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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Riccardo Bocca accusa Vittorio Sgarbi: “Mi ha augurato di prendermi il Covid. Stavolta è andato oltre”

Su Facebook lo sfogo del giornalista rivolto al critico d'arte per avergli riservato pesanti insulti con vari messaggi telefonici dopo una sua videolettera

Riccardo Bocca ha affidato a Facebook un post di accuse nei confronti di Vittorio Sgarbi, tacciato di avergli mandato una serie di messaggi telefonici per insultarlo e augurargli di ammalarsi di Covid. I motivi del rancore da parte del critico d’arte nei confronti del giornalista sarebbero da attribuire ad una videolettera pubblicata sul sito TPI con il titolo "Sgarbi e il grottesco sonno della ragione" che Bocca ha rivolto proprio a Sgarbi e che esordisce ponendolo “al centro di un vortice imbarazzante: addirittura rinviato a giudizio per associazione a delinquere, con l’accusa di avere autenticato opere d’arte false”.

“Alle 5 di questa mattina il mio cellulare ha iniziato a vibrare. D'istinto, svegliandomi, ho temuto fosse successo qualcosa ai miei figli. Invece era Vittorio Sgarbi. Dalle 5 alle 5,50 mi ha sommerso di messaggi riguardo alla videolettera che gli ho inviato nei giorni scorsi sul sito di Tpi”, scrive Bocca nel post Facebook: “All'interno tante polemiche e tanti insulti, da "meschino" a "mezza sega" a "leccaculo di Conte" (a me!). E va bene, ci conosciamo da troppi anni perché mi stupisca. Però stavolta è andato oltre. Mi ha augurato di prendermi il Covid: "Il coronavirus sia con te, che sicuramente ne guarirai, ma non da quello che hai in testa". Questo è l'uomo”.

La videolettera di Riccardo Bocca a Vittorio Sgarbi

Nella videolettera di Riccardo Bocca a Vittorio Sgarbi pubblicata su TPI in data 29 ottobre, il giornalista esprime il suo biasimo verso il critico d’arte: “Per l’ennesima volta lei si ritrova al centro di un vortice imbarazzante: addirittura rinviato a giudizio per associazione a delinquere, con l’accusa di avere autenticato opere d’arte false”, esordisce: “Sia chiaro: saranno i giudici a decidere la sua sorte, esattamente come hanno fatto quando l’hanno condannata per falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato per il suo assenteismo dai Beni culturali. Un brutto spettacolo, per uno che da sempre si è sempre definito paladino, invece, del bello”.

Poi l’affondo: “E però non è questo il punto. La questione, piuttosto, è la smania euforica con cui lei coltiva il peggio di sé. Costantemente, tenacemente, sciaguratamente. Ormai è appassita la pazienza del pubblico, che tutto le perdonava quando lei si limitava a discettare di quadri. E adesso è struggente vederla succube di tutti questi demoni”. Bocca aggiunge, ancora, che “nessuno, caro Sgarbi, dimenticherà le parole che lei ha speso sul virus che ci sta assediando, definito “un pericolo che non c’è”. Nessuno, altrettanto, dimenticherà il volo demenziale di proporre la candidatura di Morgan a sindaco di Milano: idea, peraltro, che lo stesso Morgan ha lasciato schiantare a terra. Per non parlare della video-performance per Le Iene seduto sul water, o delle altrettanto oscene partecipazioni al telecirco di Barbara D’Urso”.

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