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Venerdì, 19 Aprile 2024
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A Non è l’Arena le parole del pentito Mutolo sull’arresto di Messina Denaro

L’ex autista di Totò Riina ospite di Massimo Giletti interviene sulla cattura del boss mafioso

Dopo il pentito Boiardo, un altro pentito di mafia, Gaspare Mutolo è ospite del talk show della domenica di La7 guidato da Massimo Giletti che dedica l’intera puntata del 29 gennaio alla cattura del boss Matteo Messina Denaro.

Mutolo, prima di scegliere di collaborare con la magistratura è stato un personaggio vicinissimo a Totò Riina, a cui ha fatto per anni da autista, sicario e sodale.

Una vita a stretto contatto con le più alte sfere di Cosa Nostra lo rendono un interlocutore interessante relativamente a questo colpo inferto all’organizzazione criminale.

“Sembrava un appuntamento”

Il conduttore non ci gira intorno e gli chiede direttamente un parere sulla cattura di Messina Denaro e Mutolo dice, senza troppe esitazioni:

“Io per esperienza le posso dire, che ogni volta che è avvenuto un arresto di mafia, non solo dei grandi boss ma anche a livelli più bassi, c’è sempre stata una paura e grande agitazione intorno a quest’evento. L’arresto di Messina Denaro invece, sembrava un appuntamento, non c’era quell’agitazione tipica di un’operazione che sfocia nell’arresto di un mafioso”.

A queste parole, il padrone di casa prova a incalzare Mutolo per farlo dirigere verso il nocciolo della questione e fargli approfondire i suoi tentennamenti sulle immagini della cattura del boss, ma il pentito risponde citando Giovanni Falcone.

“Io sogno  che si avveri quello che diceva Falcone, e cioè che la mafia essendo un fenomeno umano ha avuto un inizio e dovrà avere la fine. E spero che questo evento  sia l’inizio dalla fine, perché la cattura di Messina Denaro può effettivamente chiudere un cerchio aperto da più di trent’anni”. Dice Mutolo, riferendosi alla sanguinosa stagione delle stragi e degli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino.

Giletti, cerca comunque di scavare ancora alla ricerca di verità ancora nascoste relative a Cosa Nostra negli anni di cui Mutolo è stato testimone e diretto protagonista e ricorda che l’uomo era una sorta di fidato braccio destro di Totò Riina e gli chiede perciò cosa ha captato frequentandolo o quali segreti nascondeva nella sua casa il boss. La risposta è ancora una volta piuttosto generica.

“In quella casa erano custoditi i segreti relativi ai contatti che aveva la mafia con alcuni politici. In politica ci stanno persone buone,ma in mezzo a queste persone buone ci sono anche persone che lo sono meno. Quando si parla di eversione si pensa solo alle azioni di mafia e terrorismo, ma la cosa più grave sono i contatti della politica con la mafia.”

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