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Martedì, 23 Aprile 2024

Alberto Berlini

Giornalista

La resistenza ai talebani nell'ultima roccaforte del Leone del Panjshir

Abbiamo visto i talebani entrare a Kabul quasi senza sparare un colpo. L'esercito e la dirigenza afghana dissolversi come neve al sole nonostante i mille miliardi spesi dagli Stati Uniti e dagli alleati Nato. Un ritiro trasformarsi in una fuga, disordinata e tragica con aerei militari carichi all'inverosimile di chi alle rassicurazioni dei nuovi padroni dell'Afghanistan non sembrano credere. "Niente burqua per le donne, possibilità di accedere a istruzione e cariche di governo" si affrettato a dire uno dei portavoce dei talebani, Suhail Shaheen, che a Doha ha condotto le trattative con gli Usa per il ritiro dei soldati americani. Rappresenta la faccia "ripulita" della nuova amministrazione di Kabul ma la realtà potrebbe essere molto diversa come racconta chi vive nelle regioni del Sud del Paese, dove i nuclei armati del gruppo integralista sono sempre rimasti egemoni e dove hanno potuto rafforzarsi aspettando di tornare al potere.

Così mentre il co-fondatore dei talebani, il mullah Abdul Ghani Baradar, è rientrato oggi dopo 20 anni in quello che è ora l'Emirato islamico dell'Afghanistan ci sono donne come Zarifa Ghafari, 27 anni fino a ieri sindaca di Maidan Shar, temono per la propria vita. D'altronde il portavoce delle milizie, Zabihullah Mujahid nel corso della prima conferenza stampa convocata dai talebani, ha detto che i diritti delle donne saranno tutelati "nel contesto normativo stabilito dalla sharia", ovvero della legge islamica. Il timore che si torni a leggi molto restrittive nei confronti delle donne, come fecero nel periodo in cui governarono il Paese tra il 1996 e il 2001.

Di questi giorni ormai consegnati alla storia rimarranno le immagini del folle assalto agli ultimi aerei in partenza dall'aeroporto di Kabul mentre gruppi talebani "giocavano" nel lunapark.

Sembra una commedia alla Benny Hill show, ma sono immagini reali che mostrano le milizie islamiste alla scoperta della capitale afghana dopo anni passati nelle province rurali. Per quanto grottesco non deve stupire l'apparente non sense di questi comportamenti portati avanti anche all'interno della palestra del palazzo presidenziale.

Ma è dunque tutto perduto per chi in Afghanistan vuole vivere in un paese libero? Dopo il disimpegno statunitense così lucidamente argomentato dal presidente Joe Biden nel suo ulitmo discorso alla nazione, resta tuttavia un barlume di speranza per quanti non vorranno abbandonare il proprio paese. Nei 20 anni di tutela assicurata dai militari Usa e Nato è infatti nato un movimento di resistenza ai talebani che può contare su un cognome già consegnato ai libri di storia.

Nella provincia del Panjshir -  l'unica provincia del Paese che i Talebani non controllano - si è infatti riunita una alleanza al comando di Ahmad Massud, figlio del "Leone del Panshir" Ahmad Shah Massoud, che per decenni seppe sfruttare le caratteristiche orografiche della provincia ai margini del massiccio dell'Hindu Kush per renderla una fortezza impenetrabile e preservarla dall'occupazione degli islamisti tra il 1994 e il 2001, come anni prima era riuscito a preservarla dall'invasione sovietica. Due giorni prima dell'attentato alle Torri Gemelle, Massoud fu assassinato da due terroristi di origine araba, forse membri di Al Qaeda che, spacciandosi per giornalisti, fecero esplodere una bomba nascosta in una macchina fotografica.

Oggi il figlio Ahmad Massud ha lanciato un appello agli "amici della libertà" contro la "tirannia" pubblicato dalla rivista francese La Règle du jeu, affermando di voler fare "sua" la lotta di suo padre, eroe della resistenza antisovietica, per la libertà. A combattere al fianco di Massoud c'è l'ex vicepresidente, Amrullah Saleh che negli anni '90 aveva combattuto insieme al padre.I due uomini sembrano gettare la prima pietra per quella che sarebbe una ribellione contro il nuovo regime.

"Non sarò mai sotto lo stesso tetto dei talebani. MAI", ha scritto in inglese domenica sul suo account Twitter l'ex presidente Amrullah Saleh prima di passare alla clandestinità. Il giorno dopo sono apparse sui social le immagini insieme a Ahmad Massoud.

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Già oggi attivisti dal Panjshir raccontano dell'arrivo di migliaia di afghani in fuga dalle vicine province, tra cui molte famiglie di etnia hazara, una minoranza di lingua dari pesantemente colpita dalle repressioni dei talebani. Sempre qui nel Panjshir sono confluite molte truppe dell'esercito regolare che non si sarebbero consegnate ai talebani. L'appello è di aprire un ponte aereo perché nella provincia cinta d'assedio mancherebbero cibo e medicine.

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