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Venerdì, 19 Aprile 2024
ATTENTATI / Afghanistan

Afghanistan, talebano infiltrato nella polizia uccide 10 colleghi

Appena pochi giorni prima, nella stessa provincia, un altro "attacco interno" compiuto da infiltrati talebani: quattro ufficiali di polizia corrotti hanno ucciso nove agenti di polizia afgani

Un ribelle talebano, infiltrato nella polizia della provincia di Uruzgan, nel Sud dell'Afghanistan, ha ucciso dieci suoi colleghi agenti nel secondo attacco di questo tipo negli ultimi otto giorni. Come riferisce l'agenzia AFP, l'infiltrato ha poi rubato le loro armi ed è sfuggito a un avamposto della polizia nel distretto di Chinarto.  "Dalle nostre indagini è emerso che l'agente collaborava con i talebani, ha drogato i suoi colleghi e poi li ha uccisi mentre erano privi ci conoscenza", ha spiegato all'AFP il portavoce del governatore dell'Uruzgan, Dost Mohammad Nayab, mentre le autorità locali hanno confermato un'operazione in corso per rintracciare il killer. Il "portavoce" dei talebani Zabihullah Mujahid ha smentito la ricostruzione, sostenendo che nove agenti sono stati uccisi dopo che i miliziani hanno preso il controllo dell'avamposto a Chinarto, come riporta AFP.

Appena pochi giorni fa, lo scorso 17 gennaio, quattro ufficiali di polizia corrotti, sospettati di appartenere alle file dei talebani, hanno ucciso nove agenti di polizia afgani nella stessa provincia.

Attacchi "interni" come questi, da parte delle forze militare afghane, hanno rappresentato un serio problema per le forze a guida Nato presenti nel paese tra il 2007 e il 2013, come ricorda Newsweek: nel 2012 erano stati ben 46, contro gli appena due del 2007.

Si tratta dei cosiddetti assalti "green on blue", ovvero "verde su blu": attentati commessi da poliziotti o soldati afghani (o da uomini vestiti con le loro divise) contro militari stranieri. I colori rappresentano un codice utilizzato dall'esercito statunitense per definire le parti del conflitto in Afghanistan, come spiegava un articolo della rivista Limes dell'agosto 2013 dal titolo "L'Afghanistan, gli Usa e il fuoco amico", in cui Giovanni Collot scriveva che "i rischi per i membri delle forze Isaf stanziati da quasi dodici anni in Afghanistan non vengono solamente da imboscate e terroristi" ma "da insider attacks, membri delle forze di sicurezza afghane (Ansf), alleate con le forze Nato, che durante missioni comuni per qualche ragione rivolgono i loro fucili contro i loro colleghi occidentali".

A distanza di tempo, ribadisce Newsweek, "un problema serio all'interno dell'esercito afgano riguarda il lassismo nei controlli per il recrutamento dei soldati, con diversi funzionari che già avevano fatto presente quanto fosse facile ottenere documenti falsi". Così, continua il settimanale americano, "mentre i talebani rivendicano la responsabilità di tali attacchi 'interni', permangono una serie di fattori che hanno spinto le forze afghane a commettere violenze contro i propri pari, dal risentimento nei confronti del governo di Kabul alla collusione delle forze con i governi occidentali". 

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