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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'intervista a Today

Veronica Ruggeri: "Le Iene mi hanno cambiato la vita, ma i primi anni volevo scappare. Nadia Toffa? Lì dentro era una luce"

Inviata e conduttrice del programma di Italia 1, oggi è uno dei suoi volti più amati. Durissima la gavetta, "non si diventa iena di botto" racconta a Today. Tanta determinaziona l'ha ripagata e nel futuro continua a vedere la tv, anche in altre vesti

Nata a Borgotaro, in una tranquilla vallata emiliana, Veronica Ruggeri nella vita era convinta di fare tutt'altro. La carriera militare, ad esempio, pensata di intraprendere finito il liceo per poi invece iscriversi alla facoltà di Economia a Parma. A ventun'anni l'occasione di entrare a far parte de 'Le Iene', colta al volo nonostante tutto quello che significava. Un bel trampolino di lancio, sì, ma anche una gavetta durissima - lontana dalla sua famiglia, tra la redazione e un monolocale di Cologno Monzese - che più volte l'ha portata a pensare di mollare tutto e tornare al punto di partenza. Fondamentali la sua determinazione, la passione per un lavoro che imparava a conoscere giorno dopo giorno e Riccardo Festinese, autore storico del programma di Italia 1, che le ha fatto da papà milanese e convinta a restare. Le prime inchieste, l'imbarazzo di rivedersi in video, la timidezza che ancora oggi fatica a nascondere e l'amore con il collega Nicolò De Devitiis. "Sono una persona normale che è finita a fare questo programma e cerca di farlo nel migliore dei modi" spiega a Today. 

La settimana scorsa hai condotto una partita benefica contro la violenza sulle donne. A distanza di pochi giorni ad Aurora Leone dei The Jackal è stato vietato di giocare alla Partita del Cuore "perché donna". Per ogni passo in avanti, dieci indietro?
"Dieci passi indietro, esatto. Ero molto emozionata durante la partita Bomber & King nel vedere tutti quegli uomini scendere in campo per le donne. Sono stata felice di presentare quell'evento. In 8 anni di Iene di servizi e storie di questo tipo ne ho raccontate parecchie, ho sempre paura di ripetere le stesse cose ma purtroppo non basta mai. Lo dimostrano i numeri che continuano a salire. Tra il 2019 e il 2020 c'è stato un aumento delle richieste d'aiuto del 70%, i dati non migliorano. Quello che è successo ad Aurora mi è dispiaciuto molto, sono cose che non dovrebbero succedere. Non ci sono giustificazioni e le scuse non bastano. Non doveva succedere punto e basta".

Certi stereotipi sessisti moriranno mai?
"Io ci spero sempre, ma è difficile. Va cambiata la mentalità della gente, è ignoranza ma anche cultura. Andrebbe quasi resettato il cervello, si tratta di educazione che dovrebbe arrivare anche a chi non ha più 10 anni". 

Finito il liceo stavi per intraprendere la carriera militare, di certo non si può dire che ti facevi condizionare da certi pregiudizi...
"Assolutamente. Ero molto timida, non ero la ragazza che girava per casa con la spazzola imitando Lorella Cuccarini, per intenderci. Sognavo una carriera militare forse anche senza sapere cosa significasse davvero. Era un amore che avevo fin da piccola. Quando mio padre venne ricoverato per un piccolo intervento il vicino di letto era un militare, l'ho assillato di domande. Forse l'intervista più lunga della mia vita. Ero innamorata di quel mondo. Crescendo sono arrivate delle occasioni a cercarmi e le ho viste anche come motivo per darmi una bella svegliata. In quegli anni ho fatto un milione di passi da gigante".

Occasioni che ti hanno portato su un'altra strada, quella della tv.
"E mi è piaciuta fin da subito".

Nel 2013 debutti a Le Iene come inviata, qual è stata la tua prima inchiesta?
"Si chiamava 'Nell'inferno dell'usura'. Me la sono anche rivista un paio d'anni fa. Era un tema che volevo trattare ed è andata in onda perché erano successe una serie di cose che l'avevano resa attuale, quindi anche il capo-autore era stato quasi obbligato. Quel periodo stavo facendo gavetta, per due anni me ne sono stata bella e buona alla scrivania. Quando è andato in onda quel servizio non ho voluto vederlo, non volevo né ascoltare la mia voce né guardarmi in video per l'imbarazzo. Sempre per quel problema che ti dicevo prima, la timidezza. La sto togliendo piano piano, ma ancora oggi a trent'anni c'è. Questo lavoro mi sta aiutando, ma l'emozione si intravede spesso. C'è ancora un bel lavoro da fare".  

Invece l'inchiesta di cui vai più fiera?
"Avevo trattato la storia di una ragazza che faceva uso di crack e nel frattempo allattava il suo bimbo. Sono stati un paio di servizi, abbiamo fatto l'intervento con la polizia e il bambino è stato portato via perché stava male fisicamente. Abbiamo cercato di aiutare lei il più possibile e in quel momento sono stata felice perché stavo facendo qualcosa di veramente buono. Purtroppo dopo qualche anno questa donna ha ricominciato a fare uso di sostanze e questo mi ha rattristato. E' stata una storia che ho sentito molto". 

