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Venerdì, 19 Aprile 2024
Immigrazione

L'ultimo viaggio di Aylan, il bimbo morto in mare: è tornato a Kobane

I funerali nella terra curda simbolo della resistenza ai jihadisti dell'Isis, da cui il piccolo Aylan e la sua famiglia erano fuggiti sognando una nuova vita prima in Europa, poi in Canada

La salma di Aylan Kurdi, il bimbo curdo annegato martedì scorso e trovato cadavere su una spiaggia a Bodrum in Turchia, è tornata a Kobane, in Siria, dove è stato sepolto assieme alla madre e al fratellino di cinque anni Galib, vittime anche loro dell'ennesimo naufragio di migranti.

La foto di Aylan, senza vita tra le braccia di un soccorritore, ha fatto il giorno del mondo ed è diventata l'emblema della tragedia dei migranti, scuotendo le coscienze. Secondo la tv satellitare al Arabiya, il padre di Aylan, Abdullah al-Kurdi, ha lasciato Bodrum insieme ad un amico ed è già arrivato con le salme dei suoi tre familiari nella città di Sanliurfa, capoluogo dell'omonima provincia nel sud est della Turchia. Subito dopo la tragedia, l'uomo aveva annunciato l'intenzione di seppellire i suoi cari nella propria terra d'origine, simbolo della resistenza ai jihadisti dell'Isis. 

L'ASILO RIFIUTATO E POI IL "VIAGGIO DELLA SPERANZA" - La famiglia Kurdi aveva fatto richiesta di asilo in Canada ma era stata respinta: per questo Abdullah e sua moglie si erano messi in viaggio insieme ai loro due bambini, finendo nelle mani dei trafficanti per raggiungere l'Europa. A Vancouver da vent'anni vive la sorella di Abdullah, che aveva cercato di aiutarli a lasciare la città curda, allora assediata dai jihadisti dell'Isis. "Stavo cercando di aiutarli, sponsorizzarli, avevo amici e vicini che hanno contribuito con la cauzione in banca, ma non siamo riusciti a farli uscire, per questo hanno deciso di salire su quella barca", ha raccontato la sorella ai media canadesi. Tra Canada e Turchia c'è una sorta di disputa aperta sui rifugiati, che non di rado incontrano difficoltà nell'ottenere il visto di uscita o la registrazione presso l'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati. Difficoltà che riguardano soprattutto i curdi di Siria, come la famiglia di Aylan.

IL RACCONTO - Il padre del piccolo Aylan ha raccontato all'agenzia di stampa turca Dogan i drammatici momenti in cui il bimbo, il fratellino di 5 anni e la mamma sono annegati. "Tenevo la mano di mia moglie. Ma i miei figli mi sono scivolati dalle mani. Ho cercato di risalire sul gommone, ma era sgonfio. Era buio e tutti urlavano"

IL DRAMMA IN UNA FOTO - "Appena ho visto il bimbo di 3 anni, Aylan Kurdu, mi si è gelato il sangue. Non c'era nulla che potessi fare per lui. L'unica cosa che potevo fare era far sentire l'urlo del suo corpo che giaceva a terra, e così ho fatto". A parlare adesso è anche Nilufer Demir, la giornalista dell'agenzia di stampa turca Dogan che ha scattato la foto del piccolo Aylan sulla spiaggia di Bodrum. Con le sue fotografie e il suo lavoro, da settimane Nilufer Demir racconta la crisi dei migranti, soprattutto siriani, che dalla penisola di Bodrum cercano una via di fuga verso l'Europa. "Volevo solo mostrare il dolore che ho provato vedendo Aylan", ha Demir, il cui nome è circolato molto sui social network dopo quello scatto. Un'immagine dal forte potenziale mediatico, di questo la Demir era consapevole, che però si è trasformata con il passare delle ore anche in qualcosa di più. "Spero che d'ora in poi cambi qualcosa e che questa foto possa servire a far finire questi drammi".

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