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Martedì, 23 Aprile 2024
accuse al vetriolo / Cina

"Cambiate linea o si va verso la guerra": il nuovo scontro tra Cina e Usa

Dalla guerra in Ucraina, che Pechino si ostina a definire "crisi ucraina", alla relazione con Mosca, senza dimenticare Taiwan, il neo ministro degli Esteri cinese ha utilizzato tutti gli elementi per lanciare un messaggio bellicoso a Washington

Dalle attuali "Due sessioni", l'appuntamento legislativo della politica cinese, non fuoriescono solo norme che regolamenteranno i prossimi 12 mesi della vita interna ed esterna del paese, ma anche parole al vetriolo rivolte a Washington.

Le tensioni tra Cina e Usa 

A margine dei lavori dell’Assemblea Nazionale del Popolo (iniziata lo scorso 5 marzo da cui è atteso il rinnovo della classe dirigente cinese e la riconferma di Xi Jinping al vertice dello Stato con l'inizio del terzo mandato come presidente), nella consueta conferenza stampa il ministro degli Esteri Qin Gang si è scagliato - senza mezzi termini - contro gli Stati Uniti. Paese in cui il nuovo volto della diplomazia cinese ha portato a termine il suo mandato di ambasciatore a Washington prima di tornare due mesi fa in Cina.

Noto conoscitore dei rapporti sino-statunitensi, Qin è stato scelto dal presidente cinese Xi Jinping proprio per stabilizzare la relazione tra le due superpotenze. Ma le speranza si sono affievolite in breve tempo, dopo la crisi dei palloni-spia, le indiscrezioni americane (non confermate) sui piani cinesi per inviare armamenti alla Russia e i dossier dell'intelligence sulla possibilità che il Covid-19 sia sfuggito dal laboratorio di Wuhan.

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Il messaggio bellicoso a Washington

Dalla guerra in Ucraina, che Pechino si ostina a definire "crisi ucraina", alla relazione con Mosca, senza dimenticare Taiwan, Qin ha utilizzato tutti i punti di scontro per lanciare un messaggio bellicoso a Washington. Il neo ministro degli Esteri ha evidenziato come la relazione con gli Usa sia destinata a deteriorarsi se Washington continuerà sulla "strada sbagliata". Paventando la minaccia dello "scontro e del conflitto" aperto, Qin ha avvertito gli Stati Uniti di smettere di cercare di contenere e reprimere la Cina per evitare un conflitto che diventerebbe "inevitabile" e che avrebbe conseguenze "catastrofiche".

Il riferimento è pressoché esplicito. Il sostegno della Casa Bianca a Taiwan, l'isola che Pechino rivendica come territorio nazionale, è inaccettabile per la Cina. Il ministro sostiene che gli Stati Uniti "parlano di competizione e negano di volere un conflitto, ma in realtà hanno costituito una strategia di contenimento e soppressione di tutte le aspirazioni legittime della Cina: questo è un gioco a somma zero in cui uno muore e uno vive". 

Il "contenimento" statunitense di cui parla Qin riprende l'intervento del giorno precedente di Xi, durante un incontro con un gruppo di imprenditori. Utilizzando toni più espliciti del solito, il presidente ha accusato "l’Occidente, guidato dagli Stati Uniti", di aver "implementato il contenimento, l’accerchiamento e la repressione della Cina a tutto tondo, che ha portato gravi sfide senza precedenti allo sviluppo del nostro paese". 

È significativo che il numero uno cinese si rivolga così direttamente agli Stati Uniti. In precedenza, le osservazioni di Xi venivano spesso filtrate attraverso i funzionari e trasmesse a un pubblico più ampio, per trasmettere un messaggio sia all'interno sia all'esterno del Partito comunista cinese. Nelle dichiarazioni rese in contesti pubblici o riportate direttamente dai media statali, Xi è stato solitamente più misurato e vago riguardo agli Stati Uniti e ad altri paesi occidentali, riferendosi a loro come a "certi" paesi anziché menzionarli esplicitamente.

Ora, però, la svolta. Accusando direttamente gli Stati Uniti di cercare il "contenimento" - un termine che rimanda alla Guerra Fredda - Xi sembra volere rafforzare ulteriormente la retorica nazionalista - ampiamente usata da funzionari di rango inferiore e dai media statali - per attaccare Washington, in un momento in cui le tensioni bilaterali continuano a disputarsi su diversi fronti, come commercio, tecnologia, influenza geopolitica e opinioni discordanti sull'invasione russa dell'Ucraina.

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La Costituzione cinese per difendere Taiwan

Nel suo intervento Qin ha anche parlato di sviluppo economico, sottolineando come la Repubblica popolare starebbe dimostrando che "modernizzazione" non è sinonimo di "occidentalizzazione". Il ministro ha poi attaccato anche sul fronte dalla guerra in Ucraina: "I rapporti tra Cina e Russia sono un modello per il mondo multipolare". E poi: "Più turbolento è il mondo, più le relazioni Cina-Russia debbono avanzare".

Nelle complesse relazioni con gli Stati Uniti non potevano mancare le tensioni su Taiwan. Nessuno deve sottovalutare la determinazione di Pechino per la "riunificazione" dell'isola alla Cina, ha avvertito il ministro degli Esteri, che ha anche letto un passaggio della Costituzione cinese in cui si sottolinea l'appartenenza di Taiwan al territorio cinese. Il ministro cinese ha poi fatto un collegamento tra Taipei e Kiev: "Perché fare grandi discorsi sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, se non si vuole rispettare la sovranità territoriale della Cina nella questione taiwanese?". Le parole del titolare della diplomazia sono un chiaro riferimento alle accuse lanciate dall'intelligence statunitense (e poi smentite dalla stessa Casa Bianca) sul presunto rifornimento di armi alla Russia. La stessa Cina, attraverso il nuovo ministro degli Esteri, ha ribadito per l'ennesima volta che "non ha fornito armi ad alcuna delle due parti". Perciò, ha aggiunto, "non è assolutamente accettabile" minacciare di sanzioni Pechino.

Nel novero delle accuse rientra anche la strategia Indo-Pacifica degli Stati Uniti, intesa come proiezione di una Nato asiatica. Nella sua prima conferenza stampa il ministro ha osservato che una crisi in stile ucraino non dovrebbe mai ripetersi nell'area Asia-Pacifico. Non sono cadute però nel vuoto le accuse del ministro cinese. Il portavoce del consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby, nel rispondere a chi gli chiede un commento alle dichiarazioni di Qin, ha detto: gli Usa cercano "competizione strategica con la Cina, non un conflitto". Chissà cosa ne pensano nel "paese di mezzo".

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