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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Brexit, per i cittadini Ue cambierà molto (ma non da subito)

Con il divorzio della Gran Bretagna dall'Unione europea sono molte le cose che cambiano per gli italiani e gli altri cittadini europei. Ma c'è tempo per organizzarsi: ci sarà infatti un anno di transizione

Allo scoccare della mezzanotte del 31 gennaio 2020 la Gran Bretagna non sarà più uno Stato dell'Unione Europea. In quel preciso momento entrerà la Brexit e, anche se il processo non sarà drastico e prevede un periodo di transizione, sono molte le cose che cambieranno per i cittadini dell'Ue, italiani compresi. Ma niente paura, a breve termine non cambierà nulla in concreto, né per i privati cittadini né per le imprese. 

Questo, sino al 31 dicembre 2020, ovvero per il periodo di transizione previsto per negoziare le condizioni di un nuovo partenariato tra Ue e Regno Unito. Per il governo britannico, come ribadito oggi dall’ambasciatore in Italia, Jill Morris, “qualunque cosa accada il periodo di transizione terminerà a fine anno”. 

Brexit, il periodo di transizione

Ma questo periodo di passaggio può essere prorogato una volta per due anni al massimo, previo accordo tra le due parti. Nel frattempo, il Regno Unito continuerà ad applicare il diritto dell’Unione, quindi nelle cose di tutti i giorni resterà un Paese Ue, anche se non più rappresentato nelle istituzioni europee. La libertà di circolazione sarà dunque applicata sino alla fine di dicembre 2020. 

Brexit, cosa cambia per la residenza 

Il premier Boris Johnson ha spesso detto di volere cambiare radicalmente le regole in merito e le trattative non si annunciano facili. Sino alla fine della transizione, i cittadini europei residenti nel Regno Unito manterranno il diritto di residenza e di lavoro e la stessa cosa vale per i britannici in Ue. Ci sono complessivamente tra i tre e i 3,6 milioni di europei che vivono oltremanica e solo gli italiani sono circa 700mila. Durante la transizione, i cittadini europei residenti in Gran Bretagna avranno invariati diritti in materia di sanità, pensioni, prestazioni sociali, ricongiungimento familiare, accesso all’istruzione. Per ottenere la residenza permanente dopo la Brexit (settled status) i cittadini europei residenti in Gran Bretagna devono presentare apposita richiesta entro giugno 2021. A dicembre 2019 secondo l’Home Office erano 2,7 milioni gli europei che hanno chiesto il “settled status” e solo il 58% l’aveva ottenuto, mentre il 41% si è dovuto accontentare del “pre-settled status”, che consente di risiedere nel Regno Unito per un periodo di cinque anni. 

Brexit, visto elettronico e passaporto biometrico

Per i turisti, basterà una carta d’identità valida per attraversare la Manica, almeno per quest’anno. Garantiti i diritti in caso di ritardo aereo, dei treni o dei traghetti. Poi, secondo i piani governativi britannici, dal gennaio del 20021 scatterà l’obbligo di ottenere un visto elettronico, con procedura simile a quella per l’ESTA (Electronic System for Travel Authorization) per l’ingresso negli Stati Uniti. E non basterà più la carta d’identità, ma servirà il passaporto biometrico. Visto massimo: tre mesi, ovvero per restare più a lungo ci vorrà un permesso di lavoro. “Il governo di Londra sta preparando i dettagli di un nuovo sistema per gestire l’immigrazione, sarà un sistema a punti, simile a quello che applica l’Australia, rifletterà gli interessi della nostra economia”, ha sintetizzato oggi l’ambasciatore Morris. Ovvero, priorità ai lavoratori specializzati.

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