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Giovedì, 28 Marzo 2024
le isole sommerse / Bahamas

Con il cambiamento climatico le Bahamas rischiano di finire come Atlantide

Secondo gli studiosi l'innalzamento del livello dei mari finirà per inondare l'arcipelago, si dovranno fare i conti anche con uragani e tempeste sempre più frequenti

Un giorno si potrebbero raccontare storie fantastiche sulle Bahamas, le famose isole scomparse sotto il mare come la leggendaria Atlantide. L'innalzamento del livello del mare, causato dai cambiamenti climatici, sarebbe una minaccia esistenziale per l'arcipelago corallino che rischia di essere sommerso. A lanciare l'allarme è Christina Gerhardt, un'accademica, autrice e giornalista ambientale che nel suo ultimo libro parla degli effetti catastrofici del cambiamento climatico su queste isole dell'Oceano Atlantico.

L'arcipelago, formato da oltre 700 isole (di cui 30 abitate) e più di 2mila isolotti, è anche conosciuto come "Isole Lucaie" dal nome del primo popolo indigeno lucano della regione, un ramo del popolo Taíno che viveva nella maggior parte delle isole caraibiche. La denominazione deriverebbe, in particolare, dal Taíno ba ha ma ("grande terra di mezzo") o dal successivo spagnolo baha mar ("mare poco profondo"), che descrive le acque poco profonde intorno alle isole.

Come riporta il Guardian, tre sono le ragioni per cui, nei Caraibi, le Bahamas sono le isole più a rischio di fronte agli aumenti delle temperature globali. In primis, la maggior parte di loro si trova a pochi metri di altezza rispetto al livello dell'acqua, cosa che faciliterebbe i fenomeni di inondazione. Il monte Alvernia, che è il punto più alto, si trova infatti a soli 64 metri di altezza.

L'altro problema riguarda la loro composizione. Le isole sono costituite da calcare, un materiale estremamente permeabile e poroso che si comporta un po' come fosse una spugna, assorbendo l'acqua salata. Di conseguenza, quando il livello del mare si innalzerà, le isole non solo rischieranno di essere inondate da questa crescita spropositata, ma saranno anche "risucchiate" dal sottosuolo, visto che l'acqua passerà attraverso il terreno proprio grazie al calcare.

Non è un caso che anche la vicina Florida (che si trova a soli 80-100 chilometri di distanza dall'arcipelago), essendo un'area che è in gran parte calcarea, abbia vissuto già diversi fenomeni di inondazione come quelli delle Everglades (una zona paludosa nella parte più meridionale dello Stato americano) e di Miami. Infine, secondo Gherardt, l'alta densità di popolazione lungo la costa è allo stesso modo un fattore rilevante. La maggior parte della popolazione (83%) risiede in ambienti urbani, con il 75% che vive a Providence Island, l'isola principale e sede della capitale, Nassau.

Secondo un rapporto redatto da Climate Central sull'impatto del fenomeno nei Caraibi, "le Bahamas affrontano di gran lunga la più grande minaccia proporzionale: il 32% della terra e il 25% della popolazione si trovano al di sotto di 0,5 metri". Per l'arcipelago si prevede un aumento del livello del mare di 32 centimetri entro il 2050 e di 82 centimetri entro il 2100.

Questo non è però l'unico pericolo. Quella in cui si trovano queste centinaia di isole è una zona ad alto rischio di uragani e tempeste tropicali, essendo situata nell'estremità settentrionale della cosiddetta "zona degli uragani" dell'Atlantico.

Quanto all'impatto economico, il quinto rapporto di valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) circa gli effetti dell'innalzamento del livello del mare misurati in termini di Pil ha rivelato che, accanto alle isole del Pacifico (in particolare Palau, Micronesia, Isole Marshall e Nauru) il gruppo insulare che ne risentirebbe maggiormente è proprio quello delle Bahamas.

Nel 2020, l'agenzia di rating Moody's ha previsto che il Commonwealth delle Bahamas sarà una delle nazioni più colpite finanziariamente dal cambiamento climatico, con una stima dell'11% dei suoi residenti e del 15% del suo Pil a rischio. Ha inoltre rilevato che, con un innalzamento del livello del mare di 1 metro, il 12% della sua massa terrestre totale sarebbe a rischio di sommersione. Secondo le previsioni, se le temperature globali aumentassero di 3°C, circa il 67% della popolazione sarebbe colpita.

Già nel settembre 2019, l'uragano atlantico Dorian di categoria 5, aveva colpito le isole di Abaco (nelle Bahamas del nord) causando danni significativi e provocando diversi morti e feriti per danni stimati attorno ai 3,4 miliardi di dollari. L'allora primo ministro delle Bahamas, Hubert Minnis, disse: "Siamo nel mezzo di una delle più grandi crisi nazionali nella storia del nostro Paese".

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