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Venerdì, 29 Marzo 2024
Islam / Brunei

Svolta integralista in Brunei: gay e adulteri lapidati a morte

Il nuovo codice penale introduce di fatto la sharia: blasfemia, rapina, sodomia ed altri reati saranno puniti con la pena capitale. Flagellazione pubblica per chi abortisce o beve alcol. Sgomento tra la comunità Lgbt del piccolo Paese asiatico

Nel Brunei è entrata in vigore la sharia. Le nuove leggi introdotte dal Sultanato del piccolo stato asiatico hanno scatenato un’ondata di indignazione e non è difficile capire il perché. Il codice penale voluto dal Sultato Hassanal Bolkiah prevede infatti la lapidazione a morte per omosessuale ed aduteri, la flagellazione pubblica per chi abortisce o beve alcol, l’amputazione degli arti per chi commette un furto. Pene più severe anche per chi insulta o diffama il profeta Maometto o non partecipa alla preghiera del venerdì. I rapporti lesbici verranno invece puniti con un massimo di 40 frustate e dieci anni di carcere. 

Svolta integralista in Brunei: il Sultano cerca l'appoggio dei musulmani

Annunciato nel 2013, il nuovo codice penale è entrato in vigore oggi nonostante le proteste della comunità internazionale. Secondo alcuni osservatori citati dal Guardian, Bolkiah sta cercando di ottenere il sostegno dei gruppi più conservatori del Paese in un periodo in cui l’economia dello Stato, da sempre dipendente dal petrolio, è in una fase di forte recessione. 

Circa i due terzi dei 420mila abitanti del Brunei sono infatti di religione musulmana. Il nuovo codice si applica a tutti i musulmani che abbiano raggiunto la pubertà, anche se alcune misure coinvolgono anche i non musulmani. L'omosessualità era già un reato in Brunei, punibile con pene fino a dieci anni di carcere. L’entrata in vigore delle nuove leggi però rappresenta una svolta drammatica, basti pensare che nonostante la pena di morte non sia stata mai abolita, l'ultima esecuzione portata a termine nel Paese risale al 1957.

Il Brunei ha introdotto la Sharia

Omosessuali perseguitati in Brunei, sgomento tra la comunità LGBT

Da oggi cambia tutto: i reati di stupro, adulterio, sodomia, blasfemia e rapina verranno puniti con la pena capitale. In una nazione dove l'omosessualità era già stata messa al bando, i ritardi sulla legge avevano creato un falso senso di sicurezza, ha detto al Guardian Ryan Selviro, un attivista LGBT che ha visitato il Brunei diversi anni fa. Secondo Selviro fino ad oggi i gay hanno vissuto in una sorta di "bolla rosa": per non avere problemi con le autorità era sufficiente non mettere in mostra la propria omosessualità. Proprio per questo motivo le nuove leggi hanno creato sgomento nella piccola e sotterranea comunità LGBT del Brunei. 

Le proteste della comunità internazionale

L'Onu ha definito il nuovo codice penale "crudele e inumano" e nei giorni scorsi diversi personaggi della cultura e dello spettacolo hanno espresso il loro sdegno. George Clooney ed Elton John hanno lanciato una campagna di boicottaggio contro gli alberghi di lusso posseduti in varie parti del mondo dal sultano di questo piccolo stato sull'isola del Borneo, mentre il governo tedesco ha convocato l'ambasciatore del Brunei a Berlino esprimendo "preoccupazione per l'introduzione della legge".

In Italia l'associazione Nessuno tocchi Caino ed il Partito Radicale manifesteranno in Piazza della Madonna di Loreto a Roma. Difficilmente però la condanna quasi unanime della comunità internazionale farà cambiare idea a Bolkiah. 

Gli Stati che condannano a morte gli omosessuali

Il Brunei non è l’unico Stato a prevedere la pena di morte per atti sessuali tra persone dello stesso sesso. Sono almeno 12 i Paesi membri dell'Onu, tutti a maggioranza musulmana, dove la pena capitale è prevista dalla legge ordinaria o applicata in base alla legge della Sharia, che in alcuni casi funge da codice penale: Afghanistan, Arabia Saudita, Brunei Darussalam, Iran, Iraq, Mauritania, Nigeria, Pakistan, Qatar, Somalia, Sudan e Yemen. 
 

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