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Martedì, 23 Aprile 2024
L'intervista / Afghanistan

Che fine ha fatto la resistenza contro i talebani

Dopo l'offensiva di primavera le forze che si oppongono ai talebani in Afghanistan stanno guadagnando forza. Abbiamo incontrato Ali Maisam Nazary, capo delle relazioni internazionali del Fronte di Resistenza Nazionale per un'intervista durante un suo recente viaggio in Europa.

Il 15 agosto 2021 il mondo è stato testimone del collasso del paese che negli ultimi vent'anni è vissuto in uno stato di pace mutilata sotto la protezione della comunità internazionale. Mentre i talebani entravano a Kabul incontrastati ed i membri del governo legittimo (ad eccezione del Vicepresidente) lasciavano il paese, la storica regione del Panjshir - nota per l’eroica resistenza del comandante Ahmad Shah Massoud prima contro l'Unione Sovietica negli anni 80 e successivamente contro i Talebani negli anni 90- si preparava ancora una volta ad essere l'ultimo pezzo di territorio libero, questa volta sotto la leadership di suo figlio Ahmad Massoud.

Ali Maisam Nazary è il "ministro degli esteri" del governo ombra del Fronte di Resistenza Nazionale, lo abbiamo incontrato durante un suo recente viaggio all'estero.

Signor Nazary, lei è il Rappresentante per le relazioni estere del Fronte di Resistenza Nazionale  (NRF), spieghi ai nostri lettori in cosa consiste e quali valoriAli Maisam Nazary rappresenta.

"Il Fronte di Resistenza Nazionale guidato da Ahmad Massoud è l'ultima forza democratica e antiterroristica rimasta in Afghanistan. È composta principalmente dalle ex forze armate dell’esercito afghano che il 15 agosto si sono unite ad Ahmad Massoud mentre lasciava Kabul e si recava nel Panjshir. Il Fronte di Resistenza Nazionale rappresenta i valori democratici, miriamo a ristabilire un governo democratico lottando per il diritti delle donne, la libertà, la giustizia e immaginiamo un Afghanistan in cui ogni singolo cittadino indipendentemente da razza, religione e genere goda di eguali diritti".

Ci parli del suo leader, Sua Eccellenza Ahmad Massoud.

"Ahmad Massoud è il figlio del Comandante Ahmad Shah Massoud, assassinato due giorni prima dell’11 settembre. Ahmad Massoud è una persona ha delle qualità che lo contraddistinguono e che gli hanno dato legittimità: prima di tutto è un volto nuovo sulla scena politica afghana poiché non è stato coinvolto in nessun governo e non ha avuto nessuna parte nella corruzione e decadenza presenti negli ultimi due decenni della Repubblica dell'Afghanistan. Negli ultimi vent'anni si è concentrato sui suoi studi: ha ricevuto addestramento militare alla Royal Military Academy nel Regno Unito, ha studiato Scienze Politiche specializzandosi in war studies al King's College a Londra e ha conseguito un Master in Politiche Internazionali alla University of London. Ha la legittimità derivata dal padre essendo l'unico erede del Comandante Massoud. Questo oggi lo rende molto più popolare di qualsiasi altra figura politica dentro o fuori l’Afghanistan, ed è diventato non solo un leader ma è percepito come un simbolo di libertà e giustizia".

Cosa ci si può aspettare dal Fronte di Resistenza Nazionale nel breve e medio periodo? È possibile la liberazione del paese?

"Il Fronte di Resistenza Nazionale ha iniziato le sue attività in due province nei mesi di agosto e settembre 2021. Anche senza alcun supporto o assistenza da parte di nessun Paese siamo stati in grado di espanderci e oggi siamo presenti in 12 province. Due mesi fa abbiamo dato inizio alla nostra offensiva di primavera e fortunatamente abbiamo avuto successo. I talebani hanno perso più di mille uomini, abbiamo catturato molte delle loro forze incluse le armi, hanno perso più di 40 comandanti e alcuni di quelli locali hanno disertato e si sono uniti a noi.

