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Martedì, 19 Marzo 2024
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Scontro Catalogna-Madrid, Puigdemont: “Niente elezioni senza garanzie”

Il presidente catalano accusa il governo spagnolo di avere un atteggiamento vendicatore. Intanto da Madrid arriva la richiesta di attivare l'articolo 155

Dopo diversi rinvii e molte indiscrezioni di stampa, il presidente catalano Carles Puigdemont ha parlato, ma non ha detto quello che in molti si aspettavano: non ha convocato elezioni regionali perché “mancano le garanzie” e adesso a decidere come rispondere all’articolo 155, che di fatto prevede il commissariamento della regione spagnola, sarà il Parlament.

Dichiarazioni che sono state subito seguite da quelle della vicepresidente del governo di Madrid Soraya Saénz de Santamaría che ha difeso l’impiego dell’articolo 155, previsto dallo stato di diritto in situazioni “così straordinariamente gravi”. Il presidente catalano, nel suo breve discorso pronunciato alle 17:00 (dopo il rinvio dalle 13:30 alle 14:40 e poi la sospensione) ha denunciato che “non c’è neanche intenzione da parte del governo spagnolo di mettere fine alla violenza e anche se ci fosse stata l’intenzione di convocare elezioni non ci sono le garanzie per farlo”. La ricerca di dialogo, rivendicata da Puidgemont “non ha ottenuto una risposta responsabile dal Partito Popolare che ha approfittato delle opzioni sul tavolo per attaccare il dialogo” e “quindi sta al Parlamento procedere con quello che viene determinato dalla maggioranza parlamentare con l’applicazione, contro il volere della Catalogna, dell’articolo 155”, ha aggiunto.

Il Parlamento catalano si è riunito alle 18:00 dopo un rinvio di un’ora della seduta plenaria. Prima che il presidente catalano parlasse i media locali avevano diffuso la notizia che avrebbe indetto elezioni per il 20 dicembre. Un elemento che avrebbe potuto portar il premier Mariano Rajoy a sospendere l’applicazione dell’articolo 155, su cui, invece, si esprimerà il Senato domani. “Vogliamo aprire una nuova fase basata sul rispetto della legge”, ha dichiarato la vicepresidente del governo Soraya Saénz de Santamaría, pochi minuti dopo le dichiarazioni del presidente catalano, spiegando che Puigdemont non ha dato risposta alla richiesta di chiarimenti sull’effettiva dichiarazione di indipendenza da parte del governo catalano, quindi “non è successo nulla, ha fatto solo rumore”.

Per questo, ha spiegato, si è deciso di invocare l’articolo 155, sul commissariamento della regione. “Per affrontare una situazione così incredibilmente grave lo Stato di diritto ha gli strumenti eccezionali. Quello che prevede l’articolo 155 non esiste soltanto in Spagna”, ha spiegato. Intanto oggi migliaia di studenti sono scesi in piazza davanti alla sede del governo catalano per criticare Puidgemont che ha mancato le promesse nei confronti del referendum ed è stato definito in alcuni striscioni “traditore”.

Rajoy: "Art. 155 unica risposta possibile"

“L’unica risposta possibile” al progetto indipendentista della Catalogna è il commissariamento, ovvero l’attivazione dell’articolo 155 della Costituzione. Lo ha dichiarato il premier spagnolo Mariano Rajoy, rispondendo a una domanda di un deputato alla Camera, ribadendo che l’obiettivo è “restaurare la legalità”, ma anche di “porre rimedio alle conseguenze economiche” delle scelte degli indipendentisti.Madrid punta a destituire tutto l’esecutivo catalano e ad affidare le sue competenze ai ministeri di Madrid, prendere il controllo della polizia catalana, mettere sotto tutela il parlamento regionale e organizzare elezioni entro sei mesi.

Sarà il Senato, nel quale il partito di Rajoy è maggioritario, a decidere se autorizzare il governo a prendere queste misure.Intanto il presidente regionale catalano, Carles Puigdemont, ha deciso di non comparire in Senato a Madrid per spiegare le sue ragioni di fronte alla minaccia di applicare l’articolo 155 della Costituzione.Il premier ha accusato Puigdemont di non avere voluto un dialogo se non alle sue condizioni: “Il solo dialogo che ho avuto con Puigdemont, la sola cosa che ha voluto negoziare con me, sono stati i termini e i tempi dell’independenza della Catalogna”, ha detto.

Puigdemont potrebbe di fatto delegare qualcun a altro al suo posto per parlare in Senato, in un discorso che peraltro avrebbe il solo scopo di catturare l’attenzione dell’Europa più che di evitare la sanzione, che Barcellona considera già decisa; ciò appare però improbabile dal momento che nel pomeriggio (alle 16) è in programma il plenum del Parlamento catalano che dovrebbe pronunciarsi sulle misure di risposta al 155.

La resistenza pacifica

 Il movimento indipendentista catalano si è caratterizzato negli ultimi anni per la sua capacità di mobilitazione di massa pacifica, quasi festosa. Un atteggiamento risaltato ancor più in occasione del referendum sull'indipendenza del primo ottobre 2017, quando la polizia spagnola ha caricato i cittadini inermi che si recavano alle urne per la consultazione dichiarata illegale da Madrid.

Ora la società civile catalana si organizza per le prossime sfide di disobbedienza civile, che potrebbero durare a lungo: 12 entità e collettivi hanno deciso di coordinarsi nell'iniziativa "En Peu de Pau", "Sul Piede di Pace", per rafforzare la cultura delle mobilitazioni pacifiche a partire dal "femminismo, l'antimilitarismo e il cooperativismo". Aderiscono le grandi organizzazioni come Omnium e l'Assemblea Nazionale Catalana, ma anche collettivi di pompieri, agricoltori e altre sigle come "Casa nostra, casa vostra", "Università per la Repubblica" e altri ancora.

Ruben Wagensberg è uno degli attivisiti di "Sul Piede di Pace": "Il primo punto è quasi strategico, e cioè che non dobbiamo dare nemmeno una sola scusa: a volte si può manifestare legittimamente per un motivo ma se c'è violenza le telecamere girano verso la violenza. Allora perdi tutta la ragione, no? Già solo dal punto di vista strategico è importante".

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