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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il caso / Russia

Le armi Nato ai partigiani anti-Putin e il rischio autogol per l'Ucraina

Secondo gli accordi, Kiev non dovrebbe usare le forniture militari dell'Alleanza per attaccare la Russia nel suo territorio. Un'inchiesta del Washington post mostra il contrario

I "partigiani" anti-Putin che la scorsa settimana hanno lanciato un attacco direttamente in territorio russo, nella regione di Belgorod, avrebbero utilizzato armi e attrezzature fornite dalla Nato. Lo sostiene un'inchiesta del Washington post, le cui rivelazioni stanno cominciando a trovare conferma presso i governi dell'Alleanza. Creando una situazione che alla lunga potrebbe rivelarsi controproducente per l'Ucraina.

La fornitura di armi, munizioni e carri armati a Kiev, infatti, prevede che questi non vengano utilizzati per compiere atti di "aggressione" a Mosca, ossia in territorio russo. Gli attacchi delle forze ucraine al di là dei confini con i droni (gli ultimi messi a segno qualche giorno fa sulla capitale russa) sono stati finora tollerati. Ma hanno anche messo sull'allerta gli Stati Uniti, tanto che la Casa bianca ha evitato a lungo di dare il suo assenso all'invio di aerei F-16 all'Ucraina per il timore che venissero usati da Kiev per compiere raid in Russia ben più devastanti di quelli provocati da un drone. Provocando un'escalation del conflitto.

Adesso, la notizia che i combattenti russi filo-ucraini impegnati in una vera e propria offensiva nella russa Belgorod stiano usando armi fornite dai Paesi Nato, potrebbe rinfocolare le preoccupazioni degli Usa. E non solo. Secondo il Washington post, almeno quattro tank forniti da Stati Uniti e Polonia, e diversi fucili fabbricati in Belgio e Repubblica ceca, sono stati usati a Belgorod dai due gruppi di combattenti anti-Putin, la Legione della libertà della Russia e il Corpo dei volontari russi. Le rivelazioni dell'autorevole quotidiano si basano su foto e informazioni dei servizi segreti americani. Le quali mostrano in particolare i fucili d'assalto del tipo Fn Scar, prodotti dalla ditta belga Fn Herstal, che rifornisce molte forze armate in tutto il mondo.

Chi sono i miliziani russi e filo-Kiev

Che si tratti di una violazione degli accordi presi tra l'Ucraina e la Nato lo ha spiegato bene il premier belga Alexander De Croo: "Chiediamo agli ucraini di chiarirci la situazione", ha detto De Croo alla radio pubblica belga, aggiungendo di aver incaricato la Difesa e i servizi di intelligence di verificare le informazioni del Washington post. "La regola è severa, è chiara: le nostre armi fornite all'Ucraina sono a scopo difensivo, per (difendere) il territorio ucraino", ha aggiunto il leader di Bruxelles. 

Il disappunto è trapelato anche tra i vertici Usa. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha sottolineato che "gli Stati Uniti non incoraggiano né consentono attacchi all'interno della Russia. Siamo stati chiari su come non supportiamo l'uso di attrezzature di fabbricazione statunitense utilizzate" a tal fine. Kiev, dal canto suo, ha provato a giustificare la presenza di armi occidentali a Belgorod ipotizzando che possano essere state rubate dai russi fedeli al Cremlino in Ucraina e recuperate dai combattenti anti-Putin a Belgorod. L'ipotesi non convince gli alleati, mentre l'inchiesta del Washington post potrebbe dare fiato ai governi occidentali meno propensi all'invio di F-16 a Kiev. 

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