’annotazione più carina è I vestiti sono belli ma non sono per lei. Uno si domanda come si dovrebbe vestire Laura Pausini che ha semplicemente un fisico mediterraneo e non quello di Nicole Kidman", continua il designer che centra totalmente l'obiettivo. Il concetto può essere riassunto in una semplice osservazione: le forme vanno bene, ma fino ad un certo punto, fino a quando non sono inguainate in un abito di grande sartoria?

Come sottolinea Batilla il lavoro sartoriale fatto su di lei "per l’Eurovision è stato straordinario perché ha rivelato invece di nascondere, ha acceso invece di spegnere, ha sovraccaricato invece di sfumare. Nell’arco delle tre serate Laura è sembrata esattamente Laura cioè, in parole comprensibili anche agli esteti autodidatti, la sua auto rappresentazione coincideva con la sua identità. Che è quello che dovrebbe succedere sempre quando le persone si vestono".

"Quello che non sempre succede invece è che i pensieri delle persone trovino la voglia, la forza, il senso di responsabilità di spostarsi non verso l’accettazione o il rispetto, entrambe azioni che prevedono vie d’uscita salvifiche, ma verso la comprensione - si legge ancora nel post dello scrittore - Nessun vestito esiste in sè, appeso in un armadio o indossato da un manichino. Il destino degli abiti è di incontrare chi li indosserà e in questo caso Pier Paolo Piccioli, Alberta Ferretti e Donatella Versace hanno creato una serie di oggetti che parlavano dell’essenza profonda di Laura Pausini".

"Su queste intenzioni viene difficile muovere critiche basandosi su canoni da Vogue America degli anni '50, anni in cui le donne soffrivano la fame per entrare in un tubino. Viene invece da pensare che Laura Pausini forse abbia raccontato se stessa attraverso gli abiti come mai prima e che Nick Cerioni, il suo stylist, l’abbia aiutata, seguita, in una parola compresa. I vestiti fanno questo, rivelano le persone e da questo punto di vista Laura non è mai stata vestita così bene", ha concluso Andrea Batilla che in poche frasi ha riassunto il compito che dovrebbe avere la moda oggi.

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