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Martedì, 23 Aprile 2024
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Beirut, chi è l'italiana morta nell'esplosione

La Farnesina monitora sempre in tempo reale la situazione insieme all'ambasciata. La vittima si chiamava Maria Pia Livadiotti. A trovarla senza vita in casa è stato il figlio

Nell'inferno di Beirut ha perso la vita anche una cittadina italiana. Almeno dieci connazionali sono rimasti feriti. La Farnesina monitora sempre in tempo reale la situazione insieme all'ambasciata. La vittima si chiamava Maria Pia Livadiotti, era nata nella capitale libanese nel 1928. Aveva 92 anni.

E' deceduta nella sua casa, probabilmente a causa di un trauma cranico dovuto alla forza d'urto dell'esplosione, che ha seminato vittime a diversi chilometri di distanza dal luogo della deflagrazione. Sul suo corpo non vi erano segni di ferite da schegge o lamiere.

Maria Pia Livadiotti era una delle più longeve italiane di Beirut e aveva quasi sempre vissuto nella capitale libanese. Era vedova di Lutfallah Abi Sleiman, già medico di fiducia dell'ambasciata d'Italia a Beirut. Il figlio della donna ha detto di esser stato anche lui lievemente ferito in strada, di aver trovato, al suo ritorno a casa, la madre riversa a terra esanime.

Tra i feriti della devastante esplosione c'è anche una giovane donna salentina, Veronica Lia, 31 anni, di Specchia, figlia dell'ex parlamentare ed ex sindaco Antonio Lia, che si trovava in Libano per farle visita. La donna sta bene, ha detto di avere subito solo ferite lievi. Ha scritto su Facebook di essere in buone condizioni di salute. La 31enne vive con il fidanzato proprio a Beirut. Sono rimasti feriti entrambi. L'amministrazione comunale di Specchia ha espresso vicinanza "ai concittadini specchiesi che hanno vissuto da vicino questo dramma perché presenti in Libano. Un caloroso in bocca al lupo di pronta guarigione alla nostra concittadina rimasta ferita".

Esplosioni Beirut, Macron: "Indagine rapida e trasparente"

Il presidente francese Emmanuel Macron ha sottolineato l'importanza di "un'indagine rapida e trasparente" sulle cause dell'esplosione al porto di Beirut, che ha causato almeno 137 morti e circa 5.000 feriti, e di "forti iniziative politiche per risolvere la crisi economica" in atto in Libano. E' quanto riportano i media libanesi dopo l'incontro avuto dal leader francese al palazzo presidenziale con il presidente Michel Aoun, il premier Hassan Diab e il presidente del parlamento Nabih Berri. "Ho parlato con franchezza ai tre presidenti della necessità di combattere la corruzione, attuare le riforme, condurre un'indagine trasparente su quanto sta accadendo nel sistema bancario e portare avanti il dialogo con il Fondo monetario internazionale - ha dichiarato Macron, citato dall'emittente libanese MTV - il Libano soffre da anni per una crisi economica e finanziaria per la cui soluzione sono necessarie serie iniziative politiche".

La polizia cipriota ha annunciato ieri di aver interrogato un russo dopo la pubblicazione di informazioni che collegavano questa persona alla nave che aveva trasportato 2.750 tonnellate di nitrati di ammonio la cui esplosione ha devastato Beirut. "Le autorità libanesi ci hanno chiesto di localizzare questo individuo e di fargli delle domande, cosa che abbiamo fatto", ha detto un portavoce della polizia cipriota all'AFP. "Le sue risposte sono state inviate in Libano", ha detto, aggiungendo che quest'uomo, Igor Gretchouchkine, non era stato arrestato ma solo interrogato sul carico della nave su richiesta dell'ufficio dell'Interpol in Libano. Le enormi esplosioni di martedì, le peggiori subite dal Libano, sono state provocate da un incendio scoppiato in un magazzino che ha ospitato una scorta di nitrato di ammonio per sei anni, "senza misure precauzionali", secondo le autorità.

C'è anche il direttore generale del porto di Beirut, Hassan Koraytem, tra le 16 persone agli arresti dopo la devastante esplosione di martedì nella capitale libanese. Lo riferisce la Abc, che cita fonti giudiziarie e media locali.

Esplosioni Beirut, che cos'è il nitrato di ammonio

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