Sabrina Paravicini di ‘Un medico in famiglia’, lotta contro il cancro: “Insultata per la chemio”
L'attrice che nella serie tv di Rai Uno interpretava l'infermiera Jessica sta documentando su Instagram la sua battaglia per sconfiggere il tumore al seno. Con i follower ha condiviso anche lo sfogo verso chi l'ha accusata di non essersi affidata a fantomatiche cure alternative per guarire
Nella seguitissima serie televisiva di Rai Uno ‘Un medico in famiglia’ Sabrina Paravicini ha interpretato Jessica, l’infermiera amica del protagonista Lele Martini (Giulio Scarpati). Poi l’attrice 48enne ha dovuto allontanarsi dalle scene per affrontare la dura battaglia contro un tumore al seno, una prova dura e affaticante che sta raccontando su Instagram attraverso foto e aneddoti inerenti al suo percorso verso la guarigione.
Sabrina Paravicini e la lotta contro un tumore al seno
Lo scorso anno Sabrina aveva spiegato di aver messo da parte la carriera per stare vicina al figlio13enne Nino, che ha la sindrome di Asperger. Poi la scoperta della sua malattia, nata da una cisti che teneva sotto controllo da anni: “Il tumore era nascosto dietro la cisti che stava sotto al capezzolo, pare che le cellule tumorali abbiano attaccato la cisti e grazie a questo attacco il mio corpo ha parlato. Quando ho avuto la diagnosi, il tumore aveva solo sei mesi, era grande due centimetri e mezzo e aveva già creato un’area infiammatoria di 6 centimetri. Era veloce e aggressivo. Non ancora operabile. Nel giro di due settimane ho iniziato la chemioterapia”, ha spiegato sui social.
Sabrina Paravicini: “La chemio è offensiva e orribile ma è l’unica cura certa e protocollata”
Sabrina Paravicini sta condividendo con i follower che le dimostrano tutto il loro affetto ogni passo della cura necessario per sconfiggere la malattia, compreso lo sfogo contro chi l’ha accusata di essersi sottoposta alla chemioterapia.
“Caro Alberto, che tu sia vero o finto sappi che non ho intenzione di morire di chemioterapia”, ha scritto l’attrice a margine della foto che mostra il commento di un utente che le rivolgeva la colpa di non seguire fantomatiche cure alternative: “La chemio è offensiva e orribile ma è l’unica cura certa e protocollata. Anche io non la volevo fare, non volevo il veleno nel mio corpo e solo io so quanto è avvelenato oggi il mio corpo dalla chemio. Ci ho anche provato a pensare di fare qualcosa di alternativo, non potevo permettermi di perdere neppure un mese, figuriamoci un anno per sperimentare”.
“A tre giorni dalla diagnosi una sorta di guru alternativo mi ha insultata per telefono perché non ho accettato di fare solo il “suo” protocollo curativo di 120 giorni, mi gridò: “si faccia avvelenare dalla chemioterapia, che stupida!” MA: Questo è il referto della risonanza che ho fatto dopo 4 cicli di epirubicina, un mese fa: remissione al 90% del tumore”, ha proseguito prima di concludere: “Caro Alberto non morirò di chemioterapia. Poi si vedrà e comunque: fino a qui tutto bene”.