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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"Gayolo delle scimmie": com'è nato il disgustoso hashtag su Twitter

L'orrendo hashtag sarebbe nato a seguito di un post di Matteo Bassetti

Una semplice statistica è bastata a trasformare una malattia infettiva in uno stigma nei confronti della comunità omosessuale. Nulla di nuovo purtroppo, un déjà-vu che porta la mente agli anni '80 quando l'Aids era considerato la "malattia dei gay e dei tossicodipendenti". Da quando sono stati pubblicati i primi dati riguardanti il vaiolo delle scimmie e la sua incidenza nella popolazione l'allarme "stigma" si è fatto sempre più concreto. Sul sito dell'Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, si legge infatti che la "probabilità che l'MPX (monkeypox) si diffonda nelle persone che hanno più partner sessuali, inclusi alcuni gruppi di uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), è considerata alta nell'UE/SEE".

Ma nonostante le raccomandazioni della comunità scientifica nello specificare che il vaiolo delle scimmie non sia una "malattia omosessuale" l'hashtag diventato tendenza in Italia, #GayoloDelleScimmie, dimostra ben altro. A denunciarlo tra i vip è stato anche Tommaso Zorzi, influencer e conduttore, che su Twitter ha scritto: "Vedo in tendenza #GayoloDelleScimmie e capisco come mai in Italia vincerà la Meloni". Ma oltre a lui sono stati molti altri gli utenti che hanno denunciato quanto questo hashtag sia solo un altro modo per offendere la comunità Lgbtq. 

Com'è scoppiato il "GayoloDelleScimmie"

Lo scandaloso hashtag sarebbe nato a seguito di un post di Matteo Bassetti, Professore ordinario di malattie infettive all'Università di Genova, una delle figure di riferimento per la divulgazione di informazioni riguardanti il covid nel nostro Paese negli ultimi due anni.

Su Instagram Bassetti ha scritto un post in cui spiegava perché non fosse corretto chiamarlo "vaiolo delle scimmie" e in cui riportava i dati sui contagi. Le sue parole però sono state strumentalizzate da chi cercava solo un pretesto per iniziare una nuova caccia alle streghe. 

"Mai, nella storia moderna, il nome di una malattia infettiva è stato più sbagliato e fuorviante che non chiamare così il #vaiolodellescimmie. Molta gente ignorante infatti pensa si tratti di una malattia che la scimmia ha trasmesso all’uomo. Forse 30 anni fa i primi casi furono trasmessi da un primate - spiega Bassetti - ma oggi è una malattia infettiva a trasmissione interumana dove gli animali non c’entrano assolutamente nulla".

"Varrebbe la pena, vista la diffusione globale (quasi 25000 casi in 90 paesi del mondo) di cambiargli nome ove evitare errori già commessi in passato. #monkeypox è tutt’altro che una malattia banale. Si sono visti già i primi decessi fuori dell’Africa e le lesioni che provoca sono spesso invalidanti, quando colpiscono i genitali e l’ano", spiega ancora.

Poi ecco che arriva il punto in cui parla dell'incidenza dei casi nella popolazione: "In oltre il 95% dei casi sono stati colpiti giovani maschi tra i 20 e i 40 anni che si sono contagiati per via sessuale, prioritariamente omo e bi-sessuale. Occorre agire subito all’interno delle comunità gay per raccomandare sia comportamenti sessuali responsabili che la vaccinazione. Non è più il caso di continuare con atteggiamenti ideologici e di censura. Questo è un problema medico-sanitario che viene prima di ogni altro discorso (sociale, politico o religioso)". Le sue parole per quanto criticabili, anche se lo ribadiamo non puntano il dito contro nessuno, sono state completamente fraintese e ciò lo dimostra anche il commento che Alessandro Cecchi Paone ha lasciato sotto al post: ovvero le mani che applaudono. E lo stesso Cecchi Paone ha chiarito che non si stava trattando di un attacco agli omosessuali rispondendo con un "Chi?" ad un utente che voleva aprirgli gli occhi scrivendo: "Sta letteralmente stigmatizzando la comunità LGBT..".

Purtroppo però su Twitter si possono trovare immagini e commenti raccapriccianti: "E quindi #GayoloDelleScimmie dite? Ricordatevelo quando andate a prenderlo nel cu*o di nascosto dalle vostre mogli e figli, cari etero alfa" è uno dei molti. E poi ecco dei fotomontaggi in cui il tampone per il covid diventa un tampone per dimostrare l'eterosessualità o quelli in cui c'è un uomo nudo con la mascherina chirurgica a coprirgli il fondoschiena. Ovviamente la comunità Lgbtq, e non solo, ha prontamente risposto segnalando i profili che hanno pubblicato e ricondiviso i post con frasi e immagini offensive e discriminatorie. 

Sarebbe molto più semplice far ricadere la colpa su Matteo Bassetti, potrebbe essere accusato di essere lui l'artefice di ciò, ma in realtà non è così. La colpa è di chi si nasconde dietro dei dati scientifici e li utilizza per offendere, denigrare, schernire e svilire chi ancora viene considerato diverso solo perché appartenente alla comunità Lgbtq.

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