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Martedì, 23 Aprile 2024
Germania e Ucraina / Germania

Berlino: "Armi all'Ucraina? Lo prevede la Carta ONU"

Secondo la ministra Baerbock la resistenza ucraina è coperta dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite

Tutto come da programma al Bundestag: Annalena Baerbock si presenta davanti ai parlamentari per rispondere alle loro domande, moltissime rivolte, ovviamente, all’evoluzione della guerra in Ucraina. La ministra tiene testa agli attacchi che arrivano dai conservatori ma, soprattutto, cerca di sottolineare la compattezza del governo tedesco dopo settimane di incertezze, almeno per la stampa, tedesca e internazionale. Su questo va detto che la ministra ha raggiunto il suo obiettivo.

Baerbock fa parte di quella parte della coalizione che ha spinto negli ultimi tempi per una posizione più chiara: l’impressione era che Verdi, il partito della ministra, e Liberali avessero le idee più chiare, in particolare sull’invio delle armi “pesanti”. Scholz e la sua Spd, invece, erano gli incerti, per non dire i sabotatori di aiuti più consistenti all’Ucraina.

Oggi al Bundestag, invece, Baerbock ha voluto confermare che il governo era da sempre unito: “Sulle armi non si tratta di fare annunci per avere qualche titolo sui giornali o per sentirsi in pace, ma di assumere le misure per sostenere la coraggiosa resistenza ucraina”. Tutte le decisioni, compreso l’invio di armi, “sono state concordate e stabilite con gli Alleati. Già a partire dal vertice del 6 aprile scorso eravamo d’accordo a inviare nostri carri nei paesi dell’Europa orientale perché questi potessero inviare in Ucraina mezzi ex sovietici”.

Nel suo intervento introduttivo ha chiarito cosa verrà inviato sempre condividendo le decisioni con gli Alleati, della Nato e dell’Unione europea. Ha poi ricordato il cambiamento del suo partito proprio sulle questioni della guerra a partire dal conflitto di fine anni Novanta in Kosovo: “Allora abbiamo detto che avremmo fatto di tutto per evitare un nuovo genocidio, oggi ribadiamo questo concetto. Inviamo armi per evitare di dover compiere passi ulteriori”.

La ministra ha chiarito che l’invio di armi avviene nel pieno rispetto delle norme internazionali dato che la resistenza ucraina è coperta dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Ai conservatori che l’hanno incalzata, provando a sottolineare le contraddizioni con quanto aveva affermato Scholz, ha risposto con decisione, ribadendo che nel governo non ci sono e non ci sono mai state differenze sulle scelte da prendere. A chi ha chiesto se Scholz diffondesse il panico ha risposto con un semplice quanto efficace: “No”.

Ne è uscita bene, dunque, Annalena Baerbock, fino ad oggi una delle figure più apprezzate di questo governo. A chi scrive, però, la ministra appare ancora incapace di formulare una strategia complessiva per la gestione della crisi e, a dispetto di quanto ha provato a dire oggi, la divisione nel governo esiste. Non sulla questione delle armi, come è stato sostenuto. Ma non può negarsi che il Cancelliera federale e la sua ministra degli esteri ancora non sembrano in grado di fare squadra, di formulare una politica tedesca coerente per provare a mettere fine a questa guerra o quantomeno per un cessate il fuoco.

Dal 27 febbraio scorso, la domenica in cui Scholz annunciò la Zeitenwende sempre al Bundestag, sono passati due mesi. E l’intuizione che il Cancelliere ebbe, di anticipare ogni dibattito dettando così una linea – invio di armi e risorse per l’esercito in Germania – sembra aver perso la sua forza originaria. Da quel momento, sia Scholz che Baerbock non hanno capito che non c’era solo il conflitto militare in corso ma anche una complicata partita diplomatica tra le cancellerie occidentali. I due sono apparsi spesso in ritardo, con la ministra però in vantaggio sul cancelliere federale, anche per via del suo linguaggio più diretto. Con il suo stile e gli annunci di una politica femminista Baerbock quasi incarna l’alternativa a Vladimir Putin. In questo Baerbock è la vera nemesi di Angela Merkel: chiara e diretta ma, a differenza della ex cancelliera, anche poco realista e pragmatica. Oltre alle sue precise descrizioni di quanto avviene, anche oggi, dopo oltre due mesi di guerra, la ministra non è stata capace di indicare un obiettivo, un percorso per un cessate il fuoco, una finalità per l’invio di armi, esponendosi così all’attacco dei populisti di AfD: “Può assicurare al popolo tedesco che non ci sarà una guerra condotta da nostri soldati contro la Russia?”. Un attacco per ora spuntato, anche visti i sondaggi di opinione, ma che rischia di diventare qualcosa di più se la ministra e il governo dovessero tardare a parlare chiaro, persino con i propri concittadini. E se il paese continuerà a essere constante bersaglio delle richieste, a volte provocatorie, di altri paesi alleati: il governo tedesco ancora non riesce a sottrarsi alle crtiche in base alle quali la Germania fa troppo o troppo poco. La ministra ha voluto chiarire oggi che questa narrativa non corrisponde a realtà, che Berlino è da sempre al fianco degli alleati. Ma non può bastare. 

Forse al ministero degli esteri stanno realmente pensando all’eventualità di un lunghissimo stallo, nemmeno una pace fredda, ma una guerra meno intensa, come tra il 2014 e il 2022. Oggi Baerbock ha giustamente ricordato i rischi di una catastrofe alimentare in alcune aree del mondo per le mancate forniture di cerali da Ucraina e Russia. Ecco perché è necessaria una maggiore chiarezza nella guida tedesca, all’interno della Germania ma anche nelle relazioni internazionali. In Europa, ma anche con Londra e Washington. Sia la ministra che il cancelliere federale devono capire che la formula attendista di “decidere insieme agli Alleati”, per quanto corretta, li esporrà sempre a critiche. Se vogliono sopravvivere politicamente e provare quantomeno a raggiungere un cessate il fuoco, Baerbock e Scholz devono giocare d’anticipo.

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