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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Brasile, pugno duro per combattere le gang di San Paolo

Più di 90 poliziotti sono stati uccisi in città dall'inizio dell'anno, la maggior parte per mano di un gang criminale autonominatasi "Primo Comando della Capitale"

La violenza sembra inarrestabile nella città più grande del Brasile, San Paolo. Un nuovo piano per "combatterla" è stato svelato nei giorni scorsi. Più di 90 poliziotti sono stati uccisi in città dall'inizio dell'anno, la maggior parte per mano di un gang criminale autonominatasi "Primo Comando della Capitale".  L'ondata di violenza da giugno ha causato oltre 1.600 morti.

Il problema riguarda, e da vicino, anche Rio de Janeiro, dove la polizia installerà in maniera permanente un presidio composto da unità specializzate nella 'bonifica' delle favelas. Un'operazione che si inserisce in quel processo di 'ristrutturazione' della città che nel 2014 ospiterà i Mondiali di calcio e, due anni più tardi, nel 2016, le Olimpiadi.

Tra le misure introdotte a San Paolo per cercare di porre un freno agli episodi di violenza, il trasferimento dei prigionieri in carceri più sicure. Si è scoperto che proprio dal carcere venivano pianificate le azioni del "Comando".

Il ministro della Giustizia Jose Eduardo Cardozo ha annunciato la creazione di una squadra che coordinerà i lavoro delle forze di polizia federali e quelle statali. Nonostante l'escalation della violenza il governo ha deciso di non impiegare l'esercito nell'area metropolitana di San Paolo. I 160mila poliziotti (il numero è impressionante, superiore a quello complessivo di un paese cone l'Italia) dovranno "fare da soli". Il nuovo piano prevede controlli intensificati in porti, aeroporti e autostrade.

Il Governatore Geraldo Alckmin ha assicurato che i detenuti sospettati di ordinare attacchi contro le forze di polizia saranno trasferiti in prigioni di massima sicurezza, da cui non potranno comunicare in alcun modo con i loro uomini sul campo. Non è la prima volta che a San Paolo si prova ad affrontare di petto il problema della gang partendo proprio dalla carceri.

Nel 2006 gli appartenenti al "Primo Comando della Capitale" diedero il via a un'ondata di rivolte in quasi tutte le carceri dello stato per evitare i trasferimenti.

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