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Giovedì, 28 Marzo 2024
Repressione / Cina

A Hong Kong arrestano i giornalisti: raid di 200 agenti in redazione

Non si ferma la repressione della libertà di stampa. Irruzione nella sede del piccolo giornale indipendente online Stand News

Centinaia di poliziotti hanno fatto irruzione nella sede del giornale online Stand News e hanno arrestato 6 membri della redazione. Tira una brutta aria per la stampa libera a Hong Kong, non da oggi. La polizia di Hong Kong ha arrestato sei attuali ed ex dipendenti della società di media online con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla diffusione di una pubblicazione sediziosa. Sono in corso varie perquisizioni domiciliari, ha reso noto la polizia. Stand News ha pubblicato un video su Facebook di agenti di polizia a casa di un vicedirettore.

Stand News è un piccolo media indipendente di Hong Kong. I media locali hanno citato fonti secondo cui il caporedattore ad interim Patrick Lam e l'ex caporedattore Chung Pui-kuen sono stati arrestati insieme a Chow Tat-chi, ex direttore ed ex caporedattore della sezione scientifica. Le fonti dicono che Lam si è immediatamente dimesso dal suo incarico. Secondo quanto riferito, anche gli ex membri del consiglio Christine Fang, la cantante democratica Denise Ho e l'avvocato Margaret Ng sono stati arrestati.

Secondo quanto riferito, il vicedirettore degli incarichi Ronson Chan, che presiede anche l'Associazione dei giornalisti di Hong Kong, è stato trattenuto. Chan è stato filmato mentre veniva portato via da cinque agenti della polizia di sicurezza nazionale per "collaborare alle indagini". La polizia ha spiegato di aver emesso un mandato per la perquisizione nella redazione ai sensi dell'Allegato 1 delle Regole di attuazione dell'articolo 43 della legge sulla sicurezza nazionale.

Non è la prima volta

A giugno un raid delle forze dell’ordine hongkonghesi presso la redazione di un altro giornale pro-democrazia, Apple daily, è stato trasmesso in diretta Facebook sulla pagina della stessa testata. Il video live ha mostrato al pubblico mondiale un ulteriore giro di corda attorno alla libertà di stampa dei cittadini di Hong Kong, nonostante le autorità locali non siano dello stesso avviso. Cinque arresti tra dipendenti e dirigenti della testata. L’accusa formulata nei loro confronti era quella di “collusione con forze estere”; gli agenti avevano provveduto a sequestrare documenti, file, computer e appunti di tutta la redazione e di tutti i giornalisti, allontanando i presenti dalle loro scrivanie e scortando fuori alcuni dirigenti e impiegati, tra cui il caporedattore della testata.

Negli ultimi anni la posizione di Hong Kong nella classifica per la libertà di stampa stilata da Reporters sans frontières è scesa dal 54esimo posto all’80esimo. Dieci mesi fa la storica emittente radiofonica Rthk (Radio television Hong Kong) aveva subito delle forti censure da parte del Partito comunista cinese, a cui sono seguite anche le dimissioni di molti redattori. La legge di sicurezza nazionale imposta da Pechino soffoca la libertà di stampa e viene deliberatamente utilizzata "in modo improprio" secondo molti osservatori indipendenti, per sopprimere l’opinione dissonante e prendere di mira chi semplicemente azzarda critiche al governo cinese. 

La nuova legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong

Nel 2020 il Comitato permanente del Congresso Nazionale del Popolo, il massimo organo legislativo cinese, ha approvato all'unanimità una nuova legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong. La legge è pericolosamente vaga e ampia: in base alle disposizioni praticamente qualsiasi cosa potrebbe essere considerata una minaccia alla "sicurezza nazionale", e può essere applicata a chiunque sul pianeta. Le autorità cinesi hanno fatto passare la legge senza alcuna verifica o preoccupazione di trasparenza: è stata approvata poche settimane dopo il suo primo annuncio, bypassando la legislatura locale di Hong Kong. Inoltre, il testo è stato tenuto segreto all'opinione pubblica e presumibilmente anche al governo di Hong Kong fino a dopo la sua promulgazione.

"Mettere in pericolo la sicurezza nazionale" può significare praticamente qualsiasi cosa. Secondo questa nuova legge la "secessione", la "sovversione", il "terrorismo" e la "collusione con forze straniere" sono soggetti alla massima pena dell'ergastolo. Ma questi reati sono definiti in modo così ampio che possono facilmente diventare reati di tipo "piglia tutto" utilizzati in procedimenti giudiziari a sfondo politico con pene potenzialmente pesanti.

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