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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Catalogna, è sciopero generale: aderisce anche il Barcellona

"L’indipendenza è solo questione di tempo", dice l’ex presidente della Generalitat, Artur Mas

I lavoratori catalani che aderiscono ai sindacati spagnoli CGT, IAC, Intersindical CSC e COS sciopereranno oggi per “lottare contro la repressione e per le libertà”. Le quattro sigle, che hanno annunciato giovedì scorso la mobilitazione, hanno spiegato che l’invito è rivolto non solo ai lavoratori ma a tutta la cittadinanza. All’appello hanno poi risposto tutte le altre sigle sindacali della regione, che hanno deciso di aderire per mostrare un’immagine di unità di fronte all’aggressione subita domenica dai catalani.

A scioperare, tra gli altri, saranno i dipendenti del porto di Barcellona, le università pubbliche, i trasporti, il Museo d’arte contemporanea. Resterà chiusa anche la Sagrada Familia. Anche il club del Barcellona, in tutte le sue formazioni – quella professionistica e le giovanili – ha deciso di scioperare: nessuno dei suoi tesserati si allenerà nella giornata odierna. La Cgt ha spiegato giovedì che i sindacati si mobilitano contro la repressione dei diritti fondamentali in Catalogna: un appello che sarà tanto più ascoltato all’indomani del voto referendario durante il quale le cariche della polizia spagnola sui seggi hanno ferito 840 persone. Lo sciopero è stato confermato dopo il referendum dai quattro sindacati, che avevano promesso di sconvocarlo se il voto si fosse svolto “normalmente”.

Referendum Catalogna, scontri con la polizia

L’indipendenza è solo questione di tempo. E’ quanto ha detto in un’intervista a La Stampa l’ex presidente della Generalitat, Artur Mas, colui il quale ha messo in moto il processo politico che ha portato al referendum di domenica scorsa in Catalogna. Domenica è stato “il giorno in cui lo Stato spagnolo ha perso la Catalogna da un punto di vista emotivo e di progetto comune”, ha rimarcato Mas, perchè “abbiamo visto una cosa: ci sono più di 2 milioni di persone disposte a prendere le botte per difendere un’urna e una scheda”. Al momento, ha aggiunto, “facciamo parte dello Stato spagnolo. Ma è questione di tempo”, perchè “ci saranno presto novità. Tra l’indipendenza dichiarata e quella reale, con uno Stato che realmente esercita il potere passa sempre un lasso di tempo”.

Marcia per l'indipendenza della Catalogna

E una volta “dichiarata l’indipendenza, continueremo a cercare dialogo a Madrid e Bruxelles”, ha sottolineato, precisando però che al momento non c’è nessun dialogo con il governo spagnolo, perchè “per iniziare a parlare ci chiedono una condizione: arrendetevi e abbandonate tutti i progetti politici che avete portato avanti in questi anni”. Da parte loro, le autorità catalane chiedono “di votare, una cosa che non è proibita dalla costituzione. Ci facessero una proposta e poi si vota: o la soluzione spagnola, o quella del governo catalano”.

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