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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Liorni e pochi altri: dopo Frizzi, il garbo che sopravvive alla tv "urlata"

La "televisione di una volta" e chi ancora oggi le rende onore: Conti, Liorni, Ossini. Lontani dai sottopancia "choc", ma ugualmente vicini alle emozioni del pubblico

"Faceva parte della tv di una volta, quella di chi entrava nelle case degli italiani in punta di piedi". Di bocca in bocca, di ricordo in ricordo, è questo il sentimento rimbalzato in questi giorni nei servizi montati dalle televisioni, negli articoli commemorativi dei giornali, nelle parole dei tanti telespettatori - oltre 10mila - che la mattina del 27 marzo erano in fila per omaggiare un'ultima volta Fabrizio Frizzi. Un leit motiv. La consapevolezza, a tratti tardiva e (ben) ritrovata, del valore che può regalare il garbo quando occupa lo spazio del piccolo schermo. 

Diciamocelo: la presa di coscienza di ciò che era Frizzi, in parte, è arrivata a scoppio ritardato. "Te lo aspettavi che t'amavamo così?", ha scritto Lorella Cuccarini in calce ad una sua foto, pubblicata in rete. Domanda legittima. "Un signore della tv", "Il presentatore garbato", "Il conduttore buono": nella fiumana di gente presente alla camera ardente allestita in Rai, Frizzi ha riavuto indietro i sorrisi gentili che per anni ha rivolto al suo pubblico. E ci siamo ritrovati improvvisamente investiti dalla bellezza della discrezione. Di una conduzione così impeccabilmente rispettosa da risultare quasi sommessa ed inosservata, nonostante 35 anni di carriera e 65 trasmissioni.

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Professionale, di classe. Mai agognante di volgarità, polemiche, urla o lacrime dallo share facile. All'epoca, neanche la sua storia con Rita Dalla Chiesa, più grande di lui di dieci anni (uno scandalo per i tempi!), e il seguente divorzio hanno dato adito allo sfruculiare del gossip di bassa lega. Frizzi - è stato detto - era "uno di noi", "il conduttore della porta accanto". E per lui il cordoglio nazionale è stata una folla composta, finalmente e improvvisamente umanissima in un mondo di odiatori seriali. 

E' la potenza della gentilezza. Che nel presente della viralità e della virulenza, dei sottopancia "CHOC" e delle "ESCLUSIVE" splatter e gridate, fa riscoprire che la "tv di una volta" ha ancora dei volti. Ma in versione 2000, in edizione 2.0. Volti che ci auguriamo non subiscano le "ingiuste e lunghe umiliazioni" di cui, ricorda sul suo blog Nando Dalla Chiesa, Frizzi è stato vittima per mano dell'azienda. 

Basta fare caso alla gestualità ponderata di Marco Liorni, che ogni pomeriggio su Rai 1 è una carezza per chi vive spesso anziano e solo. All'ironia misurata di una colonna del servizio pubblico come Carlo Conti. Allo sguardo buono, al sorriso accomodante di Massimiliano Ossini, cui non ci dispiacerebbe vedere ceduto il timone de "L'Eredità" il prossimo anno.

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