L'acqua potabile contaminata: l'azienda paga 10 miliardi per il disastro
Il colosso chimico e manufatturiero statunitense 3M e il risarcimento dopo le accuse di aver contaminato l'acqua potabile con i cosiddetti prodotti Pfas
Sono 10,3 i miliardi che il colosso chimico e manufatturiero statunitense 3M dovrà pagare, nel corso dei prossimi tredici anni, a tutte le città, contee e villaggi, per testare e ripulire le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (i cosiddetti Pfas) nelle forniture idriche pubbliche. Secondo quanto ricostruito, infatti, l'azienda avrebbe contaminato l'acqua potabile delle zone dove operava con i cosiddetti prodotti "chimici per sempre" utilizzati in tutto, dalla schiuma antincendio ai rivestimenti antiaderenti. La compagnia, che sta affrontando circa quattromila azioni legali da parte di Stati ed enti locali per la contaminazione da Pfas, non ha tuttavia ammesso alcuna responsabilità. 3M ha affermato che l'accordo riguarda la bonifica per i fornitori di acqua che hanno rilevato le sostanze chimiche in questione "a qualsiasi livello o potrebbero farlo in futuro".
I Pfas sono definiti inquinanti eterni, e da ormai più di settant'anni sono diffusi in tutto il mondo, utilizzati nelle industrie per rendere resistenti ai grassi e all'acqua tessuti quali carta e rivestimenti per i contenitori di alimenti, ma anche per detergenti e pellicole fotografiche. Anche se ancora non ci sono dati certi sugli effettivi rischi per la salute, la presenza di Pfas in un ambiente è risultata tossica per gli esseri viventi, uomo compreso.
Sono stati osservati diversi effetti causati dai Pfas, quali la restrizione della crescita fetale, o ancora la comparsa di tumori, diabete, ipertensione, aumento del colesterolo, colite ulcerosa, malattie della tiroide e infertilità.