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Domenica, 3 Dicembre 2023
Gli scenari / Ucraina

Salta l'accordo sul grano tra Russia e Ucraina, cosa succede ora

L'intesa aveva permesso di esportare più di 9 milioni di tonnellate di cereali in tre mesi. Adesso le forniture sono a rischio e sia Mosca che l'Europa stanno cercando strade alternative

Il ritiro della Russia dall'accordo sul grano con l'Ucraina rischia di creare una nuova crisi alimentare e sta già portando a un aumento dei prezzi di questi cereali nei mercati di tutto il mondo. Finora l'intesa raggiunta grazie alla mediazione delle Nazioni Unite a luglio, e che sarebbe comunque scaduta il prossimo 19 novembre e necessitava di un rinnovo, aveva permesso a Kiev di trasportare più di nove milioni di tonnellate di cereali e semi da olio, mentre a Mosca era stato permesso di esportare cibo e fertilizzanti, contribuendo a far scendere i prezzi dei prodotti alimentari del 15% rispetto al picco di marzo, dopo che la guerra aveva reso il percorso insidioso.

Ora che Vladimir Putin ha deciso di far saltare i patti, dopo l'attacco con i droni a diverse navi russe nel porto di Sebastopoli in Crimea, le forniture a livello mondiale sono in pericolo. "La Russia usa di nuovo il cibo come arma. Questo atto costituisce un'ulteriore minaccia per la sicurezza alimentare globale", ha accusato il commissario europeo all'Agricoltura, Janusz Wojciechowski. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha definito la mossa di Putin "puramente oltraggiosa" e il Segretario di Stato Antony Blinken ha accusato Mosca di usare il cibo come arma.

La Turchia si è invece detta "risoluta a continuare i suoi sforzi" e a difendere l'accordo per l'esportazione del grano ucraino "nonostante l'esitazione russa", ha assicurato il presidente Recep Tayyip Erdogan, uno dei garanti dell'intesa firmata lo scorso 19 luglio a Istanbul. E il Paese sembra deciso a far continuare le esportazioni, anche senza il consenso russo. Oggi 12 navi hanno lasciato i porti ucraini e le delegazioni dell'Onu e della Turchia hanno messo a disposizione dieci squadre di ispezione per controllare 40 navi al fine di soddisfare l'iniziativa. Ma Mosca ha risposto con delle minacce neanche troppo velate alla cosa. "In condizioni in cui la Russia parla dell'impossibilità di garantire la sicurezza della navigazione in queste aree, un accordo di questo tipo è difficilmente fattibile e assume un carattere diverso - molto più rischioso, pericoloso e non garantito", ha avvertito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Il punto principale dell'accordo di luglio era appunto garantire che nel Mar Nero nessuno attaccasse queste navi, cosa che adesso potrebbe invece accadere.

Per questo la Francia sta lavorando per cercare strade alternative per le esportazioni. Se il mare non è più sicuro, allora di pensa di passare da terra, anche se questo potrebbe complicare le cose e allungare i tempi di consegna. "Il lavoro che dobbiamo fare a livello europeo, e di cui abbiamo spesso discusso, è vedere se, se non può passare attraverso il Mar Nero, si può invece passare attraverso percorsi terrestri", ha detto il ministro dell'Agricoltura di Parigi, Marc Fesneau, a RMC Radio citando i percorsi attraverso la Romania e la Polonia. "Continueremo a lavorare per un sistema che non ci metta nelle mani di Vladimir Putin", ha affermato Fesneau, spiegando di aver discusso la questione con altri Paesi dell'Ue, in particolare con la Germania.

A metà settembre Parigi aveva già firmato un accordo di cooperazione con la Romania per facilitare l'esportazione di cereali ucraini via terra, ferrovia e fiume. Già a maggio l'Unione aveva creato dei "corridoi della solidarietà", proprio per facilitare i trasporti attraverso questi canali. Fino ad ora "hanno dimostrato di essere estremamente importanti e sono stati il principale mezzo di import export tra l'Ue e l'Ucraina. Da maggio al 20 ottobre, più di 14 milioni di tonnellate di grano sono stati esportati", attraverso questi corridoi e anche "15 milioni di tonnellate di prodotti non agricoli", ha spiegato il portavoce della Commissione europea, Stefan de Keersmaecker.

Ma lo stop alle esportazioni è un problema anche per la Russia, che rischia di farsi dei nuovi nemici o di perdere importanti alleati, soprattutto in Medio Oriente e in Africa, dove da tempo Mosca sta portando avanti una offensiva geopolitica per aumentare la sua influenza. In questi Paesi senza le esportazioni di grano ucraine c'è il rischio di carenze alimentari. Per questo Mosca sta provando a mettere in piedi un piano alternativo, per assicurare forniture all'Egitto e magari anche trasformare il Paese in un hub per la distribuzione nel resto del continente e della regione, anche se non sarà semplice.

"Tutto ciò che abbiamo concordato con i nostri partner, anche con un partner così importante come l'Egitto, con il quale abbiamo una cooperazione molto ampia in vari settori, tutto verrà attuato", ha assicurato il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, come riporta l'agenzia Ria Novosti. "Penso che si troveranno soluzioni ottimali che ci consentiranno di continuare la cooperazione, che è di grande importanza e su basi reciprocamente vantaggiose. Siamo pronti a supportare i nostri partner africani sia nell'Africa settentrionale che centrale", ha aggiunto Bogdanov.

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