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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'intervista a Today

Il finale e i retroscena di "Mio fratello, mia sorella" spiegati dal regista Roberto Capucci

Il film Netflix ha dietro di sé una "storia nella storia" fatta di ricerca e di ascolto. Ce la racconta colui che l'ha scritta e diretta

Lo confessiamo: al termine della nostra chiacchierata con Roberto Capucci, regista del film Netflix Mio fratello, mia sorella, prima ancora di trasformarla nell'intervista-spiegazione che potete leggere qui sotto siamo andati a modificare al rialzo (di mezzo punto, precisamente) il voto che avevamo dato in fase di recensione.

Roberto Capucci regista-2

Un atto doveroso, anche se insolito, per quello che Capucci ci ha raccontato, portandoci di fatto dietro le quinte della sua storia. Partendo dal finale, e ricostruendo l'immenso, straordinario lavoro che sta dietro alla realizzazione di questo film. Non che in genere i film si improvvisino, ci mancherebbe, ma alle normali attività qui si aggiunge un attentissimo impegno per costruire in maniera credibile il personaggio di Sebastiano, il vero "protagonista nascosto" della storia.

Dal momento che siamo convinti che le parole di Capucci siano molto utili anche a chi deve ancora vedere il film (e visto che abbiamo promesso a Netflix adeguati spoiler alert), abbiamo quindi deciso di mettere al fondo dell'intervista la spiegazione del regista sul finale, per parlare prima di tutto il resto.

mio fratello mia sorella sebastiano cuffie ©LUCIAIUORIO-2

Partiamo allora da cosa ti ha ispirato, da cosa sei partito per creare questa storia.

"Mi ha ispirato la storia vera di un'amica che ha un fratello autistico a basso funzionamento, mi ha colpito il modo forte, ma anche divertente e con un giusto cinismo in cui lei parlava del suo rapporto con lui. Sono partito di lì per creare il personaggio di Sebastiano, e il suo rapporto con Tesla e Carolina"

Sei partito di lì, e poi come sei andato avanti?

"Diciamo che alla scrittura, che ho affrontato con l'aiuto di Paola Mammini, servono pensieri forti e veri. Per costruire il personaggio di Sebastiano abbiamo lavorato a lungo con psichiatri, pazienti e parenti dei pazienti.

In un certo senso abbiamo 'customizzato' un personaggio che non esiste, ma attraverso un lavoro di estremo rispetto della malattia, ogni scena fin dalla fase di scrittura e dei provini è stata studiata ad hoc per far sì che il personaggio fosse clinicamente credibile.

Prendiamo ad esempio una scena leggera ma molto studiata, quella in cui vede Ambra nuda: Seba ha uno shock emotivo, ma non reagisce, si gira e va via inizialmente: una reazione studiata con gli psichiatri che ma lo porta, non visto, poi a sfogare su sé stesso lo stress causato ferendosi, come fa quando ha l'esplosione nel vedere Emma con Nik in spiaggia"

Per ottenere questo risultato con Francesco Cavallo, che processo hai seguito?

"Ho provato a fare un discorso diverso dal solito. La schizofrenia e i disturbi analoghi al cinema vengono di solito spettacolarizzati, con allucinazioni e scene molto visive. Ma questi aspetti della malattia solitamente mal si conciliano con uno schizofrenico ad alto funzionamento come Seba.

Quindi come detto ci siamo affidati agli pischiatri. Abbiamo studiato molto, i racconti dei pazienti e dei loro parenti, e abbiamo avuto una grossa mano dal professor Giovanni Martinotti, coordinatore nazionale di Sip Giovani (Sip è la società italiana psichiatria, ndr).

Il prof. Martinotti mi ha raccontato una cosa che mi ha colpito molto. Mi ha fatto pensare alla schizofrenia come una grande scatola, dove ci possono essere tratti simili a patologie diverse, come il ritiro sociale dell'autismo, l'ossessione del bipolarismo, tratti di creatività come l'Asperger. Ma l'aspetto caratterizzante della schizofrenia restano le voci, Da lì la sfida principale del film che è stata raccontare un personaggio che parla con una voce mostrandolo come lo si vedrebbe realmente, senza sentire quello che lui sente"

E come hanno giudicato il risultato gli psichiatri?

