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Venerdì, 2 Giugno 2023
Bavaglio / Russia

"Fake news" sulla guerra: due giornali nel mirino di Putin, scattano gli arresti

Mikhail Afanasyev, direttore del portale Novy Fokus, e Sergei Mikhaylov, fondatore di LiStok, rischiano 10 anni di carcere

Un giornalista e un editore sono stati arrestati in Russia con l'accusa di aver diffuso presunte fake news sull'esercito di Mosca. Mikhail Afanasyev, direttore del portale Novy Fokus della repubblica di Khakassia, si sarebbe reso "colpevole" di aver scritto lo scorso 4 aprile che 11 poliziotti antisommossa della Khakassia si erano rifiutati di entrare in guerra in Ucraina ed è stato tratto in arresto mercoledì dalle forze di sicurezza russe. Dovrà rispondere di aver pubblicato "informazioni deliberatamente false" sull'esercito di Mosca, un reato che prevede una pena detentiva massima di 10 anni secondo una legge approvata il mese scorso dalla Duma. 

Lo stesso giorno, la polizia ha arrestato a Mosca Sergei Mikhaylov, fondatore di LiStok, un giornale con sede a Gorno-Altaysk, nella Repubblica dell'Altaj (Siberia meridionale). Il quotidiano aveva invocato sanzioni contro la Russia e per questo era stato già condannato a pagare una multa di 300.000 rubli (circa 4.000 euro). Il portale del quotidiano è oscurato da marzo per aver per "promosso" attività contrarie all'offensiva russa in Ucraina, ovvero aver pubblicato notizie di manifestazioni contro la guerra. Anche lui, come il direttore di Novy Fokus, rischia 10 anni di carcere. 

Secondo Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per Europa orientale e Asia centrale, "la repressione dei media indipendenti da parte delle autorità russe si sta intensificando a una velocità vertiginosa" e il Cremlino, non accontendandosi più di oscurare i giornali dissidenti, "ora cerca di incarcerare giornalisti che riferiscono di proteste contro la guerra o soldati russi che si rifiutano di combattere in Ucraina". Struthers chiede dunque alla Russia di rilasciare immediatamente Afanasiev, Mikhaylov e gli altri giornalisti arrestato e "di abrogare il famigerato articolo 207.3 del codice penale" ponendo "fine alla repressione della libertà di espressione e di stampa". 
 

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