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Giovedì, 18 Aprile 2024
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E' iniziata la seconda guerra siriana: così la Turchia massacra i curdi nel silenzio Nato

La Turchia rivendica il diritto a difendere il confine sud da un'organizzazione che ritiene terroristica. Nella regione curda Rojava sotto attacco le milizie curde addestrate dagli Usa per far guerra ad Isis. L'ombra del patto per spartirsi la Siria

Terzo giorno di bombardamenti su Afrin da parte della Turchia: il bilancio delle vittime è salito a 17 morti e 28 feriti solo tra i civili che vivono nella provincia settentrionale siriana a maggioranza curda, il Rojava, costituitasi nel 2012, a seguito di eventi legati alla guerra civile siriana, autonoma de facto ma non ufficialmente riconosciuta da parte del governo. 

Il presidente turco Erdogan considera le milizie dell'Unità di Protezione Popolare (YPG) un gruppo terroristico per via degli stretti rapporti con il PKK, la principale organizzazione militante dei curdi in Turchia.

Le YPG sono state le vere protagoniste della guerra contro Isis, mentre nella guerra civile siriana le forze armate del Rojava hanno lottato contro qualsiasi gruppo intenzionato a portare la guerra nelle zone a maggioranza curda. L'YPG e il suo braccio femminile, l'YPJ, sono stati sostenuti ed armati dagli statunitensi in Siria e le YPG ha respinto l'assalto dell'ISIS alla città di Kobane nel gennaio 2015.

Le milizie dell'esercito "Syrian Democratic Forces" hanno negato ogni responsabilità rispetto ai razzi che hanno colpito le città di Kilis e Reyhanli provocando 50 feriti e accusano la Turchia di aver tentato di legittimare l'aggressione ad Afrin.

L'operazione militare che ha preso il nome "Ramoscello d'ulivo" contro quelle che Ankara considera organizzazioni terroristiche, è mirata a creare una "zona di sicurezza" di 30 km dal confine turco siriano.  Ankara ha schierato 24mila veicoli militari al confine siriano.

"Il popolo curdo in tutte le parti del Kurdistan, in particolare nel Kurdistan settentrionale (la Turchia sudorientale Ndr) e nella diaspora dovrebbe sostenere la resistenza ad Afrin - spiega il partito dei lavoratori curdi (Pkk) - Tutti i popoli della Siria, in particolare quelli arabi, curdi, assiri e turkmeni che vivono nella Federazione democratica della Siria settentrionale dovrebbero vedere questo attacco come rivolto anche contro di loro e dovrebbero partecipare alla resistenza di Afrin".

Così gli Stati Uniti hanno tradito i curdi

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La Turchia rivendicato il proprio diritto a difendere il confine sud da un'organizzazione che ritiene terroristica. L'operazione di terra è portata avanti dalle milizie dell'Esercito libero siriano sostenuto dalla Turchia, ma sul campo ci sono anche i berretti bordeaux delle truppe d'elite di Ankara. Il presidente siriano, Bashar al-Assad, protesta contro un'aggressione che la Siria vede come un'aggressione territoriale. La Francia ha convocata una riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il ministro francese delle Forze armate, Florence Parly, ha rivolto un appello alla Turchia perché cessi le sue operazioni contro i curdi siriani, ritenendo che questo possa solo nuocere alla lotta contro l'Isis. Le ha fatto eco il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, che ha sottolineato la profonda preoccupazione di Parigi per il "brutale peggioramento della situazione" in Siria in luoghi come Afrin, ma anche Idlib e Ghuta.

Washington esorta le autorità di Ankara alla "moderazione" e a evitare vittime civili: una reazione debole nonostante le forze curde siano state addestrate proprio dagli Stati Uniti.

Il tutto sotto il silenzio assenso di Mosca che ha mantenuto un piccolo contingente militare nell'area per evitare l'escalation. Tra Erdogan e Putin sarebbe stato siglato un accordo: la Turchia avrebbe dato carta bianca alle forze di Mosca per annientare i gruppi sunniti ribelli concentrati nell’area di Idlib, città del Nord della Siria ritenuta fondamentale per gli interessi russi nel Paese mediorientale. In gioco non c’è solo il controllo di un’area strategica della devastata Siria ma la spartizione del territorio.

Turchia e curdi siriani: (la sintesi di Zero Kalcare)

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