"Sono stati entusiasti, ci hanno dato il loro 'bollino' perché hanno riconosciuto qualcosa di credibile e ben realizzato. Ho voluto dare a Seba una ragione in più per credere alla voce. È probabile che Seba abbia già sentito in passato altre voci, ma vuole convincersi che quella di Kelvin sia reale perché in qualche modo si lega al nonno e alla sua morte. Seba ha la percezione che per gli altri quella voce non possa essere reale, soprattutto per Tesla, e fa giurare a Nik di non dire niente. Lui vuole andare su Marte perché si sente 'prescelto' da Kelvin, un altro aspetto tipico della malattia"

mio fratello mia sorella sebastiano nik giuramento-2

In che modo vi hanno aiutato gli psichiatri?

"Ogni cosa è stata studiata con loro, per far sì che le caratteristiche della schizofrenia si sposassero con la storia. Siamo stati a Chieti, in università e nella clinica del professor Massimo Di Giannantonio che è stato nostro consulente e ci ha ospitato per parlare con i pazienti e raccogliere le storie molto forti dei loro parenti. Ci siamo quindi avvicinati alla schizofrenia con estremo rispetto e per questo la scelta di raccontare la voce di Kelvin senza sentirla è stata una sfida, a differenza di altri film che hanno trattato l'argomento in maniera diversa, attraverso appunto l'allucinazione visiva" 

In questa fase Francesco Cavallo era con te?

"Non solo lui, ho portato tutti a Chieti per immergerli in questa storia, tutti tranne Alessandro Preziosi, che doveva arrivare 'vergine' ed entrare a gamba tesa in quella casa e in quella famiglia"

Roberto Capucci regista 2-2-2

Wow, grazie di averci raccontato questa "storia dietro la storia". Prima di passare nella zona spoiler, ti faccio ancora una domanda fuori tema: quali sono le tue serie tv preferite?

Se mi avessi chiesto i miei film preferiti te ne avrei elencati a centinaia, perché sono più legato a quella dimensione. Quindi vado "de pancia", di appartenenza e ti dico Stranger Things e Breaking Bad. E poi ti dico una miniserie che mi piaceva molto quando ero piccolo, anche se oggi nessuno se la ricorda: Il ricco e il povero, con Nick Nolte. Mi ricordo fosse meravigliosa... ma magari era solo il mio ricordo da bambino..."

SPOILER ALERT - La spiegazione del finale di Mio fratello, mia sorella

mio fratello mia sorella francesco cavallo sebastiano violoncello ©LUCIAIUORIO-2

D'accordo, allora spiegaci il finale di "Mio fratello, mia sorella", perché a quanto pare ha avuto diverse interpretazioni.

"Beh, c'era volutamente il desiderio di lasciare un finale un po' enigmatico, che per assurdo è una scelta stilistica che in Italia si fa poco, e che quindi ha i suoi rischi.

In questo caso, noi sappiamo che il racconto è lineare fino all'incidente: Seba esce dalla chiesa, ha una crisi, viene investito e finisce in coma. Ora, tu come hai interpretato la scena in ospedale?"

Beh, la mia più che una interpretazione è la speranza che Seba sia ancora vivo, e che quindi quella scena abbia una valenza diciamo metaforica... Ci ho preso?

(ride) "Sì ci hai preso abbastanza. Perché nel momento in cui Sebastiano si riveglia è proprio una scena metaforica, o onirica, sicuramente non lineare rispetto al racconto, ma se si fa attenzione ci sono gli elementi per capire bene tutto. Perché lui dice le cose che prova in una dimensione diversa e dice proprio 'non so nemmeno se queste che dico sono parole mie o vostre, non so se mi sveglio o no'. Può essere un sogno o un pensiero di qualcuno che lo guarda, ma la verità è quella di chi guarda Seba.

Facciamo un passo indietro: ricordiamoci che parliamo di una persona affetta da schizofrenia, un disturbo che crea enormi difficoltà di comunicazione, ma questo non vuol dire che lui non provi sensazioni o non riesca a capirle.

Dunque Seba si risveglia e riesce a comunicare, dice 'non so neanche se sono parole mie ma comunque vada sono felice e va bene così', si gira e guarda sé stesso steso sul letto dell'ospedale.

