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Martedì, 23 Aprile 2024

Roberta Marchetti

Giornalista

Sì, sono molestie anche se lui ha ottant'anni: l'assurda difesa di Memo Remigi

In tv si può dire "tro*a" a un'altra donna e palpeggiare il sedere di una collega. Basta avere più di ottant'anni. Così, se per legge la maggiore età sancisce la fine di ogni attenuante morale e giuridica, per un'importante fetta dell'opinione pubblica, a quanto pare, una volta superati gli 80 si torna ad essere giustificati e addirittura compresi. Anche - e soprattutto - sul piccolo schermo. 

Da Iva Zanicchi a Memo Remigi, protagonisti dei due casi televisivi dell'ultimo mese, la musica non cambia a leggere certi commenti social e disamine giornalistiche. Non sono in pochi a difenderli, risolvendo con tanta facilità quanto accaduto in diretta dando dell'indomita "verace" a lei - indiscutibile signora di spettacolo che dunque non merita gogne mediatiche - e dell'incorreggibile "buontempone" a lui, a malapena colpevole per essersi lasciato travolgere da troppa goliardia. Poi c'è l'intramontabile visione salvavita per cui superata una certa età si è vicini al rimbambimento - se non nel suo pieno sviluppo - e quindi più inclini a dire e fare la prima cosa che passa per la testa, liberi da ogni pudore, lontani dalla prudenza e spesso anche dal buonsenso, scevri da qualsiasi giudizio. In pratica quasi uno step precedente all'incapacità di intendere e di volere su cui fior fior di avvocati costruiscono le loro tesi difensive dalla nascita della psicologia ad oggi. Discolpa che di certo non fa onore né a Remigi tantomeno a Iva Zanicchi, ma se serve per scagionarli, salvando faccia e carriera, perché no? Sempre meglio prendersi dei "rincoglioniti" che vedere andare in fumo la propria immagine insieme a tanti anni di onorato lavoro. 

Sono molestie anche a 84 anni

Che la palpata di Memo sia più grave dell'insulto dell'Aquila di Ligonchio nei confronti di Selvaggia Lucarelli a "Ballando con le stelle" non ci sono dubbi. E non perché lui sia un uomo (come parecchi sostengono, tra cui la giornalista-giurata stessa) e quindi attaccabile di diritto. E' intollerabile che una molestia - perché di questo si tratta - vada in onda impunita e con altrettanta nonchalance si lasci correre così senza metterci la faccia. Sono passati giorni prima che Serena Bortone, conduttrice di "Oggi è un altro giorno", chiarisse l'assenza del musicista nel suo programma - dove è avvenuto il 'fattaccio' -, costretta da una bufera social che ormai era diventata indomabile. Come sarebbe andata davvero se un tweet non avesse smascherato quella mano che tutto era fuorché morta? Forse il pianista se la sarebbe cavata con una sospensione di qualche giorno, sottotraccia, per poi tornare al suo posto. O forse no. Ma il dubbio è lecito e il benservito della Rai arrivato soltanto adesso, con tanto di comunicato ufficiale in cui condanna il gesto e prende le distanze dall'ottantaquattrenne, non basta a risolverlo. Anche nel caso di Iva Zanicchi il tam tam social era stato fondamentale per far venire a galla quell'ingiuria detta più volte all'orecchio del ballerino Samuel Peron, ma Milly Carlucci la faccia ce l'ha messa subito e le scuse della cantante hanno rimbombato ovunque per giorni. 

Piccola parentesi. A chi sui social ricorda quasi con cameratismo l'assalto di Benigni alla "patonza" di Raffaella Carrà, in una puntata di Fantastico del '91, per sottolineare che lì "nessuno si scandalizzò", è necessario far notare che erano trent'anni fa, purtroppo. Oggi le cose sono cambiate, per fortuna (anche grazie al politicamente corretto, piaccia o meno). 

Tornando alle molestie (sì, sono molestie e non "goliardia", come si è giustificato il 'pentitissimo' Remigi), è fuori dubbio che non possono - e non devono - essere attutite dall'età. Non esiste un background culturale a cui appellarsi, un possibile retaggio che si possa pensare ancora duro a morire. Non c'è nulla di salvabile. Sono molestie anche a 84 anni. Così come un insulto sessista è un insulto sessista anche se pronunciato da un'ottantaduenne. Se poi è vero che dopo una certa età ci si può aspettare di tutto, allora per andare in tv ci vorrebbe una licenza ad hoc. Una patente da rinnovare nel tempo, come per la guida, al costo di rifare l'esame se serve. Perché la regola del "show must go on" non vale sempre. Non più.

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