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Giovedì, 28 Marzo 2024
ALGERIA / Algeria

Con la guerra in Mali l'Algeria ripiomba nell'incubo

In Occidente si è a lungo pensato che l'Algeria, potenza regionale, fosse perfettamente in grado di fare da argine all'avanzata dei ribelli in Mali. Così non è stato, e tutto il Sahel potrebbe scivolare nel caos

C'è grande preoccupazione per i 41 ostaggi catturati da un commando armato, sospettato di agire per conto di un gruppo legato ad Al Qaeda, in un campo petrolifero algerino della Sonatrach, dove lavora insieme alla britannica Bp e alla norvegese Statoil, nella zona di In Amenas. Sono morti nello scontro a fuoco un britannico e un algerino, e si registrano anche sei feriti: tre stranieri e tre algerini delle forze di sicurezza.

I fatti: un gruppo di terroristi armati, di una brigata mai sentita prima, Mouwaghina Bi Dina, cioè “quelli che firmano con il sangue”, è arrivato a bordo di tre fuoristrada vicino al sito petrolifero di Tigantourine per sequestrare dei lavoratori stranieri del campo che, su un pulmino, stavano raggiungendo il vicino aeroporto di In Amenas. L'attacco è fallito e i terroristi hanno cambiato programma, tornando verso Tigantourine e attaccando il campo dove lavora la Sonatrach, insieme alla britannica Bp e alla norvegese Statoil (inglesi e norvegesi costituiscono la maggioranza dei rapiti). L'esercito algerino ha circondato il campo e ha annunciato di non essere disposta a negoziare.

IN MALI E' GUERRA

L'ideatore del sequestro è Moctar Belmoctar, ex capo di una brigata di Al Qaeda del Maghreb islamico, vicino al Mujao. La motivazione dell'attacco al campo petrolifero è la seguente: il gruppo terrorista vuole punire l’Algeria per aver dato il permesso di sorvolo ai jet francesi che partono dalla Francia per raggiungere il Mali. Sostenuto sia in Francia sia a livello internazionale, l’intervento francese in Mali è finora una guerra senza immagini, di cui l’opinione pubblica possiede scarse informazioni, sia sugli obiettivi militari colpiti durante le incursioni dei Mirage e dei Rafale, sia sulle perdite fra la popolazione civile.

Ora è anche l'Algeria ad avere paura. In pochi in Occidente ricordano quel che successe in Algeria dal 1991 al 200: la guerra tra le forze di sicurezza e gli islamici causò 200mila morti, una carneficina con decapitazioni e sgozzamenti. Dopo un decennio di sangue il regime algerino ha "scacciato" il terrorismo dai confini nazionali, ma i gruppi integralisti si sono riorganizzati proprio in Mali. La guerriglia algerina si è così affiliata ad Al Qaeda, rivendicando l'attacco all'impianto petrolifero della Bp di Ain Amenas nel sud-est dell'Algeria: sembra soltanto l'inizio di una spirale di ritorsioni.

Ad Algeri la tensione è slaita in maniera esponenziale. Quasi tutti i leader di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) sono algerini. In Occidente si è a lungo pensato che l'Algeria, potenza regionale, fosse perfettamente in grado di fare da argine all'avanzata dei ribelli maliani verso la capitale Bamako. Non è stato così.

E se il Sud dell'Algeria inizia a "bruciare", le ripercussioni dell'intervento militare francese in Africa sono imprevedibili. La Francia, unica potenza occidentale ad avere ancora basi militari in Africa (come ad esempio quella di N'Djamena da dove partono i raid di questi giorni), è da mezzo secolo in prima linea per assicurare stabilità a tutta la regione.

Non era difficile ipotizzare uno scenario caotico come quello che si va delineando. Uno sterminato tratto del Sahel, che va dall'Algeria alla Libia, dal Mali alla Mauritania, dal Niger al Ciad, è stato fino a oggi zona franca per Al Qaeda nel Maghreb islamico.

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