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Sabato, 20 Aprile 2024
Le proteste / Iran

Che cosa succede in Iran

Il gesto della nazionale di calcio iraniana riaccende i riflettori sulle proteste che da tre mesi fanno tremare Teheran e che sono considerate la più grande ondata di manifestazioni dalla Rivoluzione islamica del 1979. Teheran schiera l'esercito e bombarda anche il Kurdistan iracheno

Il gesto della nazionale di calcio iraniana con i giocatori che si sono rifiutati di cantare l'inno durante i mondiali in Qatar riaccende i riflettori sulle proteste che stanno squassando il regime di Teheran.

Iniziate ormai tre mesi fa dopo la morte della 22enne curda Masha Amini, le proteste hanno ripreso vigore a novembre nell'anniversario degli scioperi del 2019 e rappresentano un pericolo vitale per il regime teocratico degli Ayatollah alla guida della repubblica islamica dal 1979. Quella che in alcune aree del paese si è già trasformata in una rivoluzione armata è portata avanti dai più giovani che mal sopportano le restrizioni ai diritti civili portati avanti dalla classe clericale. 

Tuttavia il regime ha messo in atto una feroce repressione inziata già dopo le proteste per la morte di Masha Amini, la giovane uccisa in circostanze mai chiarite dopo essere stata ripresa dalla polizia morale per non aver indossato correttamente il velo islamico. Le proteste popolari nelle città delle province dell'Azarbaigian occidentale, del Kurdistan e di Kermanshah sono diventate più diffuse dopo che le forze di sicurezza hanno sparato colpi d'arma da fuoco contro i manifestanti a Mahabad lo scorso 19 novembre.

La rivolta che potrebbe far cadere il regime di Teheran 

Come dicevamo la repressione del regime è particolarmente feroce nelle aree curde dell'Iran: i Guardiani della rivoluzione islamica iraniana hanno aperto il fuoco contro i manifestanti a Javanrud, città di circa 43 mila abitanti a maggioranza curda situata nella provincia iraniana del Kermanshah, provocando almeno tre morti. Ma scontri sono avvenuti anche a Piranshahr, nell'Azerbaigian occidentale.

Le manifestazioni a Javanrud sono state organizzate dopo l'uccisione, avvenuta ieri, di un giovane di 16 anni e di un uomo di 50 anni. Le proteste sono iniziate dopo i funerali con la popolazione della città iraniana che iniziato a inneggiare slogan contro il regime. I video diffusi sui social media mostrano le forze di sicurezza che sparano sulla folla. Intanto gli studenti della Kurdistan University of Medical Sciences, di Sanandaj, nella regione del Kurdistan iraniano, hanno proseguito le loro manifestazioni e scandito slogan contro il regime.

Nel frattempo, questa notte i Guardiani della rivoluzione iraniana hanno lanciato un attacco con missili e droni contro le postazioni del Partito democratico del Kurdistan dell'Iran (Pdki) nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, provocando almeno un morto. 

L'attacco ha colpito in particolare alcune sedi del Pdki a Koya e Jejnikan, nei pressi della capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno Erbil dove le sirene sono suonate anche nel consolato Usa. Una fonte locale citata dall'agenzia di stampa irachena "Shafaq" ha riferito che uno degli attacchi ha colpito un campo profughi per rifugiati curdi nei pressi di Baharka. 

Il governo regionale del Kurdistan ha invitato l'Iran a fermare i suoi attacchi "ingiustificati e in flagrante violazione del diritto internazionale e delle relazioni di buon vicinato". L'Iran accusa i movimenti curdi di sostenere le proteste in corso nel Paese dallo scorso 17 settembre.

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