Il canale di Panama resta senz'acqua: in tilt il commercio mondiale
La siccità riduce il transito dal secondo snodo mondiale degli scambi commerciali, con ripercussioni economiche a livello globale
Il Canale di Panama è a secco. E la causa è da riconoscere nel cambiamento climatico e nella conseguente siccità. I rischi, per l'economia mondiale, sono enormi: dal Canale di Panama passa, infatti, il 3 per cento degli scambi di merci a livello globale, percentuale che però aumenta all'8 per il commercio di cereali e al 5 per cento per i prodotti chimici e i derivati dal petrolio. Ma l'attuale condizione ha portato a un drastico cambiamento.
Il numero di navi che possono attraversalo ogni giorno si ridurrà gradualmente, come risultato di una forzata riduzione dei transiti già avviata. Dalle attuali 31 imbarcazioni al giorno il limite scenderà a 25 nel corso di novembre per arrivare a sole 18 a partire da febbraio 2024, vale a dire circa la metà delle navi che transitano per il canale a condizioni normali. Attualmente si formano code con più di mille navi cargo. Così le società navali sono disposte a fare a gare e pagare cifre milionarie per ottenere la precedenza nelle liste d'attesa. Basti pensare che il gruppo giapponese Eneos ha pagato quasi quattro milioni di dollari per superare i concorrenti e aggiudicarsi il transito in tempi ridotti.
C'è comunque chi corre ai ripari. Dato che i nuovi vincoli sono stati annunciati per tempo, le compagnie hanno avuto modo di riorganizzare le rotte. La riorganizzazione, però, avrà un impatto economico significativo per le aziende coinvolte e anche per i consumatori americani, se le limitazioni dovessero andare avanti oltre febbraio.