Stiamo combattendo una guerra non convenzionale, le organizzazioni terroristiche che ci stanno combattendo hanno 7 miliardi di dollari in armi, equipaggiamento e munizioni NATO lasciate indietro dopo il 15 agosto mentre noi disponiamo di risorse limitate. Al momento la strategia è logorare il più possibile il nemico ovunque si trovi fino a quando non saremo in grado di avere risorse sufficienti per passare alla fase due che è la liberazione del Paese. È molto difficile fare una stima di quanto tempo ci vorrà, ma la nostra intenzione è liberare il Paese e stabilire un governo democratico. Stiamo lottando per i diritti e la libertà di ogni singolo cittadino dell'Afghanistan e la nostra battaglia proseguirà finché tutti possano godere dei propri diritti in quanto esseri umani".

Come è stata accolta dalla popolazione la formazione di una resistenza armata? La narrativa dei Talebani è che la guerra sia finita ed il paese sia pacificato.

"In questo momento la resistenza armata è pienamente supportata dal popolo in Afghanistan, non abbiamo visto alcuna opposizione ad essa, la popolazione sostiene i nostri sforzi. Le persone sono stanche di essere governate da un gruppo terroristico oppressivo che le sta sfruttando quotidianamente, le perseguita e agisce contro i loro interessi. Il Fronte di Resistenza Nazionale viene visto come l’unica opzione per il paese ed è per questo che ogni giorno che passa siamo in grado di espanderci sempre di più e osservare più persone e non c’è nessun posto in cui vi sia stato espresso malcontento e opposizione ai nostri sforzi. I talebani non solo nell'ultimo anno ma negli ultimi 30 anni hanno mentito alla comunità internazionale, alla regione e al popolo afghano. Hanno negato la realtà del campo di battaglia, la verità è che i combattimenti sono intensificati e c’è una resistenza e mentire si sta già ritorcendo contro di loro. Stanno perdendo credibilità: osservatori delle Nazioni Unite, giornalisti, tutti vedono che si sta combattendo, è molto difficile per i talebani nasconderlo. Abbiamo pubblicato video, fotografie e altro materiale che testimoniano i nostri successi e che dimostrano che nel paese stanno avvenendo combattimenti reali, in questo momento i loro stessi sostenitori stanno mettendo in discussione la narrativa talebana. Stanno mandando giovani a combatterci nel Panjshir e le loro famiglie ricevono indietro i loro corpi in una settimana o due. Quindi si stanno interrogando: se il Paese è stato stabilizzato e pacificato, allora perché i nostri uomini sono stati mandati a combattere? Dove vengono inviati? Chi stanno combattendo?

La leadership talebana non è in grado di motivare I suoi soldati a continuare a combattere, stanno perdendo il morale perché sta diventando sempre più difficile combattere su un terreno accidentato come quello del Nord del Afghanistan e vediamo molti conflitti intestini per questo motivo. L'intera falsa narrativa che la situazione sia sotto controllo e che si sia raggiunta la pace e la stabilità è un insulto al popolo in Afghanistan e alla comunità internazionale".

Quali sono i rischi che la comunità internazionale e soprattutto quella europea corre se i talebani consolideranno la leadership politica del Paese?

"I rischi sono molti, ma ve ne sono due in particolare che minacciano gli interessi europei. Uno degli obiettivi dei dei talebani è di creare una grande ondata migratoria verso ovest che la regione  potrebbe non essere in grado di gestire e questo potrebbe generare un’altra crisi in Europa.

