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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il racconto / Afghanistan

Attentato a Kabul, una testimone: "Il canale è diventato color sangue"

Una delle due esplosioni avrebbe colpito la folla che si accalcava nell'acqua bassa di un canale di scolo

"'Ci sono molti morti vicino a me e il canale è diventato color sangue'. Questo ci racconta l'ultima delle ragazze che avrebbe dovuto entrare con il nostro gruppo e che purtroppo è rimasta fuori dal gate dell'aeroporto di Kabul durante l'esplosione suicida". E' il racconto a caldo che arriva dal Cospe, ong fiorentina titolare di diversi progetti in Afghanistan fino al 2019. L'attentato che ha sconvolto la capitale afghana, si spiega, "arriva al culmine di giornate tragiche in cui abbiamo cercato di portare in salvo quante più persone possibile tra i nostri collaboratori, collaboratrici e le loro famiglie".

Una delle due esplosioni ha colpito la folla che si accalcava nell'acqua bassa di un canale di scolo lungo la strada. Un video condiviso su twitter da un giornalista afghano mostra numerosi corpi riversi a terra in pozze di sangue, fra bagagli e bottiglie di plastica. Un altro mostra i corpi nell'acqua del canale, fra persone che si disperano.

Dopo l'esplosione, continua la testimonianza, "abbiamo saputo finalmente che buona parte di loro sono finalmente riusciti ad entrare in aeroporto, spostandosi proprio da quell'Abbey gate dove ora si contano le vittime". Si tratta "di un gruppo di circa 30 persone, tra cui una decina di bambini. Tra loro anche il gruppo delle calciatrici partite da Herat lunedì mattina all'alba, e delle cicliste, seguite in Italia dall'associazione Road to Equality. Ora sono al sicuro, con cibo e acqua e in attesa di un volo per arrivare in Italia di cui però ancora non abbiamo notizie certe".

Come Cospe, in coordinamento con Aoi e insieme ad altre ong "con le quali abbiamo costituito un'unica lista di persone da evacuare, abbiamo tenuto tutto il tempo contatti con le persone lì fuori comunicando costantemente la loro posizione ai parà dei Tuscania che da dentro l'aeroporto gestiscono le operazioni e alle altre autorità", come il ministero della Difesa e degli Esteri, che dall'Italia seguono "gli sviluppi dell'evacuazione e che ringraziamo per il grande loro svolto insieme al console e al corpo dei paracadutisti".

Attentato a Kabul, un testimone: "Ero lì, un'esplosione fortissima"

Sayed, ex interprete e capitano dell'esercito afghano, è stato testimone in prima persona dell'attentato. "Un'esplosione grande, fortissima, violenta" racconta all'Adnkronos. "L'abbiamo sentita bene, veniva proprio dal punto in cui si trovavano gli americani, al di fuori dell'aeroporto. Io e la mia famiglia eravamo lì vicino coi nostri due bambini, ci stiamo da quattro giorni in attesa di essere imbarcati su un volo che da Kabul ci porti in Italia. Tanti i civili come noi morti, chi ha potuto come noi è fuggito con un taxi il più lontano possibile".

"Adesso abbiamo paura, le nostre speranze sono ormai minime - dice - Riusciremo mai a lasciare il Paese? Come potremmo venire in Italia così? Si respirava già un'aria brutta, noi sappiamo bene che qui non c'è più tempo. Tra i morti e i tanti feriti ci sono anche civili, persone che come noi aspettavano di poter partire".

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