Hai mai avuto paura durante un servizio?
"E' capitato. Una volta mi hanno chiusa dentro un garage con un tipo che mi inseguiva, l'ultima un mese fa, mentre parlavo con un uomo che stalkerizzava la ex e ad un certo punto ha tirato fuori un coltello. Lì io e l'autrice ci siamo guardate, eravamo pallide. In quei momenti però la paura non la senti, ci pensi dopo. Sei talmente presa da quello che fai che vai avanti". 

A volte le vostre inchieste finiscono al centro di vicende giudiziarie. Come rispondi a chi vi accusa di calcare troppo la mano o di costruire servizi ad hoc?
"Parlo per me. E' vero che siamo una grande famiglia ma è giusto che risponda chi fa il servizio. A me questa cosa non è mai successa. Cerco di non sbagliare e mi limito a raccontare le storie. E poi seguo tutto, nel minimo dettaglio, riguardo il servizio più di una volta prima della messa in onda". 

Difficile stabilire un confine netto tra giornalismo e tv in un programma come Le Iene, non pensi?
"Io non sono giornalista, ci tengo sempre a specificarlo anche nel rispetto di chi lo è. Cerco di dire quello che tutte le persone direbbero al posto mio in determinate situazioni. Sono una persona normale che è finita a fare questo programma e prova a farlo nel migliore dei modi. Detto ciò, trattiamo storie diverse e sicuramente un giornalista lo farebbe diversamente da come lo faccio io. La forza delle Iene però credo stia proprio in quello, nel passare da un'inchiesta allo scherzo, mischiare temi delicati all'intrattenimento. Tre ore di servizi tosti sono difficili da digerire". 

Dal 2019 sei al timone del programma, il giovedì sera, insieme a Nina Palmieri e Roberta Rei. Come ti trovi nei panni della conduttrice?
"Mi piace molto ed è una grande palestra che in realtà ho iniziato con 'Giù in 60 secondi', un programma che sento molto mio e conduco insieme a Vic di Radio Deejay. Ho iniziato con questo, poi sono arrivate Le Iene. E' quello che vorrei fare da grande".

La gavetta ormai l'hai fatta...
"E che gavetta, è stata veramente tosta. Adesso ringrazio quegli anni, ma allora volevo tornare a casa. Avevo 21 anni, vivevo in un monolocale a Cologno Monzese, facevo casa-lavoro e lavoro-casa. I miei genitori mi chiedevano ogni giorno se fossi davvero sicura di restare lì. Era dura ma mi piaceva quello che facevo. Ero piccola, credevo di essere in grado di farlo, ma ci vuole tempo per imparare a fare la iena, non ci si diventa così di botto. Avevo preso anche tanti chili in quel periodo, perché non stavo bene".

Tanta determinazione ha ripagato.
"Sì, però quando ripenso a me in quel periodo mi faccio una tenerezza".

C'è stato qualche collega che ti ha aiutato?
"Parlavo tanto con Matteo (Viviani, ndr), ma mi ha aiutato moltissimo Riccardo Festinese, un autore storico delle Iene che mi ha fatto da papà milanese. Spesso mi capitava di dire basta, pensavo di tornare a casa, nella mia bella valle, continuare l'università. Lui invece mi è stato vicino e mi consigliava di insistere, che ero ancora giovane. E ha fatto effetto, perché sono rimasta". 

Ad agosto saranno due anni senza Nadia Toffa. Cos'è cambiato nella famiglia delle Iene dopo la sua scomparsa?
"Lei era la iena numero uno. Era una delle persone con cui mi confrontavo di più, si sente tanto la sua mancanza. Era una luce lì dentro, è stata una botta grande per tutti". 

Il ricordo più bello che hai di lei?
"Quando sono arrivata. I primi mesi stavano organizzando una corsa e mi ricordo lei, in pantaloncini corti, super gasata. E' stata la prima volta che l'ho vista e mi ha travolto subito con la sua energia, rara da vedere. Nadia era pazzesca". 

In redazione hai trovato anche l'amore. 
"Sì, ho trovato l'amore. In realtà lo conoscevo da tempo, lui è arrivato pochi mesi dopo di me. Per anni siamo stati amici, un periodo ci siamo persi e ci siamo ritrovati quando eravamo entrambi single. Parlavamo tanto, ci confrontavamo sia sul lavoro che sulle nostre vite, ci raccontavamo tante cose, ahimé, perché poi questa cosa torna. Poi abbiamo deciso di passare una giornata insieme, ma in amicizia, e lì è successo quel che è successo. Eravamo a Gardaland e abbiamo percepito entrambi qualcosa di diverso. Sono molto felice".

Parlate di matrimonio?
"E' un po' presto. Non perché non sono sicura, però non se ne parla ancora. Non ti nego che mi piacerebbe tanto una famiglia mia e se stiamo ancora insieme dopo 2 anni è perché una progettualità c'è. E' quello che vorremmo". 

Quanto sei iena nella vita?
"Ci sono momenti in cui sono super iena, dipende dalle situazioni. Per esempio nella vita di coppia e in casa non lo sono per niente, da piccola invece mia mamma diceva diceva che lo ero. Adesso lo sono un po', quando serve. Quando mi incazzo mi incazzo, sì". 

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