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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il tramonto di Kabul / Afghanistan

Che cosa succede oggi in Afghanistan?

Il nuovo governo dei talebani, la crisi umanitaria, i diritti delle donne, il terrorismo: la situazione in 5 punti

Il ritorno dei talebani, la crisi umanitaria, la situazione delle donne e dei diritti umani, l’incubo terrorismo. Ma cosa sta succedendo davvero in Afghanistan? Dal 15 agosto, quando gli ex studenti coranici hanno ripreso Kabul con un’avanzata lampo che ha scioccato il mondo, gli eventi si sono succeduti a ritmo incalzante. Nel giorno del G20 straordinario sull’Afghanistan, voluto dal premier Mario Draghi, ecco cinque punti per capire più a fondo la situazione del Paese.

Il nuovo governo talebano tra faide e vecchia guardia

L’annuncio di un nuovo governo ad interim, il 7 settembre, ha spazzato le illusioni di chi sperava che i talebani potessero essere cambiati negli ultimi 20 anni. Proclamato l’Emirato Islamico dell’Afghanistan, il nuovo esecutivo – tutto al maschile – ha sostanzialmente premiato i leoni della vecchia guardia, pur rispecchiando i variegati e non sempre tranquilli rapporti di potere tra i clan. Mohammad Hasan Akhund, fondatore del movimento e sulla lista nera dei terroristi internazionali dell’Onu, l’ha spuntata come premier. Relegato a suo vice Abdul Ghani Baradar, leader nel movimento negli anni Novanta e capo negoziatore per gli Accordi di Doha, esponente di quell’ala qatarina più aperta verso Usa e Europa.

Vero vincitore, secondo molti osservatori, è stato Sarajuddin Haqqani, anello di congiunzione con al Qaeda e assai vicino all’Isi, l’intelligence pakistana: a lui è andato il ministero dell’Interno e la delicata gestione della sicurezza. I contrasti, tuttavia, sono deflagrati in pochi giorni: voci insistenti hanno riferito di una violenta colluttazione nel palazzo presidenziale tra gli Haqqani e il ‘moderato’ Baradar, con quest’ultimo scomparso per diversi giorni e dato per morto. Il vicepremier è infine tornato, rassicurando sul suo stato di salute mentre il governo muoveva i primi passi sulla linea dell’intransigenza totale: impiccagioni nelle pubbliche piazze, università off limits per le donne, ripristino delle punizioni corporali.

Malgrado il pressing dei talebani, la comunità internazionale non ha riconosciuto il nuovo esecutivo: "Non credo ci sia la possibilità di un riconoscimento del governo talebano", ha chiarito il titolare della Farnesina, Luigi Di Maio. "Ci sono 17 componenti che figurano nelle liste dei terroristi e le violazioni dei diritti umani nel Paese sono quotidiane".

La crisi umanitaria: il dilemma dei profughi afghani 

Tutti hanno ancora davanti agli occhi le scene raccapriccianti degli afghani appesi agli ultimi aerei che decollavano con stranieri e profughi fuggiti in gran fretta da Kabul. Dal 15 al 30 agosto è stata portata a termine una delle più grandi evacuazioni della storia dalla seconda guerra mondiale: 190mila persone, tra cui 90mila civili, di cui quasi 5mila hanno trovato accoglienza in Italia. Da allora, secondo i dati Onu, altri 25mila hanno lasciato il Paese, scappando via terra verso il Pakistan o l’Iran con destinazione Turchia, per raggiungere le isole greche e infine il cuore dell’Europa. Un flusso che spesso si arresta nel paese di Erdogan: lì ci sono già 120 mila rifugiati registrati dall’Unhcr e 400mila irregolari che il premier turco ‘tiene in pugno’ in seguito agli accordi con l’Ue (e talvolta usa come arma di ricatto).

Ma è soprattutto la situazione interna all’Afghanistan a destare allarme: secondo il Norwegian Refugee Council, 18 milioni di afghani sopravvivono grazie agli aiuti umanitari, un terzo della popolazione è sottoalimentata e un milione di bambini rischiano di morire di freddo e fame durante l’inverno. Una crisi umanitaria aggravatasi dopo che le riserve della Banca centrale depositate all’estero sono state congelate e i trasferimenti di denaro interrotti, in seguito alla riconquista dei talebani.

