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Giovedì, 28 Marzo 2024
due anni dopo / Libano

Cosa resta del porto di Beirut, nell'anniversario della mega-esplosione

Sono passati due anni dall'esplosione che ha spazzato via il porto e tre quartieri della capitale libanese. Gli effetti si vedono ancora oggi dal satellite, mentre delle indagini non c'è traccia

Due anni fa una violenta esplosione distruggeva il porto di Beirut, spazzando via tre quartieri della città. La detonazione di quasi tremila tonnellate di nitrato d’ammonio conservate senza misure di sicurezza adeguate ha provocato la morte di oltre duecento persone e il ferimento di più di settemila. Pochi giorni fa, il crollo di una parte del moncone di un silo abbandonato, uno dei pochi edifici che ha resistito all’esplosione del 4 agosto 2020. Il porto e le famiglie delle sue vittime non conoscono pace: in attesa di rinascere, aspettando il grano che arriva dall'Ucraina via mare e l'esito delle indagini, la distruzione del porto di Beirut è evidente a distanza di due anni dall'esplosione che lo ha devastato. Today ha confrontato le immagini del satellite per capire cosa ne è rimasto.

L'esplosione del 4 agosto 2020

218 persone uccise, oltre 7mila feriti, 300mila sfollati. Sono i numeri dell'esplosione al porto di Beirut di due anni fa, considerata una delle più grandi esplosioni non nucleari mai registrate nella storia. Gli appartamenti danneggiati sono stati 77mila, con i tre quartieri adiacenti al porto spazzati via dalla detonazione: Mar Mikhael, Karantina e Jammaize. I danni totali sono stati stimati tra i 3,8 e i 4,6 miliardi di dollari. Il silo definitivamente crollato pochi giorni fa è una delle ultime testimonianze del disastro del 4 agosto. Nel porto di Beirut erano infatti stoccate circa l’85 per cento delle scorte di cereali del Libano, dato che restituisce, in parte, la gravità dell'esplosione per la sicurezza alimentare di un paese che dipende dall'importazione di cibo per l'80 per cento dall'estero.

Beirut, l'impressionante esplosione vista dal mare | Video

Esplosioni a Beirut in Libano | Foto Ansa

I silos di grano erano situati a un centinaio di metri dal luogo dell'esplosione, un deposito di quasi 3mila tonnellate di nitrato di ammonio trasferite nel porto nel 2013 da una nave mercantile russa. Il nitrato di ammonio è un composto chimico usato, tra le altre cose, come fertilizzante, dalle proprietà estremamente infiammabili se a contatto con le fiamme (viene usato anche per fuochi di artificio) Le indagini per accertare le responsabilità dell'esplosione e capire perché una quantità di una sostanza così pericolosa si trovasse al centro di una città sono ancora ferme. "Nel secondo anniversario dell'esplosione, siamo scoraggiati dal fatto che le persone in Libano attendano ancora giustizia e chiediamo che venga avviata senza indugio un'indagine internazionale", si legge in una dichiarazione del gruppo di esperti indipendenti nominati dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.

Beirut, il video della terrificante esplosione

Dopo l'esplosione del 2020, infatti, 37 esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno rilasciato una  dichiarazione congiunta invitando il governo libanese e la comunità internazionale a rispondere efficacemente alle richieste di giustizia e risarcimento. A oggi, però, le indagini sono di fatto ferme. Le famiglie delle vittime si sono quindi appellate alla comunità internazionale per avviare un'indagine indipendente nell'ambito del Consiglio per i diritti umani, sperando che dia loro le risposte che le autorità libanesi non hanno fornito.

Cosa resta del porto di Beirut, oggi

Le indagini sono ostacolate dalla politica, i familiari delle vittime aspettano giustizia. Per questo motivo, le famiglie avevano tentato di far includere i silos nell’elenco dei beni del patrimonio dell’Umanità UNESCO, con l’obiettivo di tutelare la memoria dei loro cari e anche per impederne la distruzione, come da delibera del parlamento libanese. Una decisione che agli occhi delle famiglie è sembrata una chiara volontà di distruggere la scena della strage. Dalle immagini del satellite è possibile vedere i resti del porto di Beirut e l'immobilismo del governo libanese. 

Il porto di Beirut oggi, a due anni dall'esplosione che lo ha devastato

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