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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mondo Siria

Siria, bimbi come Pokemon Go: "Trovateci e venite a salvarci"

L'iniziativa vede protagonisti bambini fotografati nei villaggi in mano agli oppositori di Assad, sfruttando la popolarità del gioco per sensibilizzare il mondo occidentale. Intanto l'Unicef lancia l'allarme: 35mila bambini sono intrappolati a Manbij. Negli ultimi sette giorni sono morti 20 bambini

"Alzate il naso dai vostri smartphone e accorgetevi di noi". Questo il senso di una nuova campagna che invita a riflettere sulla condizione dei bambini siriani, che ha colto spunto dalla mania del Pokémon Go per chiedere ai giocatori del mondo occidentale di fermarsi nella caccia alle creature digitale per dedicare la propria attenzione alle persone in carne e ossa intrappolate nelle zone di guerra.

Diversi bambini sono stati fotografati mentre reggono immagini di popolari Pokémon, in vari villaggi siriani, con il messaggio: "Vieni a prendermi". Le fotografie sono state messe online dall'ufficio media della Forze rivoluzionarie siriane, che non ha voluto rivelare chi abbia organizzato la campagna. I luoghi indicati sono nei pressi delle città di Hama e Idlib, teatro per anni di pesanti combattimenti e raid aerei, oggi in mano agli oppositori del regime di Bashar al-Assad. La tecnologia a realtà aumentata di Pokémon Go proietta creature virtuali sui luoghi attorno al giocatore che guarda lo schermo del suo smartphone.

Il dramma dei bambini siriani nei campi profughi | Infophoto

Intanto migliaia di bambini siriano sono intrappolati a Manbjji, nella provincia di Aleppo, città bastione dell'Isis attorniata dalle forze della coalizione guidata dai curdi che cercano di espugnarla, con la copertura dei bombardamenti Usa. L'allarme arriva dall'Unicef. "Nell'ultimo mese e mezzo e con l'intensificarsi della violenza sono morte circa 2.300 persone", ha spiegato una responsabile, Hana Singer, aggiungendo che "20 bambini sono morti negli ultimi sette giorni".

L'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Zeid Ra'ad Al Hussein, ha recentemente espresso preoccupazione per i circa 70mila civili che si ritiene siano bloccati tra i gruppi che stanno combattendo in questo momento a Manbij. 

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