La commissione europea è scesa in campo con un pacchetto di aiuti da un miliardo di euro che andranno direttamente alla popolazione tramite le ong sul territorio. “Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare un grave collasso umanitario e socio-economico in Afghanistan. Dobbiamo farlo in fretta. Siamo stati chiari sulle nostre condizioni per qualsiasi impegno con le autorità afgane, compreso il rispetto dei diritti umani. Finora, i rapporti parlano da soli. Il popolo afghano non dovrebbe pagare il prezzo delle azioni dei talebani. Questo è il motivo per cui il pacchetto di sostegno afghano è per il popolo afghano e i vicini del Paese che sono stati i primi a fornire loro aiuto”, sono state le parole del numero uno di Bruxelles, Ursula von der Leyen.

Le donne e i diritti mutilati

Nonostante le promesse degli ex studenti coranici, la situazione femminile ha subito un drammatico ritorno al passato. L’elenco dei divieti e delle relative punizioni per le donne è a dir poco scioccante. Tra questi:

  • Divieto di lavorare fuori di casa o di attività fuori casa se non accompagnate da un mahram (parente stretto come un padre, un fratello o un marito)
  • Divieto di trattare con negozianti maschi e di essere visitate da dottori maschi
  • Divieto di studiare in scuole, università o altre istituzioni educative
  • Obbligo per le donne di indossare il burqa (il lungo velo che le copre integralmente)
  • Frustate in pubblico per le donne che non hanno le caviglie coperte
  • Lapidazione pubblica per le donne accusate di avere relazioni sessuali al di fuori del matrimonio
  • Divieto di uso di cosmetici. (A molte donne con unghie dipinte sono state tagliate le dita)
  • Divieto per le donne di parlare o di dare la mano a uomini non mahram
  • Divieto di ridere ad alta voce. (Nessun straniero dovrebbe sentire la voce di una donna)
  • Divieto di essere presenti in radio, televisione, o incontri pubblici di qualsiasi tipo
  • Divieto di praticare sport o di entrare in un centro sportivo o in un clubù
  • Divieto di andare in bicicletta o motocicletta anche se con il mahram
  • Divieto di indossare vestiti con colori vivaci
  • Divieto di apparire sui balconi dei loro appartamenti o case
  • Divieto di pantaloni larghi anche sotto un burqa Anche la comunità gay vive ormai nel terrore. Le notizie di omosessuali picchiati, violentati, lapidati o fatti a pezzi hanno fatto il giro del mondo mentre gli attivisti Lgbt cancellavano in gran fretta i loro profili social. Non stanno meglio le minoranze, in particolare gli sciiti Hazara: il pericolo maggiore è che possano riprendere le campagne di pulizia etnica nei loro confronti. La distruzione per mano talebana, lo scorso 18 agosto, della statua del loro leader,  Abdul Ali Mazari, non fa ben sperare.

Afghanistan nuova culla del jihadismo?

I talebani hanno saputo inserirsi nel vuoto lasciato da un Occidente assillato dalla crisi della pandemia e sempre più proiettato verso il disimpegno politico e militare. Con loro, il jihadismo ritrova una base e dei referenti. La situazione sul campo, tuttavia, è ben più complessa e sfuggente.

Da un lato, gli ambigui rapporti con al Qaeda (la faida tra il mullah Baradar e gli Haqqani, tradizionalmente vicini ai seguaci di bin Laden, si innesta probabilmente su questo scenario); dall’altro, la guerra coi miliziani di Isis-K, ramo afghano dello Stato islamico. Questo ultimo accusa i talebani di essere ‘alleati’ degli americani, interessati a potere e denaro più che alla sharia e, soprattutto, disposti a venire a patti col nemico occidentale. La raffica di attentati che hanno scosso l’Afghanistan negli ultimi mesi non ha lasciato dubbi: l’Isis non ha gradito il ritorno degli ex studenti coranici.

La comunità internazionale al bivio

La riconquista lampo dei talebani ha spiazzato la comunità internazionale che, tuttavia, cerca ora una strada per sostenere il paese al collasso senza legittimarne il governo. Proprio questa è la direttrice del G20 straordinario coordinato dalla presidenza di turno italiana e gestito da Mario Draghi. Per la prima volta i leader mondiali - presente Joe Biden, assenti Vladimir Putin e Xi Jinping - si sono seduti al tavolo per parlare di sicurezza, lotta al terrorismo, diritti e soprattutto aiuti umanitari in Afghanistan, provando a definire una strategia comune. Ai 20 si è aggiunto il Qatar, che ha ospitato i negoziati fra gli americani e i talebani dei mesi scorsi, più Spagna, Paesi Bassi e Singapore, già invitati dal governo italiano a partecipare agli eventi del G20 sin dall’inizio della presidenza di turno.

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