Corea del Nord, l'ordine di Kim Jong-un: "Pronti all'uso di armi nucleari"
La replica di Pyongyang dopo il più duro pacchetto di sanzioni contro un paese dai tempi dell'Iraq di Saddam Hussein: "Dobbiamo essere sempre pronti ad utilizzare in qualsiasi istante il nostro arsenale nucleare"
L'arsenale nucleare della Corea del Nord deve essere "pronto in qualsiasi momento", ha dichiarato stamane il leader nordcoreano Kim Jong-un, in risposta alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, che aggrava pesantemente le sanzioni internazionali contro Pyongyang.
"Dobbiamo essere sempre pronti ad utilizzare in qualsiasi istante il nostro arsenale nucleare", ha dichiarato Kim, citato dall'agenzia stampa ufficiale nordcoreana KCNA.
Il Pentagono segua con grande attenzione gli sviluppi della situazione. La Corea del Nord non è mai stata così isolata: il voto favorevole alla sanzioni del tradizionale alleato cinese è un colpo durissimo per Pyonyang. Da tempo la Repubblica popolare, che è anche la principale finanziatrice della Corea del Nord, storce il naso abbastanza apertamente rispetto alle azioni del riottoso vicino. Non è un mistero che il presidente Xi Jinping non apprezzi il giovane leader nordcoreano Kim Jong un. E questi tenta di giocare su più tavoli: non a caso ha snobbato le recenti celebrazioni per i 70 anni della vittoria nella seconda guerra mondiale di Pechino, pur essendosi recato a quelle analoghe a Mosca.
La questione non è soltanto personale. Il regime di Pyongyang è abituato a esercitare una sua autonomia, spesso praticando una politica dei due forni tra Mosca e Pechino, che in passato ha dato al nonno e al padre di Jong Un - Kim Il Sung e Kim Jong Il - un certo margine di manovra. D'altronde è insita nel concetto stesso di "Chuch'e", l'ideologia di stato nordcoreana, il cui significato è appunto "autonomia", un'attitudine a non sottostare a egemonie di sorta. Questo porta il giovane leader in rotta di collisione con una potenza che proietta sempre più la sua influenza nella regione e che non ha alcun interesse ad avere ai suoi confini una presenza instabile e dotata dell'arma nucleare.
Pechino lascia uno spiraglio aperto, in attesa delle prossime mosse di Kim Jong-un, sostenendo di aver mitigato l'originaria proposta americana. In ogni caso il risultato è stato il più duro pacchetto di sanzioni contro un paese dai tempi dell'Iraq di Saddam Hussein.