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Mercoledì, 6 Dicembre 2023
Medio Oriente / Israele

L'anno nero dei palestinesi

Nel 2022 record di arresti e uccisioni da parte delle forze israeliane. E a Tel Aviv si è appena instaurato il nuovo governo di Netanyahu, il più estremista della storia del Paese

Il 2022 è stato un anno molto duro per i palestinesi, con numeri di fermi, arresti e anche uccisioni da parte delle forze israeliane che hanno raggiunto livelli altissimi. E con l'instaurarsi del nuovo governo di Benjamin Netanyahu, il più a destra e più estremista della storia di Israele, si prevede che le cose quest'anno possano andare solo peggio. Un rapporto di diverse organizzazioni palestinesi per i diritti umani ha rivelato domenica che le forze di Tel Aviv hanno arrestato lo scorso anno nei territori occupati e a Gaza 7mila persone, tra cui 882 minorenni e 172 donne. 2,990 arresti sarebbero avvenuti solo nella Gerusalemme Est occupata.

Il rapporto, messo a punto dal Centro Palestinese per gli Studi sui Prigionieri, sostiene che le forze israeliane hanno intensificato drasticamente le campagne di detenzione contro gli abitanti di quella che dovrebbe essere la capitale del futuro Stato palestinese, sottolineando che gli arresti tra i gerosolimitani sono aumentati del 17% nel corso del 2022, rispetto al 2021, arrivando a quasi 2.490. Inoltre, il rapporto ha sottolineato che i tribunali israeliani hanno emesso 73 mandati di arresto amministrativo nel corso dell'anno appena concluso, 1.450 ordini di deportazione dalla Spianata delle Moschee e dalle strade e zone circostanti, oltre a emettere 600 arresti domiciliari che variavano da giorni a diverse settimane, con severe sanzioni finanziarie per chi li ha subiti.

Come riporta il Washington Post lo scorso anno è stato quello in cui le forze israeliane hanno ucciso più palestinesi in Cisgiordania che in qualsiasi altro anno da quando le Nazioni Unite hanno iniziato a registrare le vittime nel 2005, dopo l'ultima grande rivolta palestinese. Le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso 146 palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, fino al 19 dicembre del 2022, rispetto ai 75 del 2021, secondo i dati forniti dall'Onu. I gruppi per i diritti palestinesi e israeliani e gli esperti delle Nazioni Unite hanno attribuito il livello di spargimento di sangue all'uso eccessivo della forza da parte di Israele e alle regole del fuoco aperto che regolano le operazioni militari quasi quotidiane, nonché ai crescenti assalti da parte dei coloni in Cisgiordania, dove i palestinesi vivono sotto occupazione.

Lo status di Gerusalemme e dei suoi loghi sacri sarà una delle questioni che potrebbero creare più tensioni quest'anno con i rappresentanti degli estremisti ebraici di Otzma Yehudit (Forza ebraica) e dei Sionisti Religiosi che hanno preso ruoli chiave nel governo di Netanyahu appena insediatosi. Il loro programma prevede l'accelerazione dell'ebraicizzazione della Spianata delle Moschee e la fine dello status quo su cui si basa la gestione del luogo sacro dal 1967 e l'indebolimento della "custodia hashemita".

Al momento la Spianata delle Moschee (o Monte del Tempio come la chiamano gli ebrei), su cui si erge la Moschea al-Aqsa, il terzo luogo più sacro dell'Islam, è sotto il controllo del Regno hashemita di Giordania che ne garantisce lo status quo. Secondo i patti agli ebrei è concesso il diritto di visitare la Spianata a patto che rispettino i sentimenti religiosi dei musulmani e si comportino in modo decoroso, ma non possono pregare. Il Muro del pianto invece, che si trova proprio sotto la spianata delle Moschee, rimane il loro luogo di preghiera esclusivo.

I membri del nuovo governo vogliono cambiare queste regole e permettere anche agli ebrei di pregare nella parte affidata ai musulmani, cosa che creerebbe tensioni fortissime in un luogo che già è altamente militarizzato. Il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, leader di Otzma Yehudit, che è il responsabile delle forze di polizia israeliane, ha già annunciato che intende presto andare personalmente sul Monte del Tempio, un gesto che verrà sicuramente percepito come una provocazione dai palestinesi e che rischia di scatenare scontri sia nella città che a Gaza.

Venerdì scorso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione in cui chiede alla Corte internazionale di giustizia di esprimere un parere sulle conseguenze legali dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi. "La vergognosa decisione delle Nazioni Unite non vincolerà il governo israeliano sotto la mia guida. Il popolo ebraico non è un occupante nella propria terra e non è un occupante nella nostra vittoriosa capitale Gerusalemme. Nessuna risoluzione delle Nazioni Unite potrà distorcere questa verità storica", ha dichiarato Netanyahu riferendosi al testo approvato con 87 voti a favore e 24 contrari e 56 astenuti.

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