Ma il fattore più importante è che i talebani sono un'organizzazione terroristica. Negli ultimi undici mesi abbiamo avuto un afflusso di migliaia di combattenti stranieri affiliati ad Al Qaeda e all'ISIS con il benestare del governi talebano, rendendo l'Afghanistan un santuario per il terrorismo. Se saranno in grado di consolidare la loro posizione non sarà a rischio solo la sicurezza della regione ma anche la stabilità e sicurezza globale. Proprio la settimana scorsa il loro cosiddetto leader supremo nel suo discorso ha dichiarato "non soccomberemo mai alle pressioni internazionali anche se ci minacciano con le bombe atomiche”, il che significa non accetteremo le loro richieste per i diritti delle donne e cosi via o di abbandonare i nostri rapporti con altri gruppi terroristici come Al Qaeda, e ha precisato che “la nostra lotta, la nostra Jihad contro gli infedeli non finirà prima della fine dei tempi”. E chi sono gli infedeli per loro? È il mondo occidentale. Non hanno espresso nulla quando si parla di Cina o di chiunque altro, quando dicono “infedeli” in realtà è un altro termine che usano per gli occidentali. È qui che risiedono le grandi minacce e purtroppo vediamo che la comunità internazionale, in particolare i paesi europei e il Nord America lo stanno ignorando ma scopriranno molto presto che diventerà un problema che dovrà essere affrontato".

Come può la comunità internazionale assistere il Fronte di Resistenza Nazionale oltre ad astenersi dal riconoscimento formale del governo Talebano?

"Il Fronte di Resistenza Nazionale è l'ultima forza democratica e antiterroristica rimasta all’interno del Paese. È molto importante per la comunità internazionale sostenere i nostri sforzi in ogni modo possibile per contenere il terrorismo all’interno dell’Afghanistan e infine sradicarlo. Se l’NRF non sarà in grado di preservare le proprie forze sul territorio del Paese nei prossimi anni, allora quando la comunità internazionale si renderà conto che il problema del terrorismo deve essere affrontato non ci sarà più nessuno sul campo ad aiutarli, proprio come noi abbiamo fatto nel 2001 o come lo fanno fatto i curdi in Iraq nel 2014 contro l’ISIS.  Quindi è molto importante per la comunità internazionale capire che abbiamo la competenza e gli ultimi 11 mesi hanno dimostrato che possiamo sopravvivere senza il supporto internazionale, senza il supporto di un solo paese, ma continuare cosi sarà molto difficile per noi e per questo la comunità internazionale deve venire in nostro sostegno". 

Come sono i vostri rapporti con i membri dei precedente governo e i leader politici storici del Paese?

"Il Fronte di Resistenza Nazionale è un gruppo aperto, diamo il benvenuto a chiunque sia pulito e determinato a combattere il terrorismo internazionale e a liberare l’Afghanistan. Stiamo cercando di espandere il nostro fronte il più possibile per includere tutti, di tutti i gruppi etnici e con tutte le competenze. E diamo il benvenuto a chiunque abbia lavorato nel governo precedente o sia stato all’opposizione oppure stia entrando in politica adesso per la prima volta. Se condividono le nostre intenzioni e i nostri scopi e obiettivi per il futuro dell’Afghanistan possono unirsi alle nostre forze".

 L’Afghanistan è un paese multiculturale, quali sono le vostre politiche in merito alla protezione e preservazione delle minoranze etniche?

"Come hai detto l'Afghanistan è un paese multiculturale, uno dei rari paesi al mondo in cui non esiste una maggioranza etnica. Nessun gruppo costituisce la maggioranza, tutti sono meno del 50% della popolazione e per questo non crediamo che il nazionalismo funzionerà all’interno del paese. Non crediamo che l'Afghanistan sia uno Stato-Nazione, è uno Stato multinazionale e multiculturale e per questo dobbiamo adottare il multiculturalismo o il pluralismo culturale, cioè accettare tutte le identità e tutte le culture e permettere a tutti di convivere pacificamente in questo paese senza che nulla venga loro imposto. Per noi tutti sono una minoranza, tutti hanno uguali diritti e lavoreremo per la conservazione dell'identità e patrimonio culturale di tutti".

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Biden vuole dare i soldi del popolo Afgano alle vittime dell'11 settembre

La resistenza di Massoud nel Panjshir 

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