Stacco, inquadratura sull'urna per farti pensare che è morto, Tesla prende un pugno di ceneri e le getta in mare, poi Carolina fa lo stesso... Poi si girano e vedi Sebastiano, capisci che è vivo ma le sue mani, con le sue stereotipie, ti fanno capire che lui ha superato il coma, ma non è guarito dalla schizofrenia perché non si guarisce dalla schizofrenia ma si può imparare a conviverci.

E poi succede un'altra cosa importante, forse poco notata ma fondamentale per capire il finale. Nik è indeciso se prendere o meno le ceneri di suo padre, il cui nome riconosci sulla targa dell'urna, e in quel frangente Seba lo anticipa, ne prende un pugno e va verso il mare - ricordiamoci che lui ha paura dell'acqua, ma in quel momento convive con il suo problema e si lascia andare, si tuffa e supera la paura. Riemerge e ci sono tutti: quello è il momento che coinvolge tutti, dove si realizza il perdono, il messaggio finale del film.

Ognuno compie un passo verso il perdono e Seba ne è il catalizzatore, e proprio in quest'ottica il fatto che sia vivo è importante perché altrimenti, tra le altre cose, l'arrivo di Nik nella loro vita avrebbe indirettamente causato la morte del ragazzo. È in sostanza un finale di speranza, non buonista, non un lieto fine ma un passo che i personaggi fanno per iniziare ad attraversare il dolore"

Ed è questo il vero tema del film, il perdono?

"Sì, i macrotemi sono il perdono e l'attraversamento del dolore, raccontati attraverso la schizofrenia e le famiglie 'schizofrenogene', dove chi è in contatto diretto coi pazienti può finire anche a contribuire nel creare un ambiente malsano e sviluppare disturbi ossessivi compulsivi o tratti borderline, come si vede per i post-it di Tesla e in tutto il comportamento del personaggio di Claudia Pandolfi, ma anche in certi aspetti di Carolina"

Mio fratello mia sorella post it foto lucia iuorio-2

Ho capito, ti ringrazio. E quindi come hai preso la mia recensione del film?

"Ti dirò, onestamente quando ho visto il titolo ho un po' rosicato. Perché avevo già letto alcune recensioni, di chi forse non si è fatto certe domande. E quindi il tuo titolo mi faceva leggermente storcere, ma poi ho visto che hai fatto questo atto interessante, di metterti in discussione, e l'ho apprezzato molto.

Alla fine sono molto contento perché invece il pubblico sta rispondendo alla grande. Lo vedo dai tanti messaggi ricevuti e dall'attenzione che si sta creando attorno al film. E poi sulla piattaforma mi sto confrontando con dei mostri sacri, che hanno anche budget molto più consistenti. Nella classifica generale siamo quarti, dietro solo a Squid Game, Maid e Sex Education, che per un giorno abbiamo messo dietro, e tra i film mi confronto con The Guilty con Jake Gyllenhaal e in questa classifica che è quella che conta siamo ancora nettamente primi... Direi che possiamo essere soddisfatti"

Allora chiudo con una domanda cattiva. Nella recensione ho scritto che potevi "osare di più" nel dare la scossa. Visto che siamo in zona "spoiler alert" posso spiegarmi meglio, mi riferivo al fatto che secondo me il momento in cui finalmente Nik si apre e confessa che sua moglie lo tradiva con il padre, ecco forse è arrivato tardi quel momento?

"È arrivato tardi per te spettatore, ma Nik confessa prima, quando lascia la lettera volutamente, pensando di andare via per sempre, cosa che non avverrà. Ma per capire meglio torniamo alla scena del suo ingresso in chiesa: indossa i jeans, e in una tasca mette il ritaglio di giornale che gli dà Sebastiano. Non li indosserà più, se non alla fine, quando infatti ritrova il foglio e decide di tornare indietro, e lì parte il finale.

Un finale aperto, poco comune dalle nostre parti rispetto ad esempio agli Stati Uniti dove il pubblico è più abituato a non avere tutta la spiegazione dettagliata di cosa è successo. Ma il nostro mestiere serve per sperimentare, per accettare sfide diverse, senza essere legati a un genere (io ad esempio arrivavo da una commedia come Ovunque tu sarai) e soprattutto senza preconcetti e pregiudizi"

mio fratello mia sorella preziosi in chiesa ©LUCIAIUORIO-2

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