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Venerdì, 29 Marzo 2024

Claudio Pizzigallo

Giornalista

Da Hunziker-Scotti a LOL passando per i Simpson: la discriminazione fa male solo a chi la subisce

Breve riassunto delle polemiche settimanali nel mondo dello spettacolo: Striscia la notizia e "l'imitazione" dei cinesi che ha travolto Michelle Hunziker e Gerry Scotti; il doppiatore originale di Apu chiede scusa agli indiani; e infine LOL, con l'imitazione (stavolta senza virgolette) degli italiani nella versione australiana e l'uscita della canzone "Mignottone pazzo" di Michela Giraud.

Ad accomunare questi casi mediatici c'è l'ormai costante dibattito su cosa è discriminatorio o razzista e cosa no. Ma prima ricapitoliamo cosa è successo.

Il caso dell'"imitazione" dei cinesi di Hunziker e Scotti a Striscia

Partiamo con il caso più discusso, almeno in Italia. Come abbiamo scritto qui su Today due giorni fa: "Striscia la Notizia e i conduttori Gerry Scotti e Michelle Hunziker sono finiti nel mirino del noto account Instagram ‘Diet Prada’ con l’accusa di razzismo. Il profilo americano da 2,7 milioni di follower [...] ha condiviso alcuni contenuti [...] in cui si mostravano i due timonieri del tg satirico protagonisti di uno sketch che faceva il  verso alla lingua e alla cultura cinese, [...] scimmiottando il modo di pronunciare la lettera erre da parte dei cinesi [...] mentre entrambi tenevano lo sguardo tirato alle estremità per simulare gli occhi a mandorla".

Le proteste scatenate da Diet Prada hanno portato alle immediate scuse dei conduttori di Striscia, in particolare di Michelle Hunziker, che - pur con una frase non proprio azzeccata sul concetto di "urtare la sensibilità", come sottolineato da Luca Sofri - ha cercato di riparare al danno che la sua "gag" rischia di procurare non solo a sé stessa, a Gerry e a Striscia (a proposito, ne approfittiamo per condannare fermamente le minacce di morte ricevute), ma anche all'azienda del marito Tommaso Trussardi.

Sì, perché non è un caso che la bufera sia nata da un account social che si occupa per lo più di moda. Diet Prada, infatti, è lo stesso profilo che nel novembre 2018 aveva scatenato la polemica sul razzismo verso i cinesi di Dolce & Gabbana (per chi non se lo ricorda, ne parlammo a Today dall'inizio fino alle scuse dei due stilisti). E, come per D&G, anche per Trussardi e per tutto il mondo del fashion di lusso il mercato cinese è fondamentale.

Il caso del doppiatore di Apu che chiede scusa agli indiani

Negli stessi giorni, negli USA è divampata una polemica che è arrivata fin da noi. In breve, Hank Azaria, storico doppiatore di Apu, Carl, Boe, Winchester e altri personaggi dei Simpson, ruolo che ha abbandonato lo scorso anno, ha chiesto scusa per aver contribuito alla creazione del personaggio di Apu, il commerciante indiano del Jet Market.

"Una parte di me sente la necessità di andare da ogni singola persona indiana in questo paese e chiedere scusa personalmente. E a volte lo faccio" ha detto Azaria, riferendosi al senso di colpa per aver dato ad Apu una connotazione stereotipata e quindi razzista: "Sembra qualcuno che fa l'imitazione di un uomo bianco che prende in giro mio padre" disse qualche anno fa Aziz Ansari, comico statunitense di origini indiane e autore della serie tv Netflix Master of none.

LOL: l'imitazione degli italiani in Australia e il "mignot*one pazzo" di Michela Giraud

Decisamente meno scalpore hanno destato due casi relativi al fenomeno del momento, LOL: chi ride è fuori. Ma comunque: qualcuno ha notato - noi lo avevamo detto subito - l'imitazione dell'accento italiano da parte dei comici della versione australiana di LOL; parallelamente, qui da noi è uscita la canzone "Mignottone pazzo" che Michela Giraud aveva solo accennato nell'esilarante show comico di Prime Video.

Cos'hanno in comune questi casi?

Proviamo quindi a fare chiarezza su tutti questi casi. Separando i primi due dagli altri, per un semplice motivo: le scuse dei conduttori di Striscia ai cinesi e le scuse di Azaria agli indiani sono doverose, perché in effetti hanno alimentato - seppur involontariamente - una discriminazione razzista; al contrario, le polemiche su LOL ci sembrano puramente strumentali, volte cioè a far passare il messaggio "e perché allora nessuno si scandalizza per la presa in giro degli australiani e l'offesa alle donne di Giraud?". 

