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Mercoledì, 24 Aprile 2024
il ritratto

Maurizio Costanzo a telecamere spente: niente mondanità, il tifo per la Roma e la mania delle tartarughe

Il ritratto più intimo del giornalista e conduttore tv fatto da chi lo ha conosciuto dietro le quinte

Ci sono due cose che tornano sempre parlando con chi conosceva Maurizio Costanzo. La prima è l'uniformità nel descriverlo - con parole ricorrenti come "generosità", "dedizione" e "tenerezza" -, l'altra è l'assoluta corrispondenza tra il personaggio e l'uomo. Maurizio Costanzo era Maurizio Costanzo sul palco e dietro le quinte, in uno studio televisivo come nel suo ufficio nel quartiere Prati, a Roma, dove riceveva amici, colleghi, collaboratori. La sua pigrizia non lo faceva spostare, la sua proverbiale genialità impediva a chiunque di dire no. 

"Era la pigrizia e il movimento". Lo descrive così Pino Strabioli, con cui stava preparando il nuovo ciclo di "S'è fatta notte", che sarebbe tornato in onda nei prossimi mesi su Rai 1: "Eri sempre tu a dover andare nel suo ufficio, pieno di ricordi, di foto con Totò, Andreotti, con il '900 che aveva amato e per cui provava una profonda nostalgia. Maurizio però era anche la dinamicità del suo cervello. Un uomo in movimento, innamorato della vita, con questa lente d'ingrandimento sull'uomo. La sua vita è stata combattere la noia e poi lo ha dimostrato. Non è mai stato un grande viaggiatore ma è sempre stato in movimento: 4 matrimoni, la radio, il teatro, la tv". Tra pubblico e privato nessuna differenza, semmai qualcosa in più che riservava a chi aveva intorno: "Nella vita era come lo conoscevamo pubblicamente - racconta ancora a Today Strabioli - Una generosità straordinaria, sempre pronto all'ascolto. Mi porterò dietro i suoi racconti, la sua tenerezza, la sua lucidità graffiante. Ti guardava sempre negli occhi e questo è raro, i grandi non lo fanno quasi mai. Ti faceva sentire al suo livello. Una rarità". E una grande apertura mentale, "un cervello giovanissimo" continua: "Lui era l'audacia. Un uomo totalmente libero. Ho fatto la regia del suo spettacolo teatrale 'Abolite gli armadi, gli amanti non esistono più', ci siamo fatti certe risate indagando su tradimenti, sessualità, perversioni, sembrava di avere a che fare con uno più giovane di me". 

In nome di questa profonda libertà ha dato spazio a tutti, anticipando i tempi anche in merito a diritti civili e battaglie lgbt quando in tv era difficile - e rischioso - dedicargli spazio. "Eternamente grata" Vladimir Luxuria: "Da un punto di vista professionale gli devo tutto perché la prima volta che sono andata in una trasmissione importante è stato al Maurizio Costanzo Show - ricorda - Ma la cosa più importante è che lui scavava dentro con lo sguardo e aveva percepito il mio malessere, dovuto a un rapporto freddo con mia madre. Non parlavamo mai della mia identità sessuale, non avevo ancora iniziato la mia transizione vera e propria. Prima di salire sul palco, nel suo studio al Teatro Parioli, mi chiese come andava con mia madre. Io mi aprii, raccontai tutto e mi propose di invitarla sul palco. Percepii subito che non voleva faro per la trasmissione, per gli ascolti, ma perché aveva capito che poteva essere il mezzo giusto. Chiamò lui personalmente mia madre e lei venne. Per la prima volta, su quel palco, parlai a mia mamma del mio sentirmi donna - racconta ancora oggi emozionata - Alla fine della trasmissione mia madre per la prima volta si rivolse a me dandomi del femminile e mi augurò la felicità". 

La mondanità da cui fuggire

Sempre Vladimir Luxuria racconta di un Costanzo repellente alla mondanità: "Mi diceva sempre che era incuriosito dal Muccassassina, voleva vedere le drag queen. Anzi, le chiamava dark queen. E rideva. Non ci è mai venuto, però gli piacevano i miei racconti, si divertiva molto a sapere delle doppie vite delle persone importanti. Però odiava la mondanità. Proprio zero, non andava da nessuna parte. Tutte le volte che lo invitavano ai compleanni, alle feste, lui si rifiutava". Eppure, raccontano tutti, aveva una grande ironia e si divertiva a creare situazioni curiose: "Una volta mi disse che voleva combinare un incontro tra me e Franco Califano al Costanzo Show - racconta sempre Luxuria - Lo fece. Si stupì anche lui, non avremmo mai immaginato che Califano potesse andare così d'accordo con me". 

La dedizione al lavoro e il tifo per la Roma

La sua dedizione al lavoro era profonda, totale, un indomabile fuoco sacro. Lo ricorda Alex Britti, che insieme a lui nel 2007 ha scritto un musical, "Lungomare": "L'idea è nata durante le nostre chiacchierate ed elucubrazioni mentali, avevamo voglia di scrivere una storia popolare. Abbiamo iniziato quasi per gioco a scrivere delle canzoni e poi ci è venuto in mente il soggetto di questa commedia musicale. Lavorare era la sua più grande passione. Fare cose, teatro, cinema, televisione, poesie, libri. Era il suo focus. Quando hai qualcosa che ti brucia dentro la vuoi tirare fuori". Tra loro una bella amicizia e una passione in comune, la Roma: "Era un uomo importante ma semplice. Non si comportava da gigante qual era. Era corretto, affettuoso, generoso. Un amico vero. Ogni tanto andavo in ufficio da lui e capitava che vedevamo la Roma insieme. Non si perdeva una partita. Era molto tifoso, ma sempre elegante e sportivo. Poi con la scusa della Roma si parlava di cultura, di tante cose". 

La mania delle tartarughe

Alex Britti ci racconta anche un divertente retroscena. Una vera e propria fissazione di Maurizio Costanzo per le tartarughe. Di legno o ceramica, ne aveva sempre centinaia: "Aveva tutta una sua teoria sulla tartaruga, un animale divertente che con la sua lentezza ottiene le cose. Aveva l'ufficio invaso, quando andavi a trovarlo te ne regalava sempre una. Ce le aveva in giro e poi c'era questo cestino pieno. Mio figlio una volta ne prese due manciate piene, gli dissi di posarle ma Maurizio gliele fece prendere tutte. Da quel giorno quando lo vede in tv dice sempre: 'Papà, Maurizio delle tartarughe'". 

L'empatia e la tenerezza

Nei racconti di chi ha anche solo incrociato la vita o la carriera di Maurizio Costanzo, una parte del ritratto che ne viene fuori è di un uomo tenero ed empatico, capace di scendere nel profondo e al di là dello share. L'intimità con i suoi ospiti la creava prima che si accendesse la telecamera e spesso la rincorreva anche dopo, nei corridoi. Come ha fatto con Marco Liorni: "Nel 2014 ero andato a 'S'è fatta notte'. Dopo la trasmissione, siccome avevamo parlato dei padri che non ci sono più, mi ha accompagnato nel corridoio e ha iniziato a parlarmi di suo padre. Mi parlava del dialogo continuo che c'è anche se non ci sono più. Quando lo stavo salutando, in ascensore, si stavano per chiudere le porte, mi disse: 'Non ci abbandonano mai'. Mi è rimasta impressa quella frase per l'intimità che si era creata e poi per la tenerezza con cui me l'aveva detta. Era quasi commosso". Questo era Maurizio Costanzo, professionista e uomo raro.

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