Ed è proprio questa domanda (un po' faziosa) il centro di tutto il dibattito su cosa è offensivo e/o discriminatorio e cosa invece non lo è. Lo scopo di questa domanda, infatti, è di "buttare in caciara" un argomento che esige invece profonde e oneste riflessioni da parte di tutti, ma soprattutto da parte di chi - di volta in volta - non è l'obiettivo di offese e discriminazioni.

Sempre più spesso, infatti, assistiamo ad atteggiamenti assolutori nei confronti di ipotetici casi di razzismo, ma ad assolvere gli accusati sono quasi sempre persone che non subiscono quelle discriminazioni. "E vabbè, che sarà mai? Se questo è razzismo è la fine della comicità" è la frase tipica che pronuncia chi non ha provato quel razzismo sulla propria pelle (letteralmente). E che quindi farebbe meglio a immedesimarsi in chi invece subisce atteggiamenti discriminatori, o - in mancanza di empatia - a evitare di esprimersi tirando fuori la solita cosa dell'esasperazione del politically correct.

Ma allora perché non scateniamo anche noi italiani una bella bufera sui comici australiani che ci imitano? E perché non sta scandalizzando nessuno la canzone di Michela Giraud? Proviamo a rispondere anche a queste domande, partendo dalla seconda.

Il caso mancato delle offese alle donne per "Mignot*one pazzo" 

Qualcuno ha provato a dire: "E perché Mignottone Pazzo di Michela Giraud non è offensivo per le donne?". Ora, magari nei prossimi giorni la polemica esploderà davvero, ma ci sentiamo di sottolineare una cosa: in questa canzone, forse Giraud non offende la sensibilità delle donne perché semplicemente parla di sé stessa. È lei che pubblica i selfie osé su Instagram per rifarsi dopo essere stata lasciata da un "ragazzo con un bel terrazzo". Ed è lei stessa a rendersi conto di rischiare di perdere la dignità, ma a volere comunque comportarsi in questo modo.

Per parafrasare un motto femminista, "il corpo e l'account Instagram sono miei e li gestisco io". Non stiamo parlando di un uomo che dice cose offensive, o fa cat calling (per riferirci a un altro caso recente), a una donna, ma di una donna che prende in giro se stessa in maniera comica e autoironica. Ed è tutta un'altra storia.

LOL Australia: noi italiani siamo troppo buoni? Non toccateci la cucina

Quanto al fatto che - almeno per ora - non ci sono grosse polemiche sull'imitazione degli italiani a LOL Australia, precisiamo subito una cosa per chi non ha visto la scena. In quei due minuti in cui i comici australiani riproducono la parlata nostrana (o meglio, il nostro accento quando parliamo inglese), si prende in giro il nostro modo di gesticolare, la musicalità della nostra lingua e la nostra "erre", così buffa per chi, parlando inglese da madrelingua, la pronuncia in modo molto differente.

Nessun riferimento alla mafia, al mandolino o ai soliti stereotipi offensivi. Al di là dell'aneddoto volgare su un ragazzo italiano (e quindi non a tutti gli italiani in quanto tali) riferito da una comica, al massimo si può azzardare un paragone con la presa in giro di Striscia sui cinesi che dicono "Lai" invece di "Rai". Ma non è certo una cosa che ci scandalizza, anzi al massimo ci fa ridere che gli anglofoni dicano "Uoma" invece di Roma, o "Uobeuto" invece di Roberto. 

Allora questo significa che noi italiani siamo meno permalosi dei cinesi, che ci facciamo prendere in giro tranquillamente senza offenderci, a patto di non darci dei mafiosi? Apparentemente sì, ma in realtà non proprio.

Il punto vero, alla fine, è che ognuno ha metri di giudizio diversi e sensibilità differenti. Quello che dà fastidio a una persona, o a un popolo, non è un problema per altri. Ad esempio, noi italiani diventiamo iper suscettibili quando qualcuno tocca la nostra cucina. Se vediamo uno straniero che cucina un piatto di spaghetti in modo non consono, magari condendoli con il ketchup, non ci facciamo scrupoli a rispondere con indignazione. Se guardiamo una foto di una pizza con l'ananas, siamo pronti alla guerra. In certi casi, siamo pronti a cacciare dal Paese anche un italiano colpevole di usare la pancetta al posto del guanciale nell'amatriciana, figuriamoci...

Il rispetto che pretendiamo nei confronti nostri e della nostra cucina, quindi, dovrebbe essere pari al rispetto che dobbiamo portare verso chi ha altre sensibilità e altre molle che fanno scattare l'indignazione. Qualcuno all'estero può non capire la nostra suscettibilità sulle deformazioni culinarie? Certo. Ma è proprio per questo che dovremmo imparare che chi si sente offeso e discriminato lo fa in base al proprio metro di giudizio, e che l'unica cosa da fare è, appunto, rispettare chi si arrabbia dopo una presa in giro, voluta o meno. O, per lo meno, evitare di dire "ma che sarà mai" quando a subire l'offesa altrui sono persone diverse da noi. 

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